18/04/2012

Ci sono di quelle band che proprio non riesco a sentire, anche con un po’ di impegno. Tra queste i Ricchi e Poveri e anche i Kap Bambino. Quindi decido di andare a sentirli live per eliminare un po’ di beltà dai miei timpani delicati.
Entro al Bitte  e mi viene un po’ di  male al piede perché avevo allacciato la scarpa destra con molta potenza quindi decido che è il momento di fermarmi a bere qualcosa. Sono al bar, alzo la testa, spuntano due cervi dalla parete. Molti diranno che sono alci, o renne. Io dico che sono cervi, e quindi tutto mi si rasserena.
Ho voglia di Kap Bambino perché sono arrivati i rinforzi a proteggermi in un Bitte piuttosto vuoto, che in modo palese definirei flop. Perché se chiami i Kap Bambino, per quanto facciano ridere, devi fare più di un centinaio e mezzo di persone, altrimenti io ti dico flop. Mi guardo attorno e intravedo raverz a caso che hanno un atteggiamento del tutto diverso dal mio, zainetto in spalla e pronti a scalciare.
Dopo un’ora e mezza di un djset a caso il duo francese arriva sul palco, forma smagliante sia per lui che per lei, Orion si tuffa subito al synth e a quelle macchinine elettroniche che tanto ci piacciono, Caroline entra con due candele in mano per creare quell’atmosfera cupa che possa dar luce a rumori e spintoni.
Il concerto è ciò che uno può aspettarsi dai Kap Bambino, non ho partorito molte parole sulla performance, e di certo questo non è il momento. Anche se Orion con quelle macchine ci sa fare, e per bene, e la bionda tiene la scena come pochi altri. Sono tutti scatenati, molti cominciano ad accennare alla tecktonik, anche dietro al bar. Tanto Devotion, comunque, ultimo album che qualcuno qui in Deer Waves aveva molto gradito.
Ciò che non poteva sfuggire era la folla (per quanto scarna): ho visto giubbotti di colori che ballavano tra argento e le migliori cromature Audi, un pogo volto più a spostare aria che a far contenta Caroline che intanto correva da forsennata da un lato all’altro del palco. Che poi io speravo di trovare tanti hipster, ma niente, zero, nada, ho avuto ugualmente il tempo a disposizione per fare un po’ di foto con Instagram.
In definitiva è stato tutto molto artificioso.
Chiudo con un consiglio al Bitte: il gin lemon fa davvero schifo.
Alla prossima, tutti a ballare in Puglia.