Come l’anno scorso, anche nel 2017 Deer Waves porta una nutrita truppa di cervi in quel di Barcellona per il consueto appuntamento con il Primavera Sound.
Dei veri eroi che, incuranti delle difficoltà di fronte al proprio cammino (aerei alle 6 del mattino, solette ortopediche costosissime, quel maledetto punto di domanda e Frank Ocean), si spargeranno per il coloratissimo Parc Del Forum, ognuno con i propri gusti ed i propri obiettivi, e degli orari talmente rigidi che forse, ma solo forse, a fine giornata riusciranno a trovare il tempo per un panino o una sosta al cesso chimico.
“E che concerti vedrete?“, vi starete chiedendo.
Ecco la risposta.
L’alternativo a oltranza
Chi? Gli Arcade Fire? Bah, lui li ha già visti nell’edizione 2014, anzi, li ha già visti pure nel 2004, per caso, in uno scantinato di Montréal. Sicuro. Per cui a mezzanotte di venerdì starà finendo di godersi i LVL UP all’Adidas per poi passare pigramente dall’altra parte del pannellone solare e mettersi ad analizzare quel fenomeno di Archy Marshall aka King Krule – e se dovesse avanzare del tempo ci sono sempre i Wild Beasts.
Tutti in fissa con l’R’n’B? Lui avrebbe snobbato in ogni caso Frank Ocean in favore dei Fufanu, islandesi da novemila like scarsi su Facebook. Perchè vuoi mettere tra dieci anni, quando saranno tutti ad accalcarsi sotto al palco per i Fufanu (perchè è così che andrà, lui l’ha già profetizzato), poter dire “io li ho visti dieci anni fa ed eravamo in 15”? Bon Iver?
Ma va, va: vuoi mettere l’alt jazz dei Badbadnotgood con quei vocoderini di merda? E così via… Hai già l’orticaria? Dai, forza e coraggio e sopporta in silenzio il tuo amico alternativo a oltranza quando in aereo ti racconterà di concerti di artisti dai nomi impronunciabili di cui non ti frega una mazza. In fondo ce l’abbiamo tutti un amico così.
Se non ce l’hai vuol dire che sei tu.
L’occasionale
Si vuole godere, in primo luogo, la città; fare un giro alla Sagrada Familia, poi una paella con vista acquario e alla fine di tutto, con calma serafica e la panza piena si dirige al festival come se stesse andando ad un corso di formazione professionale. Ma taxi non ce ne saranno? Ha preso i biglietti solo dopo aver visto la line up e anche se all’inizio si è galvanizzato perché ci sono i suoi nuovi beniamini, segue l’onda della polemica, come se sapesse cosa sta dicendo. Certo, avrebbe preferito i Daft Punk, ma alla fine va bene così, tanto a parte Around The World, non distinguerebbe la lavapiatti da una 909.
L’inizio è sconvolgente e dopo la foto di rito sotto l’insegna, consumerà la batteria del cellulare e lo spazio della fotocamera già nei primi 10 metri quadri del Parc del Forum, dove tra magliettine, gadgets e dischi avrà anche qualche giramento di testa. E le mani occupate dai sacchetti con i souvenir.
Chi sentire, dunque,?
Il primo giorno non c’è proprio scelta, anche perché non conosce quasi nessuno. Quindi Bon Iver e buonanotte. Ha sentito che ha fatto un buon album e anche se non ha ancora capito chi sia Justin Vernon, non potrebbe in alcun modo farsi sfuggire uno dei principali sostenitori di Bernie Sanders e delle camicie a quadri. Poi ha anche la barba! Quando tornerà al suo lavoro impiegatizio, dove la musica viene vista come misero passatempo, potrà dire di aver sentito e vissuto appieno il fenomeno hipster! Probabilmente il primo giorno finisce qui anche perché il live è fissato per le 22.30, quindi ad una certa potrà anche pensare di vagare per lo spazio food, momento relax sulle panchine e via a letto. Peccato che non facciano i moscow mule.
Il secondo giorno la musica cambia, ma non così tanto. Pausa pranzo al sushi, bagnetto in spiaggia e poi ci sono gli XX, cioè Jamie XX e gli altri due. Ha sentito che sono una band amata dagli alternativi, ma anche da quelli che vanno ai festival con la camicia bianca. Si potrebbe anche esagerare con i Run The Jewels “ma sono artisti un po’ troppo yo-yo, e poi non si capisce niente di quello che dicono”. Meglio andare a casa a riposare che domani è l’ultimo giorno e bisogna fare la valigia.
L’ultimo giorno è il giorno dei Metronomy cazzo e non può perderseli per nulla al mondo. Dopo ci sono anche gli Arcade Fire, che rappresentano il must per chi vuole darsi un tono con i propri colleghi che li conoscono ancora meno dell’occasionale. E quando tornerà in ufficio, riposato come se fosse stato al villaggio turistico potrà vantarsi di aver sentito quelli che fanno le canzoni per La7. Una foto al tramonto, un Bacardi in spiaggia e tanti saluti con il cuore pieno di gioia, ma con la certezza che i festival sono divertenti, ma sono anche un po’ una fregatura.
