All’alba di una nuova fase della loro vita, i Vampire Weekend godono di uno stato di forma strepitoso, dimostrato in prima battuta con la pubblicazione di Father Of The Bride, ennesimo brillante capitolo apertosi in seguito all’addio di Rostam, e confermato attraverso un tour mondiale in cui la band sta esprimendo dal vivo tutta la complessità delle produzioni contenute nei loro 4 album. Tale affermazione potrà apparire audace, considerando che la band è stata universalmente incensata sin dal suo debutto, ma l’esibizione a cui abbiamo assistito ieri sera al Circolo Magnolia di Milano è una chimera che si staglia fiera nell’aridità di un’industria troppo spesso rappresentata da concerti di 60 minuti e da setlist prive di variazioni tra una data e un’altra.

Il FOTB tour è una dimostrazione di forza e di coraggio da parte di una band che è uscita rivoluzionata da una pausa discografica di 6 anni, periodo assai lungo se si considerano gli 11 anni di attività del gruppo e il fatto che, in un  lasso temporale più breve, altre band hanno fatto in tempo ad annunciare e smentire la propria rottura. Il cambiamento ha indubbiamente portato beneficio alla dimensione live dei Vampire Weekend, passati da una formazione costituita dai 4 membri fondatori, ad una band di 7 elementi desiderosi di mettere alla prova i propri limiti creativi e tecnici, riuscendo nell’impresa di suonare in maniera impeccabile e avventurosa. 

I 7 musicisti sul palco si sono esibiti come una macchina ben rodata, mostrando spontaneità e professionalità sotto la guida dell’ineccepibile Ezra Koenig. Chris Baio e Chris Thomson, (3 dei 4 membri fondatori) hanno suonato con inesauribile energia, coadiuvati dal carisma del chitarrista Brian Robert Jones, assoluto protagonista durante gli intro e gli assoli, e da Garrett Ray, Greta Morgan e Will Canzoneri, preziosissimi alle tastiere, chitarre e percussioni.

Come più volte sottolineato da Ezra, l’Italia ha dovuto attendere una decade per godersi il ritorno dei Vampire Weekend. Le aspettative erano enormi, ma lo spettacolo messo in scena è stato capace di sorprendere e coinvolgere i numerosi fan che si sono riuniti a Milano. In quasi 2 ore e mezza di concerto, la band ha suonato 27 (+1) canzoni attingendo in maniera equilibrata dall’intera discografia. Certamente la quantità dei brandi suonati è impressionante, ma a lasciare il segno è la qualità della performance. I Vampire Weekend non si sono limitati a riprodurre fedelmente le versioni in studio delle proprie tracce: hanno proposto delle rivisitazioni in chiave funky, elettronica o rock in stile jam band grazie all’aggiunta di musicisti e strumenti sul palco. Difficile trovare un unico momento saliente all’interno del live: ogni canzone è stata accolta con un boato e con lo stesso entusiasmo a prescindere dal fatto che fosse un singolo iconico tratto dal debut Vampire Weekend o una delle tracce di FOTB

Elemento di sorpresa è certamente stato il bis di Bambina, suonato back-to-back semplicemente perché si tratta dell’unica canzone della band che contiene una parola italiana nel titolo. Sicuramente spicca anche la tripletta da sogno Diane YoungCousins e A-Punk, seguita dal binomio malinconico 2021 e Jerusalem, New York, Berlin a chiusura del concerto prima dell’encore. 

Nonostante i fan più attenti siano consapevoli che durante il tour la band ha proposto alcune cover, si può considerare inattesa anche la loro versione di Son Of A Preacher Man di Dusty Springfield (personalmente temevo avrebbero omaggiato l’Italia con Time To Say Goodbye). Sempre durante l’encore è tradizione che Ezra chieda al pubblico, preferibilmente a qualcuno che indossa un cappello da pescatore, che canzone debbano suonare. Come si può intuire, il pubblico italiano non è stato particolarmente garbato e tra innumerevoli grida, sono state scelte Giving Up The Gun, Contra e Oxford Comma.

Dopo 2 ore e 30 di una performance mantenuta costantemente ad altissimi livelli, è difficile trovare una nota dolente nel concerto dei Vampire Weekend. Chi ha avuto la fortuna di assistere ad un loro concerto in passato, si sarà reso conto che si tratta di una nuova band, una band migliore, se non in studio, sicuramente dal vivo. Ezra ha promesso che la band sarebbe tornati in Italia, non solo a Milano, molto presto: speriamo di non dover attendere altri 10 anni.

2021, will you think about me?

I could wait a year, but I shouldn’t wait three

Foto di Andrea Pelizzardi