A chi troppo, a chi niente, diceva un vecchio adagio.

C’è chi – come insegna Contessa – a trent’anni ancora si barcamena fra le proprie velleità e chi, invece, di talento ne ha avuto in dono forse troppo. Ecco allora una piccola carrellata di cinque artisti,  più e meno noti, che non fanno solo musica, ma arte in tutte le sue forme.

Devendra Banhart

Molti forse non sanno che il barbuto musicista hippie-freak-folk è anche uno straordinario visual artist. Vincitore di una borsa di studio al San Francisco Art Institute, Banhart è innanzitutto l’autore delle ricercate e minuziosamente dettagliate copertine dei suoi dischi, e nel 2011 ha ricevuto perfino una candidatura ai Grammys per l’artwork di What Will Be. I suoi lavori sono stati esposti in gallerie celebri come il MoMA di San Francisco (di fianco a nientepopodimeno che Paul Klee), la Andrew Roth Gallery di New York e – udite, udite – perfino la Galleria Mazzoli di Modena. Nel caso voleste saperne di più, date un’occhiata al suo libro I Left My Noodle on Ramen Street che – dietro ad un titolo meraviglioso – racchiude la sua arte, la sua fotografia, i suoi scritti. Un talento a 360°.

L’enigmatica copertina di “What Will Be”

Fabrizio Moretti (The Strokes)

Fabrizio Moretti lo ricordiamo per essere stato a) il riccioluto batterista degli Strokes e b) il fidanzato di lunga data di Drew Barrymore.  Il musicista italo-brasiliano-americano è però anche un ottimo sculture: dopo il liceo ha studiato Scultura alla State University di New York e il suo sogno sarebbe stato quello di diventare un professore di storia dell’arte. Una delle sue opere – un’installazione pop-up fatta di tanti, piccoli astronauti in plastica bianca – è stata esposta sulla parete esterna dello store Rag & Bone a East Houston Street, New York City. Il ragazzo, però, rimane modesto a proposito delle sue innumerevoli doti:

Non so se posso essere definito un grande musicista o un abile scultore, ma sono capace di preparare un ottimo minestrone invernale.

Un orgoglioso Moretti al fianco della sua opera d’arte

David Byrne

Quando si parla di David Byrne si farebbe prima ad elencare le cose che il cantante dei Talking Heads non ha fatto rispetto a quelle che ha fatto: dalla musica al cinema, dal teatro alla fotografia fino alla scrittura, David Byrne ha dedicato una vita intera all’arte senza commettere un solo passo falso. Tra le sue creazioni più curiose vogliamo ricordarvi gli splendidi portabiciclette rossi, neri e argento da lui ideati e sparsi per i diversi quartieri di New York nel 2008.

I portabiciclette di David Byrne personalizzati per ogni quartiere di NY

L’obiettivo? Incentivare l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto alternativo all’auto. Sì, perché Byrne ama definirsi “cyclist enthusiast” e, sulla bici, ha perfino pubblicato un libro, Bycycle Diaries. Bene, ora prendete la lista delle sue mille virtù e spuntate anche la voce “attivista green”.

Tyler the Creator

Tyler the Creator – all’anagrafe Tyler Gregory Okonma – ha tanti alter-ego quanti talenti: da Sam ad Ace Creator, da Dr. TC a Wolf Haley, pare che a Tyler piaccia giocare con le identità quasi quanto con le diverse forme d’arte. Wikipedia lo definisce rapper, produttore, video-maker e stilista. Pazzesco, se pensate che stiamo parlando di un ragazzino del ’91. Lui si autodefinisce “irregolare”.

I’m sporadic. My attention span is very low, but it works in my favor in the sense that I can multi-task well

Tyler the Creator in uno dei suoi sobri outfit

La verità è che non esiste etichetta sufficientemente precisa per definirlo: dalle coloratissime collezioni Wolf Gang alla nuova linea Golf Le Fleur, dalle serie tv ai Tumblr alle app, tutto quello che Tyler tocca diventa, inesorabilmente, cool. Allegria e sfrontatezza gli ingredienti chiave (se non ci credete, buttate un occhio al suo Instagram). Incontenibile.

Kanye West

Questa breve carrellata di artisti poliedrici non poteva che finire con lui, il rapper-produttore-stilista-imprenditore-semi-Dio Kanye West. Forse non tutti sanno che l’amore di Yeezy per la moda è vecchio almeno quanto quello per la musica: nella fashion industry, infatti, Kanye si fa già notare nel 2004, all’uscita di The College Dropout. Con i suoi zaini Louis Vuitton e le sue polo rosa, Kanye non si è mai voluto piegare allo stereotipo del rapper tutto jeans larghi e t-shirt oversize. Questione di pochi anni e con Louis Vuitton Kanye ci collaborerà davvero, in occasione della sua prima collezione di sneakers. Da quel momento in poi è tutto in crescendo: dallo stage a Fendi alla collaborazione con M/M Paris, dall’esordio alla Paris Fashion Week alla collaborazione con Adidas, fino alle recensioni positive di Vogue. Divino.

Kanye West entusiasta del suo stage a Fendi