Il nottambulo
Lasciare il Parc del Forum alle 4 a.m.? Non se ne parla proprio, è questo l’orario in cui inizia il divertimento.
Giovedì notte c’è Tycho, venerdì Talaboman o Dixon e il sabato l’incredibile energia dei !!!, ma potrebbero saltare pure a domenica. Al loro posto potrebbe scapparci un bel viaggio sulle note di Recondite. Per rigenerarsi dopo lunghe nottate forse si metterà alla ricerca di pizza catalana, accompagnata da un cocktail.
Riuscirà nell’intento? I piedi resisteranno al cedimento? Lo scoprirete nella prossima puntata.
Il rookie
Il rookie, l’inesperto, si accinge a vivere la sua prima esperienza al Primavera, il festival migliore di tutti. “Sarà bellissimo, me lo dicono tutti” pensa tra sé il rookie. Mentre si annota gli artisti da vedere assolutamente, si accorge che sono nomi conosciuti, che sente rammentare praticamente tutti i giorni, ma di cui non ha mai ascoltato più di una mezza canzone, dalle casse del pc tra l’altro. “Beh, ma saranno comunque live fighissimi, me lo dicono tutti” si rassicura il cookie, fiducioso del suo entourage di conoscenze giuste sempre al passo con i tempi.
Tipo: “i S U R V I V E sono quelli della sigla, vanno visti. IOSONOUNCANE è italiano, e che allora me lo perdo?” e per ora siamo a due artisti in caps lock. Per il sabato la scelta si orienta su Skepta, perché il rookie sa di essere rookie, dunque non farà mai nomi altisonanti, proprio per non passare da rookie. “Vado da Skepta perché ha riportato in auge il grime” afferma tronfio, sperando fortemente che nessuno gli chieda cosa sia il grime.
E così passa tutto il festival nel limbo tra quello che vuole far credere e ciò che vorrebbe fare davvero.
Detto questo, mi preparo per andare al mio primo Primavera. Sarà bellissimo, me l’hanno detto tutti.
L’entusiasta
È appena finito il Primavera Sound (annata precedente) ed è così carica che ha già deciso che lei ci tornerà l’anno prossimo e chi la ama la segua. Non chiedetele mai come è stato andarci perché lei si sta già sfregando le manine come farebbe Montgomery Burns, e senza che ve ne accorgiate avrete già comprato un abbonamento. Una volta fuori la line up quasi non fai in tempo a tirare un respiro di sollievo che a lei le è già “partita la ciavatta”: ti spiegherà perché è meglio sentire un live piuttosto che un altro e se sei uno di quegli amici suoi che ancora non ha comprato il biglietto, probabilmente ti ritroverai sbronzo con un abbonamento per il Primavera Sound pur di mettere a tacere il suo ingiustificato entusiasmo dato che siamo a dicembre e fa un freddo di merda.
Finalmente siete a Barcellona. Lei non vuole visitare proprio niente, ci è stata così tante volte che conosce tutti i bangla della zona e li chiama per nome. Con lei si arriva il giorno prima, solo per cambiare il biglietto in bracciale per evitare il panico del primo giorno ufficiale; parte con il bagaglio a mano ma quando lo apre sembra la sartoria di un film di Tim Burton e vi ritrovate improvvisamente tutti vestiti da imbecilli.
Si comincia, lei supera i controlli e i tornelli con assoluta sufficienza, una volta dentro comincia a muoversi come una trottola, lei sa dove devi mangiare, dove bere, dove pisciare, dove fare un bancomat crea comitive improbabili e improvvisamente vi ritrovare da sei persone in ventiquattro e a te sembrerà di stare alla festa dell’unità.
E, come una guida turistica invasata non ti permetterà di perdere:
• Gli Arcade Fire, di cui sa tutti i pezzi a memoria e non farà altro che abbracciarti e gridare.
• Bon Iver, durante la terza canzone ti dirà che ti vuole troppo bene che la vita fa schifo ma che è il momento più bello della sua vita.
• I Glass Animals, è come essere negli anni 90 e vederla davanti ai Backstreet Boys.
• John Talabot disco set, momento di Felicità assoluto, fondamentalmente dove ci può abbracciare si è felici, tutta quella disco happy è solo un’occasione in più per volersi bene e uscire capottati.
Torni a casa con un esaurimento nervoso, un cerchietto da unicorno, settantacinque tag in nuove foto, dodici nuovi amici è una denuncia per atti osceni in luogo pubblico.
