Quando ho letto per la prima volta Heineken Open’er Festival, un po’ ho storto il naso, perché il mio pensiero è andato direttamente al nostro Jammin’ (da poco concluso e sul quale abbiamo speso le necessarie parole).
L’Heineken Open’er Festival è un festival organizzato dalla AlterAlt dal 2002. Inizialmente si è svolto a Varsavia, ora invece prende luogo a Gdynia, città situata sul versante nord della Polonia. L’Open’er ha vinto il premio come Best Major Festival agli European Festival Awards sia nel 2010 che nel 2011.
La line-up del 2012 mi ha tolto ogni dubbio, dal 4 al 7 Luglio la Polonia è relevant.

∆ WIZZ AIR: L’aeroporto più vicino a Gdynia è quello di Gdansk (o Danzica, per dirla alla nostra), e da Milano ti ci porta la Wizz Air, compagnia aerea diretta parente della Jizz Air che invece ti porta in Thailandia. I voli vanno da martedì a martedì, e tenendo conto che il festival si è svolto dal mercoledì al sabato, i giorni in più me li sono concessi per chillarmi nella terra di Wojtyla smaltendo l’impatto che la mole di concerti ha avuto su di me. Lascio Milano ed i suoi sporchi 35°C in t-shirt, atterro a Danzica e il momento in cui varchi il portellone dell’aereo posteriore e cominci a scendere le scale metalliche è forte: temperatura di almeno 10°C al di sotto di quella italiana.

∆ GDYNIA: Gdynia non è Varsavia, non è Londra e non è manco New York. Gdynia è una cittadina onesta situata sulla costa nord della Polonia, ha addirittura una bella spiaggia, un Pizza Hut e uno STARBUCKS.
La Polonia ha da poco ospitato, con l’Ucraina, i campionati europei di calcio e si mostra come un paese in lenta ma operosa evoluzione. Ci sono forti legami con la religione cattolica, grazie soprattutto a Giovanni Paolo II, il Carol polacco divenuto papa nel ’78, anno che ricordiamo di più per la formazione degli Echo & The Bunnymen.
La Polonia è un paese davvero economico, 1 euro equivale a circa 4 zloty (moneta locale): un pasto medio lo paghi dagli 8 ai 10 €, una birra 0,4 può costarti 1 €, i costi di trasporto sono ridotti ai minimi termini grazie a taxi che ok un po’ puzzano, però ti costano quanto una confezione di Kinder Brioss. Un appartamento in centro per una settimana costa meno di un paio di scarpe fighe. I giovani parlano tanto inglese, almeno il 90% di loro, gli altri non capiscono quasi un tubo quindi ti capita di entrare in panetteria per comprare un calzone con mozzarella e pomodoro e ti ritrovi ad avere un calzone sì, ma con ketchup e cipolle.
Poi la Polonia è piena di figa, due su tre sono donne, due donne su tre son fighe, 4 donne su 3 hanno belle calze, 5 su 4 hanno belle tette. Un “bel paese”, insomma.

∆ IL FESTIVAL: Il tutto si svolge in una zona aeroportuale militare appena fuori la città. Un’area vastissima che ospita 3 stage (Main Stage, Tent Stage e Side Stage), zona camping, tanti punti di ristoro, una media area (per tutti tra giornalisti, fotografi ed organizzatori), ruota panoramica ché non sapevano più che metterci, fashion stage, teatro e insomma tutte ‘ste cose così.
Anche al festival è tutto economico: il biglietto per i 4 giorni costa più o meno sugli 80€, il camping per 4 giorni a quanto pare costava sui 10€ (e valeva 1€, data la puzza di merda e il fatto che tutto fosse diventato una pozza di fango e piscio, santo appartamento in centro), arrivato lì cambiavi gli zloty in coupon con i quali potevi comprare ciò che ti pareva. Quindi sei super ricco e cominci a bere birra perché pensi che puoi comprare tutto lo stand Heineken e anche quelle fighe che ti spillano le bionde più bionde di loro.
Ancora non si sa il numero di partecipanti, ma era davvero alto, decine e decine di migliaia di persone.
La line-up è di quelle che te lo fanno diventare un po’ duro: The xx, Justice, Franz Ferdinand, SBTRKT, Bon Iver, Wiz Khalifa, Friendly Fires, Bat For Lashes, The Kills, M83, Major Lazer, Dry the River, Bjork, New Order, Bloc Party, The Cardigans, Mumford & Sons, The Mars Volta e altri, tanti altri, tra cui tanti artisti locali.

