MATADOR

Dopo due puntate dedicate ad etichette inglesi, questa volta ci spostiamo negli Stati Uniti, e precisamente a New York City, con una storia che potrebbe iniziare nel 1989 ma che faremo cominciare il 4 giugno 2013, ripercorrendo a ritroso la storia di una label, la Matador, che, come Sub Pop e Merge, è da sempre sinonimo di indie rock made in USA.

Quel 4 giugno di tre anni fa, i Queens Of The Stone Age pubblicano il loro sesto album, Like Clockwork. In una settimana appena, il disco raggiunge il primo posto nella classifica Billboard 200: per la Matador è il primo, enorme successo “di classifica”.

“Mi ricordo che ero in volo per New York e, quando sono atterrato, mi hanno subito avvertito che il disco era numero uno in classifica e si stava festeggiando. Quando ho raggiunto gli altri avevano tutti bevuto un bel po’ di champagne, ma io non ero proprio in vena di festeggiamenti. Ovviamente mi sono congratulato con Josh (Homme) ma mi sentivo un po’ perso. Era un traguardo eccezionale, ma allo stesso tempo, ora, poteva solo andare peggio”.

Chris Lombardi, che la Matador l’ha fondata nel suo piccolo appartamento di New York nel 1989, è così: poco auto-celebrativo, concreto. Oggi vive a Los Angeles, ma continua a dire che la casa della Matador è stata e rimarrà New York, una città che ha inevitabilmente influenzato sia i suoi gusti musicali che la direzione della label.

Chris Lombardi

Chris Lombardi

“Sono entrato nell’industria musicale per caso. Ovviamente, la musica mi piaceva ed ero interessato anche alla sua parte, diciamo, “social”. Avevo appena finito il liceo, al college ci sono rimasto pochissimo, quindi ero a New York senza sapere cosa fare, sapevo solo che mi piaceva andare ai concerti e nei negozi di dischi. A New York l’atmosfera era straordinaria e io, dalla mia, conoscevo tutti i negozi di dischi su e giù per il paese, grazie al mio lavoro alla Homestead Records (una piccola etichetta di base a Long Island). Il primo obiettivo della Matador è stato proprio quello di documentare la scena newyorkese. Certo, i Teenage Fanclub erano scozzesi, i Pavement di Stockton e i Superchunk del North Carolina, ma io volevo mostrare il fermento che stava scuotendo la città intera sul piano musicale.
In quei primi anni, era già fantastico il solo fatto di poter pubblicare qualche disco e poi mangiarci tutti assieme una pizza”.

Presto, Lombardi viene raggiunto da Gerard Cosloy, manager della Homestead Records – che si porta dietro una notevole schiera di artisti. Non a caso, i primi successi della Matador saranno grazie a due band che avevano già firmato con la Homestead ma poi seguirono Cosloy: parliamo di Superchunk e Teenage Fanclub. É la fine degli anni ’90, i Superchunk escono con l’omonimo album mentre i Teenage Funclub con A Catholic Education.

Il successo – anche di vendite – di entrambi, piuttosto inaspettato, permette alla label di “professionalizzarsi” (tradotto concretamente, di spostarsi almeno in un vero ufficio) e gli dà quella spinta necessaria per offrire la cifra (oggi ridicola) di 600$ ad una giovane band: i Pavement. L’uscita del loro primo album, Slanted and Enchanted, nel 1992, permette alla Matador di costruirsi una reputazione sempre più solida.

Pavement

Pavement

È così che arriva quel fatidico momento, sempre presente nella vita di una label, in cui la musica deve trasformarsi in business.

È il momento in cui si fanno sentire le responsabilità: promuovere bene i dischi,  pagare le royalties, garantire lo stipendio agli amici che avevi assunto. Più album vendevamo, più avevamo da fare ed era difficile pagare tutti; si sa, non è facile quando sei una piccola label che vuole rimanere il più indipendente possibile”.

Il problema è sempre lo stesso (anche oggi): per fare soldi, da indipendente, hai bisogno di soldi. Le intenzioni di una label come la Matador sono spesso più che pure: il guadagno è davvero l’ultimo obiettivo. Se, però, le cose iniziano ad andare bene, devi essere preparato. L’esplosione del grunge in quegli stessi anni provoca infatti un bello sconvolgimento nell’industria musicale, con le major che iniziano disperatamente a cercare di guadagnare dal mondo underground ormai venuto alla luce. È così che la Matador consuma il suo primo “matrimonio aziendale”, quello con la Atlantic Records.

