Mi impegno sempre a non esser prevenuto – nel bene o nel male – prima di un concerto: così ho fatto anche in questa occasione, nonostante i ricordi di un Magnolia sold out nel 2013 fossero ancora vividi nella mia mente. “Stavolta sarà diverso!” mi ripeto, perché sono passati due anni, la location è cambiata, Kristian avrà una band, un nuovo album (e un divorzio) alle sue spalle. E così, in un certo senso, è stato.

02Arrivo un po’ in anticipo, i bagarini all’entrata sono nel pieno delle loro contrattazioni perché anche stasera i biglietti in cassa sono finiti e si lavora davvero bene. Nel frattempo sta iniziando Phil Cook: una sedia al centro del palco, una chitarra molto distorta e qualche intermezzo col pubblico riassumono fedelmente la sua esibizione che sembra passare un po’ in secondo piano per l’aspettativa che diviene via via più insopportabile nei discorsi e sui volti della gente. Phil propone un blues di buon livello, ruvido, molto suonato, abbastanza per incuriosire il pubblico e avvertirlo che il suo show non finisce lì, non ancora, non così.

Puntualmente calano le luci e sulla bellissima musica di Håkan Hellström fa il suo ingresso sul palco The Tallest Man On Earth: c’è chi applaude, chi urla, chi fischia e chi già crede che il brano che sta ascoltando faccia parte del quinto (mai neanche annunciato) album dell’artista svedese. L’atmosfera è comunque molto tranquilla e Moonshiner, la cover di Bob Dylan con cui Kristan apre il concerto, è il modo più raffinato e meno furbo che possa scegliere per iniziare. Segue Fields Of Our Home, uno dei pezzi sicuramente più catchy ed emozionanti dell’ultimo disco, che riesce solo parzialmente nell’intento di scaldare le folle, con 1904 si canta invece volentieri e poi è di nuovo il quarto album ad esser protagonista fino al momento atteso da tutti: Skinny Love Is AllIl manifesto di Kristian, il principale motivo dei sold out, delle lacrime e dei baci, degli smartphone al cielo, delle parole cantate (A CASO) ma cantate perché devono essere cantate e del perché, quando hai detto che saresti andato al concerto di TTMOE, ti hanno dato del depresso.

21La verità è una sola però: la canzone è bellissima e l’incredibile potenza vocale e presenza scenica dell’ometto nordico, insieme a tre ruffiani fari rosa puntati addosso, rendono il momento semplicemente magico. Questo è il primo vero centro della serata e la fiducia del pubblico è ormai del tutto conquistata. Con i brani vecchi Kristian sa di vincere facile: The Gardener e Thousand Ways in sequenza e completa solitudine valgono da sole l’intero concerto, per The Wild Hunt confesso di avere un debole e Where Do My Bluebirds Fly con un duetto di chitarre elettriche è una piacevole sorpresa. Tutto fila liscio, neanche la tracolla di pelle della chitarra che si spezza (wtf!) a metà canzone riesce a corrompere la sinergia che si è ormai creata e che culmina con King Of Spain, per l’occasione riarrangiata a mo’ di marcia con rullate prepotentissime. E così dopo un’ora e mezza scarsa di musica e pochissime parole – le uniche sono spese in favore di Phil Cook che ringrazia alzando una bottiglia di acqua naturale dal banchetto del merchandising – inizia Dark Bird Is Home, ballata intensissima da ascoltare in religioso silenzio. Non tarda ad arrivare il solito rimprovero di Kristian rivolto ai soliti maleducati che si permettono di applaudire: la canzone riguarda il suo recente divorzio e i 25€ di biglietto pagati non giustificano questa grande mancanza di rispetto. The Dreamer e Like The Wheel per l’encore, un paio di inchini e finisce uno dei più bei concerti ospitati a Milano di tutto il 2015.

13Conclusione: ascoltatevi l’ultimo album che, a mio modesto parere, è un piccolo capolavoro (anche se ha bisogno di un po’ di temporali invernali per entrare bene in testa), smettetela di dire che in Italia non arriva la buona musica e di rincorrere i festival estivi con questa scusa e per finire non divorziate mentre cercate di farvi piacere sotto la pioggia l’ultimo album, perché non deve essere affatto una bella sensazione.

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ph credits: Daria Sauleo