Leonard Cohen se n’è andato.
E lo ha fatto con lo stesso stile e la stessa classe che hanno contraddistinto la sua pluridecennale carriera di musicista e poeta. La scomparsa di un personaggio così enormemente importante e al contempo semplice, modesto non può che rappresentare una indefinibile perdita per il mondo dell’arte: non perché qui si parla di un uomo con 14 album e decine di libri alle spalle, ma perché si parla di un uomo con 14 album e decine di libri alle spalle che è stato in grado di creare veri e propri capolavori senza tempo, apprezzati e amati da chiunque, artisti in primis.
Leonard se n’è andato, sì, ma solo fisicamente.
Non è retorica e neanche filosofia spicciola: un uomo come lui non potrá mai scomparire. Un uomo come lui continuerà a vivere in tutti noi, da generazione a generazione, proprio come è successo a me, che mi sono avvicinato alle sue opere grazie alla mia famiglia.
Hineni Hineni,
I am ready my Lord
Così cantava nella title track del suo ultimo album, You Want It Darker.
Leonard era pronto ad andare via.
Era pronto, finalmente, a lasciarci il suo testamento artistico, un disco ricco di riferimenti religiosi, spirituali e vicinissimo a tematiche vita/morte. La memoria non può che riportarci a 10 mesi fa, quando il 10 gennaio si spense un’altra leggenda, David Bowie. Anch’egli, come Leonard, ci ha salutati nella maniera più raffinata possibile: regalandoci un ultimo capolavoro. Capolavori che, a posteriori, hanno preso tutto un altro senso, hanno acquisito una chiave di lettura diversa, più sofisticata ed elegante.
Dopotutto, egli stesso aveva ammesso di essere pronto a morire. Ma come può una dichiarazione del genere essere sufficiente a prendere consapevolezza dell’imminente perdita di un artista così grande? Non può essere sufficiente e non può essere accettata. Non con tanta semplicità. Francamente non avevo neanche preso in considerazione la possibilità che potesse davvero accadere a distanza di 20 giorni dall’uscita del suo nuovo album. Non di nuovo, non dopo Bowie, almeno. Ma forse è così che doveva andare. Forse è così che fanno i grandi artisti.
Poco prima della morte dell’anno scorso di Marianne Ihlen, musa ispiratrice di brani come Bird On The Wire e So Long, Marianne, Cohen scrisse una lettera, pubblicata dal The New Yorker, di cui vorrei citarvi una sola parte:
Well Marianne, it’s come to this time when we are really so old and our bodies are falling apart and I think I will follow you very soon. Know that I am so close behind you that if you stretch out your hand, I think you can reach mine.
Queste sono le parole di un uomo consapevole del proprio destino. Un uomo che con serenità affronta ciò che il destino gli riserva. Un uomo che, nel momento adatto, indossa l’abito che meglio gli si addice: l’abito del poeta.
Da Nick Cave a Lana Del Rey, da Win Butler a Beck, da Lady Gaga a Justin Timberlake, numerosi artisti internazionali hanno voluto ricordare quest’uomo di 82 anni, che tanto ha fatto per la musica e per l’arte in generale. Sin dal suo primo disco, Songs Of Leonard Cohen, con brani epocali come Suzanne, So Long, Marianne, Hey, That’s No Way To Say Goodbye, Leonard Cohen ha dimostrato di essere – parola di Nick Cave – un personaggio unico e impossibile da imitare. Una vita contraddistinta da eccessi, depressione e particolari filosofie di vita:
È davvero difficile descrivere la grandezza di un uomo del genere.
E quindi è forse bene che a descrivere l’uomo stesso siano le sue opere e quanto di buono – e bello – ci ha lasciato. È bene che le sue canzoni continuino a suonare e risuonare. È bene che le note dei suoi più grandi brani rimangano impressi nella nostra mente. È bene andare a rileggersi le sue poesie e i suoi libri. È bene andare a riguardarsi qualche suo vecchio live. Ed è bene fare in modo che il ricordo rimanga vivo, sempre. È bene che una persona del genere non muoia mai. Sì, è bene che Leonard Cohen continui a vivere.
E io continuerò a fare suonare e risuonare le sue canzoni, rileggerò le sue poesie e i suoi libri. Andrò a guardarmi i suoi vecchi live. Terrò vivo il ricordo e sono certo che, così, Leonard Cohen non morirà mai.
Leonard Cohen n’è andato, sì, ma solo fisicamente. Perché spiritualmente vivrà in tutti noi.