All’improvviso, l’Atlantic Records ci propose una joint venture. Il loro aiuto finanziario ci ha permesso concretamente di sviluppare l’azienda, all’epoca. Ricordo che facemmo uscire in quegli anni l’album dei The Fall. Dopo l’accordo con l’Atlantic io, che avevo iniziato in un angolo minuscolo del mio appartamento, avevo un enorme ufficio e molti più dipendenti, ed era anche divertente”.

L’opinione di Cosloy su questa unione, però, è molto diversa.

Il modo stesso in cui l’Atlantic era concepita…non erano per niente preparati per lavorare con le nostre band”.

Con la fine dell’Atlantic Union nel 1996, la Matador si unisce alla Capitol Records. Altro matrimonio, altro fallimento. Appena tre anni dopo, con la Capitol sull’orlo della bancarotta, la label decide di tagliare i ponti e tornare alla sua strada. Gli mp3 stanno per cambiare tutto, e condividere il letto con una major non è più necessario.

Nonostante questo, la Matador continua per tutti gli anni ’90 a realizzare album fondamentali: dal lo-fi di Alien Lanes dei Guided By Voices (1995) a The Boy With The Arab Strap dei Belle and Sebastian (1998) fino a una giovane cantautrice, una certa Cat Power, che sempre nel 1998 esce con Moon Pix. Sul finire dei ’90, poi, la label inizia a volgere lo sguardo ad altri generi – noise, IDM, hip-hop – ed altri continenti: dalla Europa, e più precisamente la Scozia, con Belle and Sebastian e Mogwai, al Giappone, con le leggende k-pop Pizzicato Five e Cornelius.

Dal 2002, la Matador sta bene sotto l’ombrello del Beggars Group – come del resto anche 4AD, di cui vi avevamo già parlato, e Rough Trade, per dirne solo alcune. Di nuovo indipendente, ha ritrovato la libertà perduta durante gli anni di partnership con le major. L’unione con il Beggars Group ha implicato solo la creazione di un ufficio londinese per la Matador, che comunque controlla in modo indipendente il settore A&R, la produzione artistica e la distribuzione, mentre il Beggars ha la responsabilità della Matador Europe.

Quello che abbiamo imparato dalla relazione con Atlantic e Capitol è che, ora più che mai, dobbiamo rimanere fedeli a noi stessi. Avere queste grandi label che ti corteggiano è un po’ quello che succede alle band – corteggiate da talent scout che in realtà cercano solo di “fare il botto” per continuare la propria carriera. Se ne lavano le mani dei fallimenti. Quando ci siamo uniti alle major entrambi gli agenti che sono venuti a “corteggiarci” se ne sono andati durante gli anni della collaborazione. Alle band che vogliamo con noi, diciamo: “I ragazzi che sono seduti qui, in questa stanza, quelli con cui state parlando ora, sono in questa azienda da 25 anni e fanno esattamente la stessa cosa, da sempre. Noi non andiamo da nessuna parte” – ha dichiarato Lombardi in un’intervista a “Loud and Quiet”.

Nel 2010, la Matador ha celebrato il suo 21esimo compleanno con una tre giorni di festa a Las Vegas, in cui hanno suonato artisti del passato – Spoon, Superchunk, Guided by Voices, Yo La Tengo – al fianco di alcune nuove “leve” – Girls, Kurt Vile, Fucked Up, The New Pornographers.
E ancora Savages, Interpol, Iceage, Tobias Jesso Jr.; ad elencarli uno dopo l’altro sembra che la Matador abbia sempre avuto la bacchetta magica.

La label ha dichiarato di seguire una sola regola: scegliere artisti che hanno già pubblicato un buon disco. Una strategia del tutto diversa da quella della Young Turks, ma che comunque paga. “Ci piace selezionare artisti che hanno già almeno un disco che noi conosciamo e apprezziamo” – ha dichiarato Lombardi in un’intervista nel 1999. “Non siamo i classici talent scout. Non prendiamo gli artisti per mano, non li modelliamo. Semplicemente, li lasciamo esprimere”.

Quando si parla di tempi moderni, Lombardi si fa più cupo e nostalgico.

“Io non credo di essere molto cambiato, è il lavoro che è diverso. Oggi basta inviare un link ed è fatta, non ci si sporca più le mani. Mandi i brani via mail e cinque giorni dopo ti richiamano e ti dicono “Hey man, ho ascoltato il disco, è grandioso”. Non dovrebbe essere tutto così veloce. Quel fare le cose in maniera home-made, semplicemente, non esiste più”.

Però, al numero uno in classifica, facendo ciò che si ama, alla fine ci si è arrivati comunque.