Però in effetti, il Primavera Sound è il Festival più bello d’Europa
L’Adinolfi
Il Primavera Sound è universalmente noto come il paradiso per tutt* noi liberal col mojito in una mano e gli asterischi nell’altra, ma cosa succederebbe se un ipotetico #marioadinolfi si trovasse catapultato improvvisamente nella culla dell’ideologia ggiender?! Immaginiamolo, però, il povero adinolfiano catturato nel Forum in un Pac-Man lungo tre giorni, a scappare da ciascuna delle lettere che compongono l’acronimo LGBTQI, con la paura costante di venire contaminato dalla musica del diavulo e dalla propaganda femminista. Mariuccio, ecco per te una breve guida ai palchi da evitare, ché tanto lo sappiamo che il tuo safe space è nell’area ristoro.
Niente di particolarmente queer il giovedì, ma speriamo che la combo di Death Grips + Aphex Twin lo traumatizzi già il giusto, preparandolo per la confusione ideologica e ormonale dei giorni successivi. Dovranno essere minimo 50 i metri di distanza dal cantautorato femminista di Mitski, che porta voce, talento e presenza scenica sul palco Pitchfork venerdì alle 19. Le 23 sono invece l’ora perfetta per storcere il naso di fronte a Romy degli XX per poi – speriamo – essere troppo affaticato dalla giornata genderosa per aspettare le 4 e farsi travolgere dall’attivismo e dalla furia punk dei Priests.
La notte del sabato sarà dura per il piccolo adinolfino: scambierà la metrosessualità dei Wild Beasts per un virus, e scapperà (insomma, ci proverà) al segnale di Alpha Female; salvo poi ritrovarsi per sbaglio al palco Adidas, dove gli verrà un infarto alla vista di Laura Jane Grace degli Against Me! che canta Transgender Dysphoria Blues – un titolo che è l’Anticristo per il ciellino medio, e dal quale non si riprenderà.
RIP Mariù, dispiace che tu non rimanga fino alla chiusura del festival per ricevere il colpo di grazia da un gruppo spaventoso già dal nome: i Mannequin Pussy.
L’hipster
1.000 km per sentire Arcade Fire, Bon Iver e The XX? Che cazzo è, il 2010?
Scottato dall’esperienza dell’anno passato e dalle notti insonni tormentate da incubi indotti dai ricordi di quel giovedì trascorso al Parc del Fòrum, l’hipster ha deciso che questa volta vivrà l’esperienza del Primavera Sound evitando i ciottoli polverosi, le zanzare, l’interminabile maratona tra il palco Bowers & Wilkins e il palco Heineken, il cibo di merda, le bestemmie sguaiate alla ricerca di un mezzo per tornare al proprio letto e la massa di persone sudate e sgradevoli; quest’anno, da modello millennial, sfrutterà a pieno il servizio di live streaming.
Per una volta, l’erba del vicino non è affatto più verde: l’hipster non perderà tempo prezioso per seguire l’esibizione degli artisti che potrà vedere dal vivo in Italia.
Il giovedì non merita assolutamente attenzione; forse forse potrebbe pensare di dare un’occhiata al live di Tycho, ma è troppo tardi e la mattina seguente ha un meeting importante.
Decide quindi di focalizzarsi sul venerdì. Una volta acceso il suo soundsystem Bang & Olufsen, dopo aver messo in moto il suo ventilatore Dyson senza pale, si siede sulla sua poltrona Hay e si prepara a godersi una birra artigianale mentre Killer Mike ed El-P fanno saltare le prime 4 file del palco Mango (tutti gli altri sono solo poser presenzialisti che conoscono unicamente i primi 3 versi di Blockbuster Night Part I). Conclude la serata facendo ondeggiare la testa al ritmo di Flying Lotus e a seguire Talaboman.
Il sabato, mentre si prepara per uscire, segue distrattamente la performance di King Krule. Chiuso il suo macbook, si dirige verso il suo locale preferito ringraziando il cielo di non essere a Barcellona.
L’italiano
L’italiano al Primavera Sound non è una specie rara, ma si colloca all’interno di un multiverso variegato con migliaia di suoi simili, un fenomeno che lo rende elemento fondamentale del sold out anticipato del festival.
L’intelligenza dello spettatore italiano vorrebbe far pensare che forse gli converrebbe decidere i clash più sanguinosi in favore di artisti che in Italia non passeranno nemmeno grazie ai booking più illuminati: in questo caso Broken Social Scene, Skepta, The Radio Dept, Seu Jorge plays David Bowie e Aphex Twin, senza dimenticare Bonny e quei pazzi dei Death Grips.
Nota a margine: in quanto animale sociale, l’italiano tende per tradizione a risultare molesto e lamentino. Si lamenta della birra che fa schifo, degli spagnoli che parlano troppo, degli orari improponibili e del fatto che un festival di Barcellona non trasmetta la finale della Juventus in cui gioca del Real Madrid.
L’italiano non riflette, parla di pancia e si lamenta. Esattamente come l’autore di questo pezzo.