Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una serie di terremoti, nel nostro Paese e in altri, che hanno minato la nostra serenità e che hanno contribuito ad alimentare la paura, ma soprattutto – scaduto il termine per la disperazione – hanno mostrato quanto di marcio si cela (o si può celare) nelle condotte umane.

Negli scorsi giorni è andato in onda un servizio a Le Iene (che potete guardare qui), per molti sconvolgente e sorprendente, che descriverebbe la situazione attuale della compravendita dei biglietti per eventi musicali. Come se, tornando agli scossoni della crosta terrestre, fossimo riusciti a trovare non solo l’epicentro, ma anche anche la mano invisibile che li causa. E in questo caso, pur non c’entrandoci le trivelle, qualcuno potrebbe anche gridare – a torto o a ragione – che siamo in balìa di un complotto ordito e controllato dalle grosse multinazionali.

Il condizionale è d’obbligo e gli accertamenti concreti vanno lasciati all’autorità giudiziaria, ma parliamo (per farla breve) del solito intraneus che – con voce camuffata ed inquadratura di spalle – racconta, denunciando consapevolmente o meno, i meccanismi che starebbero alla base di uno degli eventi attualmente più allarmanti per comunità dei musicofoli, che per molti sembra inspiegabile, ma che, troverebbe la sua spiegazione nelle condotte umane e non nella insensibilità della Natura.

Tutto è nato per i Coldplay, o meglio, i nuovi smottamenti della crosta si sono verificati a causa della band di Chris Martin, posto il proprio peso specifico e le conseguenze della movimentazione del bacino di utenza che riesce a generare. Chi fino a quel momento non aveva mai considerato l’ipotesi di acquisti online, si è trovato obbligato a nascondersi sotto i tavolini o tra le porte della propria abitazione. La forza che ha sprigionato l’annuncio della loro data italiana ha, infatti, un eco imparagonabile rispetto ai piccoli sismi che, in ogni caso, da almeno 10 anni travolgono ogni tipologia di evento musicale/sportivo o genericamente di intrattenimento organizzati dalle agenzie in questione. La realtà che avevamo già raccontato 3 anni fa e poi, ancora, nel caso dei Foo Fighters è già diventata storia, ma invece del progresso, ci troviamo di fronte ad un regresso, aggravato da quanto ancora non conoscevamo.

Certo, il mondo è cambiato, e se prima ci bastava recarci nei pressi dell’evento per contrattare col nostro amico con l’occhio di vetro, oggi sono le piattaforme online a gestire il mercato; anche quello secondario. Ribadire il condizionale è ancora importante perché le conseguenze di quanto raccontato da chi fa parte di questo sistema, per il tramite de Le Iene, farebbe – se confermato – incazzare molti. E ribadiamo, inoltre, che la rivendita di seconda mano tra privati è assolutamente lecita. Voler spendere 3000 euro per un biglietto è un problema di opportunità e non di liceità, ma va da sé che la cornice della legalità è l’unica all’interno della quale questo discorso può ritenersi condivisibile.

Abbiamo provato a riassumere quanto emerso dal servizio, nonché raccolto le prime reazioni a caldo dei protagonisti, diretti o indiretti, di questo mercato che genera milioni di euro, che dovrebbero essere controbilanciati dalla semplice possibilità di esserci. A qualsiasi prezzo. O quasi.

I protagonisti di questa vicenda sono 3: organizzatori di eventi, rivenditori autorizzati ed agenzie di re-ticketing. Alla fine, proprio lì dove crollano le case, invece, troviamo i consumatori.

Qualcuno racconta che attualmente alcuni organizzatori di eventi (in particolare Live Nation Italia), rivenderebbero prima dell’apertura della vendita ufficiale i biglietti direttamente – e a prezzo di mercato – ai siti di secondary ticketing, bypassando – dunque – Ticketone. Ticketone è, come molti sapranno, il rivenditore ufficiale dei tagliandi, e fino al 2017 avrebbe l’esclusiva sulle messa in vendita nel mercato italiano, appunto, dei biglietti dei principali concerti o eventi musicali e sportivi. Quando parliamo di “vendere biglietti” parliamo – in pratica – di una quantità di biglietti di un certo tipo: se il concerto prevede un totale di 90.000, diciamo che 30.000 vanno direttamente all’agenzia di bagarinaggio, piuttosto che al suo rivenditore ufficiale.

Inoltre, è emerso che queste società intermediarie di rivendita di seconda mano devono, per contratto (stipulato precedentemente), circa il 90% del proprio guadagno su quella fettona di torta che si accaparrano prima della vendita ufficiale, proprio a chi glieli aveva venduti precedentemente. Quindi quei soldi, non tutti ma quasi, tornerebbero al proprietario iniziale. Secondo l’intervistato, tutto ciò che rimane invenduto, si accumulerebbe in grossi stanzoni a ciò deputati. Un po’ come quelle stanze dove i ligi subordinati affettano i documenti falsi sulla costruzione delle case antisismiche.

La società di secondary ticketing si prende il 10% su ogni transazione, mentre l’organizzatore il 90%.

Incalzato sull’argomento, l’amministratore delegato di Live Nation Italia, prima non sa spiegare le diciture inserite in fattura (!?) e poi tentenna senza dare molte spiegazioni. Tali spiegazioni, se ci sarà l’occasione, le darà all’autorità giudiziaria, ma questo è, in soldoni, il quadro che ci hanno mostrato alla tivvì e nella scala che misura la magnitudo – citando un comico italiano – siamo arrivati al livello più alto, quello del Magna Tutto.

Terremoto avvenuto. 20 minuti di scosse devastanti che hanno inclinato le fondamenta di uno degli imprenditori più quotati nel mercato musicale, ma le risposte non si sono fatte attendere. Shock, sconcerto e insurrezioni di massa e, come da copione, l’effetto domino che coinvolge colpevoli, innocenti, assenti:

Live Nation ha, ovviamente, emesso un comunicato:

livenation

Barley Arts, non solo per il tramite di Claudio Trotta (che personalmente ha già depositato un esposto presso la Procura di Milano) ha pubblicato sulla propria pagina questo primo messaggio di solidarietà:

ba

Vasco Rossi e Tiziano Ferro, due tra i più grandi riempitori di stadi in Italia (e quindi coloro che fanno guadagnare a queste società) si sono espressi in questi termini:

vasco

Sembra inutile riportare, qui, i commenti degli sfollati, dei poveri cristi e degli ingenui che ancora oggi credono che per assistere ad un concerto sia sufficiente aver raccolto un gruzzoletto e collegarsi al sito; di tutti coloro che in buona sostanza rappresentano la rotella principale di questo ingranaggio corroso dalla tecnologia e dalla speculazione. Limitiamoci a ribadire, con toni moderati che c’è parecchio malcontento e che tutto questo è solo l’ennesimo episodio di un lungo e costante scontro tra legalità, illegalità, o molto più spesso, furbizia.