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Dopo aver cambiato inesorabilmente il corso della psichedelia anni ’10, attraverso un uso massiccio di synth su sonorità dislocate direttamente dal 1967, i Tame Impala hanno impreziosito la line-up dei principali festival estivi degli ultimi anni approdando in fine anche nella nostra penisola per ben tre date. L’appuntamento romano sul finire dell’estate che molti sognatori hanno preso mesi fa con la band possiede addirittura qualcosa di romantico, racchiude la promessa di divincolarsi da qualsiasi impegno estivo e l’impazienza di sentire dal vivo i pezzi di Currents, un album grandissimo dall’appeal trascinante.

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Ad accogliere la band di Perth è lo spazio del Rock In Roma insolitamente semipieno: un dato che bilancia l’esagerato e incomprensibile sold out dei Muse (sullo stesso palco pochi mesi fa) insegnando che esiste una giustizia. Dal tramonto li attende un pubblico tutto sommato eterogeneo in cui si amalgamano giovani fumatori d’erba, meno giovani portatori di magliette candeggiate in stile hippy e dolci coppiette che probabilmente rappresentano i principali destinatari dei pezzi del nuovo album.

Introdotti dal suadente quanto allucinato Nicholas Allbrook dei Pond, i Tame Impala si fanno strada tra suoni acidi e colori lucenti aprendo le danze con l’esplosiva Let It Happen. Si schiude così un vortice che trascina la folla lungo una scaletta sognante. Il groove di Mind Mischief è irresistibile dal vivo, spinge ad ancheggiare con gli occhi chiusi per poi perdersi negli intermezzi strumentali che dilatano i brani, in maniera particolare ciò accade nella portentosa Elephant, riportata con uno special in grado di “fare lo scalpo” a mezza folla.

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Tra i pezzi del nuovo album risultano particolarmente coinvolgenti Eventually e ‘Cause I’m A Man, tuttavia l’intenzione della band di farci ballare si realizza solo in parte: l’atmosfera è appunto quasi romantica, i richiami funky e al sound della Motown rendono i pezzi affascinanti dal vivo, sexy, più da ascoltare che da ballare. Come era prevedibile il viaggio allucinato propriamente psichedelico si realizza nell’esecuzione dei brani da Innerspeaker: in It Is Not Meant To Be e Why Won’t You Make Up Your Mind? Kevin Parker spazia sul palco con fare elegante, sottolineando ogni pennata con un gesto in grado di ipnotizzare la massa.

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Sono tutti così assorti a guardare la chitarra sollevata da un frontman esile, in punta di piedi, che in un passaggio, precisamente quello tra Alter Ego e Apocalypse Dreams si stratificano i suoni, esplosioni di luci fluorescenti irrompono in scenari tenebrosi generando presagi apocalittici. Le luci danno forma allo scenario immaginato dalla mente dei Tame Impala e improvvisamente si realizza la “sinestesia”, i sensi si confondono lasciando l’impressione di sentire i colori e vedere i suoni. Il linguaggio codifica e al tempo stesso riduce la realtà, mentre i Tame Impala sanno che un lungo sibilo o un riverbero esagerato sono in grado di portare al di là di quelle porte della percezione di cui parlò Huxley.

Vedere Kevin di spalle, assorto in posizione ricurva sulla sua chitarra, è il segno di una sensibilità del tutto individuale, che sfocia a fine concerto quando, dopo aver ascoltato timidamente la platea cantare a squarciagola Feels Like We Only Go Backwards, egli posa la chitarra e si siede con grazia sul bordo del palco cantando Nothing That Has Happened So Far Has Been Anything We Could Control, che, estesa e dilata, chiude la scaletta seguita dall’affezionatissima Sestri Levante.

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Nell’esperienza del concerto dei Tame Impala si manifesta l’elemento psichedelico dell’empatia, il pubblico si immerge in maniera multisensoriale nello show: i capelli spettinati dall’aria pompata dalle casse, il volto illuminato da luci psichedeliche, la pelle d’oca a causa dei bassi potentissimi e alla fine, quando spariscono le vibrazioni, si ha come la sensazione che la band si sia smaterializzata, ma rimane la sensazione che in fondo nessuno è solo. Per quanto la solitudine, tema ampiamente esplorato nel loro Lonerism, sia congenita ad ogni spirito incarnato poiché fatto di sensazioni e sentimenti incomunicabili, esiste un’affinità che la psichedelia ricerca da sempre e che i Tame Impala raggiungono con suoni più che con parole.

Setlist Tame Impala @ Rock In Roma – 26 agosto 2015:

1. Intro

2. Let It Happen

3. Mind Mischief

4. Sestri Levante

5. Why Won’t They Talk To Me?

6. The Moment

7. It Is Not Meant To Be

8. Elephant

9. The Less I Know The Better

10. Eventually

11. Why Won’t You Make Up Your Mind?

12. Oscilly

13. ‘Cause I’m A Man

14. Alter Ego 

15. Apocalypse Dreams

-encore-

16. Feels Like We Only Go Backwards

17. Nothing That Has Happened So Far Has Been Anything We Could Control

18. Sestri Levante (Outro)