LA PARTENZA: Ho dormito fino in aeroporto, in aereo invece sono stato sveglio a guardare le ali che si muovevano e a chiedermi quando l’aereo avrebbe iniziato a volteggiare come quelle nuvolette sotto di noi. Nessuno ha parlato di droga. Arrivati a Stansted ho beccato Fuzz, Alan e Giulia che mangiavano come degli immigrati appena sbarcati a Lampedusa, io e Vic abbiamo preso un panino uguale e poi quella storia dell’arabo, che vi ha già raccontato Alan, è successa davvero. Non si è mosso dalle 35 sterline a testa, non ho ancora capito se ci ha truffato.

L’OSTELLO: Boh fate voi, ok che non pagavamo, però arrivare a chiudere Giulia e Alan dentro senza dar loro la possibilità di uscire mi sembra tuttora eccessivo… no? Io vi giuro sulla croce (si diceva così da piccoli o è solo una cosa che succede al sud?) che l’ultimo giorno quella troietta della reception è venuta in camera e mi fa “Non è che mi cambi la lampadina del bagno che si è fulminata?”. Liberi di non crederci.

BRIGHTON: EH. Giuro che è uno dei posti più belli che abbia mai visitato. Oceano, musica, merda fritta da mangiare e stradine imballate di qualsiasi strano negozio. (Smart Shop). Museo della pesca sportiva <3. Locali OVUNQUE. Per chi fosse interessato anche molti Night Club. Una sera siamo andati in una pizzeria italiana stanchi di mangiare cacca e ho stretto amicizia col cuoco rivelatosi poi salentino. Per dire, eh…

IL FESTIVAL: EH. (pt. 2). Organizzazione maniacale, mi ricordo solo che Fuzz ha twittato i gruppi che sarebbe andato a vedere da lì a poco, il primo giorno, e il Great Escape gli ha risposto dicendo che un concerto in particolare era saltato. Questo per farvi capire quanto erano precisi da quel punto di vista e quanto ci tenessero a essere efficienti. Certo, come già detto da Alan, alcune cose potevano essere ideate meglio (vedi Grimes in un buco e cose sullo stesso genere) però non possiamo sapere come funzionasse la distribuzione dei nomi nei locali, se dipendesse da un fatto puramente economico oltre che di disponibilità stessa della band per tal giorno; non mi sento dunque di incriminare gli organizzatori per questa cosa.
Ora però parliamo un attimo delle band. Partendo dal presupposto che in tre abbiamo visto tre festival diversi (impossibile mettere tutti d’accordo sui gruppi da vedere, in realtà abbiamo scoperto che è impossibile metterne d’accordo anche solo due. Era davvero bello così) io mi sento di dire che il TGE 2012 è stato una bomba. Il giorno in cui siamo arrivati ci regalano un concerto nel locale sul pontile (non era ancora iniziato il festival), scatta la caricatura, fatta da un tipo con un tatuaggio bellissimo, a noi Deer Waves e poi attacca a rappare un nero con basi alla Kanye West che dio solo sa quanto mi sarebbe piaciuto essere nero in quel momento. Primo giorno: Zebra and Snake prima band, birra offerta dal locale e c’eravamo proprio tutti, tutti e cinque. (DW w/gf). Band tosta, look stravagante, ottime armonizzazioni di voci, wave wave wave. Born Gold: BOOOOOOM. Credo sia stato l’unico gruppo per cui mi sia dispiaciuta davvero tanto l’assenza di Alan e Fuzz. Avrebbero dovuto vedere, tutti avrebbero dovuto vedere. Difficile da spiegare il suo show ma detto in modo molto diretto anche se leggermente superficiale, aveva una telecamera (tipo kinect della playstation, per intederci) puntata addosso che leggeva ogni suo movimento e con potenziometri, controller e lampadine montate addosso (in modo molto poco invasivo, seriamente), ballando, SUONAVA. Controllava una piccola gamma di suoni sintetici ballando. Non è una cagata, vi giuro che mi ha stupito davvero tanto. La sera del primo giorno, invece: Young Magic… Spaziali, in tutti i sensi. Hanno dato vita a uno show abbastanza contenuto nelle dimensioni, vista la grandezza del posto e la bruttezza del palco (ad angolo) inscenando il meglio del loro ultimo disco, recensito per altro sulle nostre pagine web, rendendolo molto più aggressivo e inquietante. Ottima sorpresa. Voliamo da Shabazz Palaces, prendiamo tanta pioggia, Vic stava nuotando nelle scarpe devastate dall’acqua, io probabilmente piangevo mostarda o qualcosa del genere, entriamo nel locale. Buio. Ma buio nel senso nero. E non nel senso che era saltata la luce, non so come spiegarmi ma boh, c’erano due luci sul palco e due luci al bar, poi dopo non si vedeva proprio un cazzo. Shabazz Palaces immenso, immensi, anzi. Dall’alto della mia pochezza in cultura musicale ero convinto fosse solo uno, in realtà sono due. Cupi, tribali, neri tantissimo. Saltiamo l’ultimo paio di pezzi per non perdere la coincidenza con i Cloud Nothings (puntuali al minuto tutti i concerti). Bel live, peccato che i microfoni voce non funzionassero. Credo che qualche bestemmia sugli ultimi trenta secondi di Wasted Days, da parte mia, sia volata. I giorni successivi, senza dilungarmi troppo: Pikachunes. Cazzarola se spacca, il disco suona tipo un quindicesimo di come suona in live, credo sia sufficiente a spiegarmi. Mmoths: ti amo, sei uno dei miei artisti preferiti attualmente, credo sia la persona con più problemi legati all’ansia e all’agorafobia nel mondo ma la sua musica è di un altro pianeta, di una semplicità e intensità disarmante. Tanto Chill. Subito dopo Gang Colour: per carità divina, spacciate una stanza bianca con le luci accese (quindi tutto fottutamente bianca tipo ufficio del notaio sotto casa) per una chiesa? Mi sono scese le palle (assolutamente posto sbagliato per far suonare chiunque) e sono andato via prima dell’ultimo pezzo. Pausa sbronza su panchina, io non avevo troppa fretta, Vic rideva alle mie battute da alticcio, abbiamo salvato un pesce birra da quelle stupide plastiche che l’uomo continua a buttare nell’oceano e poi Spector. Brutti quanto bravi. E sono veramente bruttissimi. Man Like Me la sera, era venerdì, dovevamo ballare, io mi espongo e sì, credo sia una delle band con la più bella presenza scenica mai viste, la loro dimensione è il live. Tanto tanto show, mi sono rimasti nel cuoricino. Mmoths ancora (sì, l’ho visto due volte) e poi la sera Loney Dear (non lo conoscevo, bel concerto di questo barbuto evidentemente imparentato con Bon Iver) e poi Perfume Genius in una chiesa sconsacrata. Una chiesa VERA. Una delle cose più toccanti e intime (c’erano comunque mille persone) mai viste in vita mia. Io ho quasi pianto, Fuzz ha pianto, Alan era a vedere gli Errors perchè fondamentalmente non capisce un cazzo di musica. Great Escape thank u.