1° Giorno – 4 Luglio

Oggi il menù prevede The Kills, Bjork e New Order. Sveglia in tarda mattinata, si va alla stazione centrale dove partono infinite navette per il festival, gratuite e rapide. In 10 minuti si è in zona festival, il clima è fresco.
Una volta lì ritiro il pass “giornalista”, (srsly?). Tutto sembra organizzato alla perfezione, si entra e si comincia a bere birre e mangiare strani spiedini di carne grossi quanto il mio avambraccio con patate arrosto.
Tra una birra ed un’altra si conosce gente, si visita la zona e ad un tratto sono le 6.

THE KILLS:
primo vero show dell’Open’er, a parte una roba locale prima di loro, ecco i Kills che sembrano i veri e proprio idoli dei piccoli indie polacchi. Alison Mosshart e Jamie Hince salgono sul palco tra l’euforia totale, un applausometro indefinito e anche inaspettato un po’ da parte mia. I due sono accompagnati da 4 bellimbusti con 4 tamburi che sostituiscono drum machine e simili. Lei è una figa pazzesca, nella sua chioma rosa tiene il pubblico in sé, con un carisma raro, grande affiatamento con Jamie che tiene più un ruolo da co-protagonista. Belle chitarre, valide, buon ritmo grazie ai tamburi che salgono d’intensità. IDOLI POLACCHI, voto 6,5. 

BJORK:
esprimere in parole lo show dell’artista islandese è roba dura. L’aggettivo che più si avvicina all’idea del suo show è “spaziale”. Voce impeccabile, coriste protagoniste sul palco, Bjork ha un vestito azzurro cielo, proprio il colore che guardavi alzando lo sguardo e scrutando tra le nuvole. È sceso il buio e l’atmosfera puoi toccarla, al tatto è vellutata. Show completo, suoni cristallini, effetti visivi che completano l’opera, siamo su un’altra galassia. I punti più alti sono quelli di All Is Full Of Love dove tutto diventa di ghiaccio e Thunderbolt, dove l’elettricità ti pervade. MARZIANA, voto 8,5.

NEW ORDER:
È il momento di un pezzo di storia sul palco, ecco Sumner, Morris e il fantasma di Ian Curtis davanti a noi. Power, Corruption & Lies live ancora un po’ ti taglia lo stomaco, rompe gli indugi un’improvvisa cover di Isolation, che infiamma il pubblico. Blue Monday e Temptation chiudono lo show, ma il bis è di quelli che ti fanno male, una doppietta con Transmission e Love Will Tear Us Apart che valgono quasi l’intero show. È difficile giudicare certe cose, stare lì ed assistere è una storia, a tornare a casa e pensarci su, un po’ di scetticismo c’è. FEDE, voto 7,5.

2° Giorno – 5 Luglio

Giorno cruciale. Per cena Penderecki//Greenwood, Bon Iver e Justice. È il giorno di Bonny Bear amici miei, un giorno che aspettavo da tanto ormai.

PENDERECKI//GREENWOOD:
Allora, c’è un’orchestra sul palco fatta per metà da violini e metà da contrabbassi. Si cerca di riprodurre musica elettronica con strumenti a corde. Il risultato è chiaramente ammaliante, con frequenti sbadigli e voglia di Holocene. CAFFÈ, voto 5,5.

BON IVER:
Caro Justin, sali sul palco tra luci e canapa che scende da tutte le parti, sei con 8 amici che son lì a suonare violini, fiati, batterie, bassi. Te hai i basettoni e la tua chitarra e la tua voce. E hai noi. Ed è subito Perth – Minnesota, WI – Michicant. Ho il cuore in mano e anche te ce l’hai, Blood Bank è un apice, la tua voce è impeccabile. Semplicità unica ed aria, si respira, il cielo pare più alto e poche cose danno ciò che riesci a dare te. Live del festival e dell’anno. LUCE, voto 10. 



JUSTICE:
Il duo francese ha forse il pubblico più folto dei 4 giorni, una marea di t-shirt con stampe a croci si mobilita, arrivano in scena i Justice e c’è fermento. Croci che manco in chiesa, fanno ciò che sanno fare e lo fanno bene. DANCE, voto 7. 

3° Giorno – 6 Luglio

Polonia strana oggi, caldo che ancora non si era sentito. Giornata di grandi attese e di belle cose.

