La scelta dei Viet Cong di abbandonare il vecchio nome aveva lasciato perplessi i fan di tutto il mondo, terrorizzati che alla stregua del nome, anche il sound della band canadese ne avrebbe risentito. L’album di debutto Viet Cong era stato una bomba, un’esplosione di sonorità pescate dai generi più disparati: ispirati ed innovativi, si erano immediatamente presentati come una band che o ti piace o adori, senza possibilità di mezzo. Costantemente in grado di bilanciare chitarrine post-punk, drumming sfrenato e testi che lasciano spesso interdetti nella loro brutale schiettezza – If we’re lucky we’ll get old and die. Ed a quanto pare nei sette mesi necessari alla scelta di un nuovo nome i Preoccupations sono riusciti ancora una volta a scavare in quella selva di generi per produrre qualcosa di poderoso e psicologico allo stesso tempo.

Considerate le premesse elevate, le aspettative per il live erano altissime. La location è di per sé  surreale, per chi non ci fosse mai stato il LOCOMOTIV CLUB sembra uscito dalla periferia berlinese: è caos controllato che vede sopravvivere una balera piena di vecchie ubriache che cantano pezzi di Marcella Bella, il classico bar gestito da cinesi aperto ad orari improbabili ed un locale che porta in Italia alcuni degli artisti più fichi, il tutto nel giro di 20 metri.
Posto il fatto che sarà per me difficile contenere l’entusiasmo, dato che durante il viaggio in macchina avevo già preventivato che se avessero fatto Silhouettes e Continental Shelf avrei fatto una tirata entusiasta lunga 16 pagine. Ma, dalla loro comparsa i fantastici quattro di Calgary hanno immediatamente stregato il pubblico, composto dalla gente più disparata, ma tutti intenti a cantare Anxiety a squarciagola. Con Silhouettes il pubblico aveva preso miracolosamente vita, per l’unico timido pogo del concerto – tristemente.

A volte la stanchezza gioca brutti scherzi, di quando in quando purtroppo Flegel non ci stava dietro con la voce, la quale diventava flebile e non riusciva ad arrivare sommersa dagli strumenti; il termine spossatezza invece è totalmente sconosciuto a Christiansen e Wallace che hanno invece dilaniato il palco con un’energia inesauribile: il primo arriva sul palco con una bottiglia di vino conquistando i cuori di tutti, un uomo solo ma dalla potenza di 20, denunciato dalla propria batteria per violenza.

È stato un live di tutto rispetto, ma non ci si aspettava niente di meno da una quartetto così, quando arriva Memory come per magia compare un’atmosfera rinnovata, e così i Preoccupations dimostrano di non essere solo in grado di distruzione controllata, ma anche di raffinata delicatezza a ritmi quasi new-wave.
Poliedrici, taglienti e melanconici, speriamo ci regalino presto un altri album belli quanto questi.

Qui trovate un paio di foto – brutte – del live per rivivere i bei momenti, godetevele.

 

Setlist:
Anxiety
Silhouettes
March of Progress
Select Your Drone
Continental Shelf
Memory
Degraded
Monotony
Zodiac
Stimulation
Death