Chi l’ha visto dal vivo lo sa: in questi nove anni di carriera, James Blake è stato un raffinato producer e cantautore in grado di ripensare il pop, ma nelle sue composizioni e nei suoi live spesso la sospensione “ascetica” ha lasciato il passo alla cassa dritta. Anche nell’ultimo tour, quello di Assume Form, Blake ha lasciato molto spazio alla vena più movimentata del suo repertorio, la sua versione “1-800 Dinosaur”: quelle luci che lampeggiavano a tempo tra le rovine antiche sono state un qualcosa di memorabile, in quegli intermezzi techno che di tanto in tanto squarciavano l’atmosfera al Teatro Romano di Ostia Antica.

Ma non serve solo averlo visto dal vivo. Basta tornare a ritroso, ripercorrendo la sua carriera dalle origini, per ricordare che la musica di James Blake non è fatta solo di speciali samples, arrangiamenti innovativi, elettronica, piano e lirica sofisticata. Oltre ai tratti caratteristici che hanno fondato in un decennio il suono inconfondibile dei suoi album, c’è stato parallelamente un James Blake molto più sperimentale, che accantonava il versante più pop per prove come gli ep del 2010 The Bells Sketch, CMYK e Klavierwerke e, nel 2014, 200 Press, l’ep nato sotto l’ala della sopracitata label 1-800 Dinoasur e che si può accostare più di tutti all’ultimo arrivato Before.

Tuttavia, avvicinare Before esclusivamente a questo percorso parallelo di Blake, sarebbe limitante; il nuovo ep, infatti, non sembra essere né una prova sperimentale e né tantomeno una registrazione della stessa sostanza di cui sono fatti gli album: Before potrebbe essere il nuovo volto di James Blake, perché le due strade parallele della sua carriera – quella più accessibile degli album e quella sperimentale dei vecchi ep –  sembra che per la prima volta abbiano trovato un punto di convergenza ben saldo.

Ce lo fa pensare in particolar modo il fatto che questo ep arrivi dopo Assume Form, l’album che ha segnato l’ultima maturazione dell’artista: il disco è arrivato dieci anni dopo l’esordio di James Blake, ha sancito definitivamente la cifra della sua poetica e lo ha visto affiancato da un parterre eccezionale di collaborazioni – segno indiscutibile della dimensione olimpica che ha raggiunto. I feats e i sodalizi artistici sono stati proprio lo scarto di James Blake nel corso degli anni: da James Blake a Overgrown, da The Colour In Anything a Assume Form, le esperienze con Justin Vernon o con Frank Ocean, le collaborazioni per esempio con Travis Scott, Rosalía e André 3000 sono stati i tasselli in più del mosaico, quelle pedine con cui Blake ha saputo alzare l’asticella pubblicazione dopo pubblicazione, pur mantenendo sempre uno stesso suono (la ripetitività è spesso il cavallo di battaglia dei suoi detrattori).

Eppure, la svolta dance di Before sembra dire che finalmente il cosmo di James Blake si stia espandendo verso nuovi confini partendo dall’interno. La spinta proviene infatti dalle diverse anime artistiche di Blake, e non da una rete di relazioni che hanno ampliato le sue possibilità; nel nuovo ep, c’è tutto Blake, soltanto lui, la sua formazione e la sua evoluzione. Il collage di UK garage e le altre influenze di I Keep Calling, l’energia sotterranea da dancefloor di Before e Do You Ever, la trasognante post-rave Summer Of Now hanno insite dentro le loro strutture tutto il repertorio dell’artista, sia musicale che poetico. Infatti ai ritmi da club si affianca la voce di James Blake, che, come spesso accade rivestita di vocoder, non si limita a colorare le basi, ma è chiamata a interpretare testi notevoli, che solitamente James affida al piano – o comunque a una base non da clubbing: come infatti accadeva nei precedenti ep, la voce era un accessorio e peraltro rara.

Invece in Before c’è un racconto intimo e autobiografico che è quello di Summer Of Now; c’è la sofferenza di Do You Ever; ci sono la riflessive I Keep Calling e Before: canzoni che sviluppano al massimo grado la poetica di James Blake, ma che si trovano su un tappeto pensato soprattutto per il dancefloor, come ribadisce lui stesso, nei commenti alle tracce rilasciate su Apple Music. Insomma, da qualsiasi aspetto lo si guardi, il nuovo ep di James Blake contiene un frammento delle sue cose migliori, che servono, insieme, a costruire un nuovo formato dell’artista, perché per la prima volta vengono impiegate in una soluzione così coesa.

Per intenderci meglio, James Blake ha deciso di farci ballare, ma ha deciso di farcelo fare alla sua maniera: farci ballare nella nostra intimità, mentre ascoltiamo versi come

I must be in pain ‘cause I’ve never needed anyone before

L’anno prossimo, nel 2021, il primo omonimo album di James Blake compirà dieci anni. Un traguardo importante per un artista che ha segnato un decennio intero. Al termine di questo giro però, a questo punto, possiamo pensare che ci sia altro da scoprire. Before per ora è un bellissimo ep, ma potrebbe diventare la radice di una fase nuova della carriera di James Blake.