Fabrique. Milano. 12 Ottobre. Ella Marija Lani Yelich-O’Connor, nota ai più con il nome di Lorde, è pronta per fare il suo debutto live a Milano, unica tappa italiana del suo Melodrama world tour. Classe 1996, la cantante neozelandese è esplosa in tutto il mondo dopo Pure Heroine, uscito nel 2013, poco dopo l’EP The Love Club, uscito nel 2012.

Da quel momento la sua ascesa non ha trovato ostacoli, rendendola una delle maggiori promesse dello scenario musicale internazionale degli ultimi tempi.

Il Fabrique è gremito di persone, il sold out era stato infatti pre – annunciato già da tempo, e Lorde fa il suo ingresso sul palco senza neanche troppi ritardi. La prima cosa che si nota di questa giovane artista è la grande energia con cui coinvolge il suo pubblico all’interno di ogni canzone. La scenografia sullo sfondo illumina anche le due ballerine che la accompagnano in ogni pezzo; un surplus coreografico di cui Lorde forse non ha bisogno, dato che per quasi un’ora e mezzo di concerto non ha smesso di ballare neanche un secondo, neanche per respirare.

Intorno a me sono circondata da una vera e propria orda di teenager, detti anche millenial, generazione Y, generazione X… insomma chi più ne ha più ne metta, ai miei occhi erano dei semplici adolescenti, come lo siamo stati tutti. E’ infatti proprio nel pubblico di Lorde, nelle persone che conoscono ogni sua canzone a memoria che si intuisce il vero grande successo delle sue canzoni. Lorde rappresenta perfettamente la voce di una generazione, nei suoi testi, nel suo sound (che comunque fa ballare), e nei suoi racconti di quei momenti in cui ci sente “soli e incompresi”, come lei stessa ha detto poco prima di intonare Liability. Più di una volta infatti durante il live la cantante si è interrotta per raccontare aneddoti o storie che si nascondevano dietro la scrittura dei suoi testi, e tutto intorno a lei non ha trovato altro che grandissima empatia, tra chi urlava un “we love you Lorde” e tra chi scoppiava in un pianto disperato. C’è stata una connessione totale tra palco e pubblico.

Lorde mette in musica quelli che sono i sentimenti e i “problemi” dei nuovi adolescenti, e lo fa tremendamente bene. Da Sober, a Homemade Dynamite, Tennis Court, Supercut, Royals, Perfect Places e Green Light sotto una pioggia di coriandoli, Lorde ce le ha fatte cantare e ballare tutte.

Lo spettacolo si è diviso in tre parti, che coincidevano con il cambio d’abito della cantante (bellissima in un total red sul finale) e della scenografia, scandite da una breve introduzione parlata tra uno spezzone e l’altro, quasi a simulare uno spettacolo teatrale, diviso in atti.

Un debutto italiano senza errori, con tanta sorpresa da parte di Lorde stessa, che forse non aveva capito quanto la amassimo anche qui in Italia. Promossa a pieni voti dunque, con una performance vocale praticamente impeccabile. Non ci resta che aspettare il bis, vista anche la nuova musica in arrivo. 2Nel frattempo, per quanto mi riguarda, grazie per avermi fatto tornare adolescente.

Anche se solo per poche ore.

Foto di Andrea Pelizzardi