BLOC PARTY:
Sono tornati, appena Kele mette piede sul palco è un’apoteosi totale. C’è fibrillazione e si sente. Si comincia ed è tutto divertente, da ballare e da cantare. Tracce del nuovo album tra le quali un paio sembrano davvero fighe, cover di We Found Love immancabile, Ares, This Modern Love, So Here We Are, Kele è carichissimo, scende tra la folla e tiene la scena in modo unico. Risvolti ai jeans, sneakers, t-shirt dei Public Enemy, cappellino, hipster level +98%, danger. BLOC PARTY R BACK, voto 9.



FRANZ FERDINAND:
Kapranos è super indi appena arrivato da Brick Lane, un mare di ragazzine non aspettavano altro. Il tutto mi riporta a quando avevo 16 o 17 anni, chiaramente i testi li ricordi tutti e in testa risuonano come se ascoltassi Franz Ferdinand ogni giorno. Tutte le hit sono servite, il ritmo è alto, le chitarre sono quelle che conosciamo, il tutto però risulta un po’ scialbo alla distanza. INDIE, voto 6,5.

M83: Allora, a Milano il 6 marzo erano stati una mezza delusione, anzi una delusione e basta. Qui all’Open’er, sotto un tendone Red Bull lo show è impressionante. Un insieme di luci, suoni, elettricità, è tutto davvero all’ennesima potenza. Una sorpresa, hanno fatto ciò che mi aspettavo facessero a Milano. Livello altissimo, sax live e tanta tanta gente. REVENGE, voto 8,5.

THE CARDIGANS: Love meeeee, love meeee, sayyy that you love meeeeeee. FESTIVALBAR, s.v.

 

4° Giorno – 7 Luglio

Ultimo giorno, il prato è diventato melma, nuvole in cielo. Si chiude col botto.

MUMFORD & SONS:
Mezz’ora prima del live scende un’acquazzone che Nettuno solo sa. Corsa a comprare impermeabili a cui faccio con cura un paio di risvolti alle maniche a via sotto il Main Stage. Salgono i 4 londinesi e l’aspettativa è altissima da parte mia. Si parte subito con Lover’s Eyes, brano del nuovo prossimo album, e ti arriva subito al cuore. Il banjo e il contrabbasso girano a meraviglia, Marcus ha una mano rotta allora c’è un 5° membro a caso che suona la chitarra al suo posto, e la cosa non sembra sentirsi troppo. Il pubblico è in visibilio, un’orda di ragazzine impazzite sotto la pioggia e tutto è bello. Little Lion Man e tanto Sigh, No More. Cuore in mille pezzi, altri pezzi nuovi, bis con Sigh No More e l’attesissima The Cave. A fine concerto non sapevo bene come giudicare il tutto, date le mie aspettative. Ad una settimana di distanza ho ancora tutto nel cuore. FOR LOVERS, voto 8.

THE MARS VOLTA: Roba fuori, eclettismo unico, jamming che ti lascia a bocca aperta, Cedric Bixler Zavala (il frontman) è un personaggio coi cazzi, non beve birra ma ha sul palco un bollitore con un tipo che ogni tanto arriva e gli riempie la tazza di caffè. Non è il mio genere, ma il live è quel che è. GRAN STILE, voto 6.

THE xx: Ed eccoci qui. Ultimo concerto del festival, ultimo atto. Una X in plexiglass tirata su ti fa capire che il loro momento è arrivato. Anche loro partono con una traccia del nuovo album, Devotion, in gran stile. Gli xx hanno un magnetismo unico, l’intensità dell’atmosfera tocca livelli ancora non raggiunti all’Open’er. Jamie xx si sente parecchio e anche se in secondo piano dirige i giochi, la voce di Romy si alterna a meraviglia con quella di Oliver, in un connubio di tutto, di un tutto d’insieme. Dai pezzi dell’album omonimo a quelli che saranno protagonisti nel loro nuovo lavoro, tutto sembra avere un quid unico e sensazionale. Strangers è una gran traccia, anche nei nuovi pezzi i testi fanno sempre un certo effetto, con (come già detto) un Jamie più maturo. Il sophomore degli xx sarà uno degli album dell’anno. BRIVIDI, voto 9,5. 

L’Open’er è il festival a cui a tutti consiglierei di andare, per tutto ciò che offre.
Tenetelo d’occhio per il prossimo anno, non serve andare a fare i poser al Reading.

Si ringrazia Cristiano Franzin.