Si è aperta con Sohn la volata finale che ci porterà l’8 ed il 9 giugno alla prima edizione di RADAR Festival, l’evento estivo Radar Concerti di casa al Circolo Magnolia con Sampha, Charlotte Gainsbourg, The Black Madonna, Young Fathers, Superorganism e molti altri. Siamo stati al BASE nel centro nevralgico della Design Week 2018 che ha ospitato radio, street food, forestieri e locals all’ultima moda. E anche un po’ di design, ça va sans dire.

Quando si parla dei live di Christopher Taylor i giochi di parole e le figure retoriche sembrano serviti su un piatto d’argento. La tentazione di accostare la glacialità della sua elettronica e delle melodie di Tremors (2014) al magma incandescente che libera i sentimenti oppressi dal ghiaccio è forte. E non a caso fu proprio il geyser l’immagine scelta per dare una forma reale al suo primo lavoro che ha trovato, poi, continuità espressiva anche nel successivo Rennen (2017). E la tentazione di sentirsi al limite dell’inopportuno per aver tirato in ballo il messaggio più immediato e superficiale del suo progetto artistico è altrettanto alta.

Ma in effetti, nessuno potrebbe mettere in dubbio l’effettività del gioco di ossimori e di riflessi che il produttore inglese mette in mostra sul palco (oltreché in studio) ogni volta che si siede al piano o mentre si agita alla manopole delle macchine; elementi che fanno di lui un automa dal cuore pulsante. Perché Sohn è un artista concreto e meticoloso, immerso nel synth e nella costante ricerca dell’intreccio perfetto tra l’emozione e la razionalità; tra improvvisazione e rappresentazione. Una sublimazione inversa che tiene a freno il raziocinio, ma che non sfocia mai nella perversione e nello sconcezza. La sintesi tra circuiti elettrici ed il sangue che scorre nelle vene.

Contrasti messi a nudo durante lo show di sabato, nella cornice caldissima, afosa e sudata di uno dei Fuori Salone meglio riusciti degli ultimi anni stando alle statistiche. Complice, il caldo semi-desertico che ha risvegliato la città da un letargo fin troppo lungo, scalfito solo da scoop giudiziari e dal derby italo-cinese. Nelle prime file la temperatura ha raggiunto picchi altissimi, dovuti, in parte dalla stagione, in parte dall’adrenalina della condivisione, che è stato il tratto più marcato di tutto il live e che ha permesso di stare appiccicati, uno accanto all’altro, perfetti sconosciuti, fan della prima ora e semplici occasionali incuriositi da quello smile a tinte acide sul megaschermo.

Sul palco ha incantato e sorpreso un po’ tutti dato che ha inaugurato quella che sembra una nuova stagione artistica, insieme ad una batteria e ad un altra serie di sintetizzatori. Una seconda fase della sua maturazione, che lo avvicina sempre di più ad un concetto più naturale e più pop dell’elettronica, sulla scia di progetti come Caribou o dello stesso Sampha, con i quali gli strumenti rendono viva e completano la musica sintetica riempiendola di significato, come se fossimo tutti inconsapevoli spettatori del miracolo della creazione del Frankenstein. Nondimeno, perché Sohn ha una voce pazzesca che non concede sbavature pur senza l’aiutino dell’autotune e che conferma quanto bisogno di umanità abbiamo ancora tutti, anche nel mezzo di alcuni bridge techno-teutonici che hanno chiuso la sua performance e che continuano a far da sfondo al suo bagaglio tecnico, senza far venir meno la sua anima romantica. Tutte le sue tracce sono state re-interpretate mettendo al centro l’artista, passato, così, dal ruolo dell’antagonista a quello di assoluto co-protagonista nel gioco della simbiosi uomo/macchina.

Sarà stata la sua bravura, accompagnata dall’evidente sensibilità di chi ha puntato su di lui o, forse, il sapore caldo di quest’aria primaverile, ma innamorarsi di questo nuovo Sohn è stato più naturale che fare facili giochini di parole. Il RADAR Festival si preannuncia essere il festival della prossima estate.