splithelm_t_web_ad_final

Get Lucky dei Daft Punk è più di un orecchiabile jingle, di un’allegra hit estiva sulla quale danzare goffamente felici tutti insieme adorabilmente in centro paese. È fonte d’ispirazione non soltanto per giovani acerbi amatori della musica e per nostalgici selecta da revival, per fricchettoni un po’ radical e per il pubblico del mainstream, lo è anche per tutti i visionari che riescono a vedere nel semplice binomio del nome, Get-Lucky, non un semplice auspicio di fortuna autodeterminata, bensì lo stesso realizzarsi del sogno americano.

mens_getlucky

Economies of scope, opportunità imprenditoriale latente, chiamatela come volete, ma se esiste al mondo qualcuno che a quarant’anni indossa con orgoglio una maglietta degli Avenged Sevenfold, o, perché no, di Pippo e Pluto, allora sicuramente esisterà anche un vasto mercato per una linea di merchandising fricchettonamente anonima targata Daft Punk.

getlucky_tank

Quando comprerete, dunque, una maglietta con l’effige daft punkiana, ricordate: non starete acquistando un semplice indumento. Starete acquistando un sogno, un’icona post moderna o, nel caso dei preservativi in collaborazione con Durex, l’emblema della vostra mascolinità in falsetto.

womens_gl_script_tee_1 daftpunk57387

Anzi no, scherzavo, non c’è nulla di poetico in una serie mass prodotta di anonime magliette e di cinture dallo stile alquanto discutibile.

O forse qualcosa di poetico c’è, il commercial nostalgicamente retrò, quello sì che lo comprerei.

belt_buckle_ad_1

Per concludere, vi lascio con una riflessione del noto filosofo contemporaneo Jahmall, che, per quanto riferita all’amico Kanye West, può essere facilmente riadattata al contesto:

1964810_720180371367864_88291201_n