Il cartellone recita: Mogwai play Atomic.
Cinque minuti dopo, i biglietti del treno diretto a Ferrara sono acquistati, le ferie in ufficio annunciate, la stanza in cui dormire rimediata. Atomic è l’ultimo album della band, pubblicato lo scorso primo Aprile, ed uno fra i più essenzialmente artistici: interamente strumentale, si compone di tracce che fungono da colonna sonora al documentario Atomic – Living in Dread and Promise, realizzato dal regista Mark Cousin, intersecando il ritratto delle conseguenze dello scoppio della bomba atomica su Hiroshima (e delle sue applicazioni scientifiche negli anni a venire), ad un percorso sonoro catalizzante.
I volti in coda a Piazza Castello sono eterogenei, distinti da età visibilmente variegate: over 40 i più numerosi, seguiti da una percentuale di giovanissimi, accomunati dal denominatore delle t-shirt di gruppi post rock. Il concerto si svolge dinanzi ad una platea seduta, data la proiezione del docu-film sul palco dietro la band; il pubblico prende posto in anticipo rispetto all’inizio del live, ma l’occasione è utile per guardare in alto e meravigliarsi della bellezza della cornice dell’evento, circondato dall’architettura dell’imponente Castello Estense.
I Mogwai arrivano a luci spente, che restano tali sino alle prime scene della pellicola, introdotta da un’inquietante presentatore che illustra agli spettatori le precauzioni da assumere nell’eventualità di un bombardamento atomico. Non siamo preparati a quello che vedremo, all’intensità delle immagini che scorrono: a stordirci non è solo la violenza del racconto storico, ma il montaggio alternato di fotogrammi di corpi straziati e testimonianze dei sopravvissuti, commoventi nella loro innocenza.
I Mogwai non lasciano riposo ai sentimenti, completamente assorti nell’opera che stanno creando e regalando ai –fortunatissimi– presenti. Il video perderebbe d’efficacia se non fosse accompagnato da una tale irruenza melodica, tanto coinvolgente da pervadere l’animo da un senso di angoscia; il risultato complessivo è una fusione orchestrale che sfida la sensibilità personale, messa alla prova da un crescendo di suoni e segmenti visivi. La band è sovrana, domina sul silenzio immobile del pubblico, intervallato solo da applausi che sono una celebrazione solenne.
Il concerto si conclude dopo un’ora e dieci, aprendo alla speranza di sviluppi futuri dell’energia atomica per scopi pacifici e medici; i toni, tuttavia, non si placano, nell’apoteosi post rock del finale, dove ciascuno dei musicisti lascia esplodere la propria libertà sul palco, raggiungendo l’apice di massima intensità. L’effetto è travolgente.
Restiamo senza parole, le poche che riusciamo ad esprimere sono incredule innanzi ad uno spettacolo tanto maestoso. I Mogwai vantano una carriera ventennale ricca di successi; non è solo l’esperienza maturata ad aver garantito, però, una riuscita così strepitosa: i Mogwai sono stelle rare, di una costellazione più brillante di tutte le altre.
Tutte le foto sono © Ferrara Sotto Le Stelle / Luca Gavagna