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Reduci dalla data a Milano di ottobre, andata sold-out in poco tempo, tornano gli Editors per un’unica data italiana all’Unipol Arena di Bologna.

E questa volta noi c’eravamo.

Cosa ci si può aspettare da un concerto degli Editors?

L’ultima fatica, The Weight of Your Love (qui la nostra recensione) non ha propriamente soddisfatto le aspettative, e lo si può forse definire l’album più “fiacco” della band di Birmingham.

Questo potrebbe far abbassare la qualità del live ma, come vedremo fra poco, non è stato così.

Il palazzetto ospita veramente molta gente e quello che salta subito all’occhio è decisamente la varietà del pubblico in quanto possiamo trovare famiglie, signori di mezza età,  l’hipster (che non manca mai), qualche ragazzino, fan di vecchia data e gente da tutta Italia, complice forse anche la loro partecipazione come ospiti a X Factor (un minuto di silenzio per i tweet di quella sera).

La band apre con The Weight, tratta dall’ultimo LP, in versione ridotta, introduttiva, per quella che sarà poi la vera prima traccia: Sugar.

Qui il palco si infiamma (letteralmente) e vengono finalmente rilasciate quelle che dovrebbero essere inserite nella lista delle meraviglie del mondo: le corde vocali di Tom Smith. 

Si ritorna al 2005, anno di The Back Room, con Someone Says seguita da una dei brani più celebri: Munich. Le piccole attese prima di ogni canzone riflettono la ricerca e la cura del suono quasi maniacale che Smith e soci cercano di portare ad ogni live. Tecnicamente perfetti.

Si continua con un altro tuffo nel passato (ovviamente super gradito) con An End Has a Start, per poi ritornare a The Weight of Your Love con Formaldehyde, e arriva la conferma di come la band riesca a dare decisamente un’altra impronta e un altra spinta alle tracce dell’ultimo album creando veramente un’atmosfera e un intesa con il pubblico davvero unica.

Ma tutto questo lo possiamo vedere e sentire in ogni pezzo, il live continua con Lights, Bullets, per arrivare a The Racing Rats dove Tom si cimenta al piano, accompagnato dai cori del pubblico e da una pioggia di scintille che cade dall’alto. L’espressione della gente è quella di un bambino a Natale, quando sotto l’albero ci sono i regali, ok, ma sono anche impacchettati con una carta fighissima.

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Seguono A Life as a GhostEat Raw Meat = Blood Drool, All Sparks,  Bricks and Mortar per arrivare fino ad A Ton Of Love, singolo di lancio dell’ultimo album, che ha mosso ad urlare Desire qualsiasi cosa avesse un cuore.

Bones e Honesty chiudono la parte grossa del concerto, Tom, Russell, EdwardJustin ed Elliott escono di scena.

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Al loro rientro si riprende con si continua con le emozioni regalate su  per passare al momento intimo di Nothing, e per chiudere (stavolta sul serio) con Papillon, riarrangiata, estesa, ipnotica, emozionante, magnifica.

Gli Editors accontentano tutti, i vecchi fan che li hanno amati dalle loro prime pubblicazioni intrise di atmosfere dark e nostalgiche, a quelli nuovi che li hanno scoperti dal loro ultimo lavoro e stanno imparando ad apprezzarli, gli album influenzano la scaletta in maniera equa creando un alchimia perfetta tra quello che è stato e quello che è senza perdere nulla.

Per rispondere alla domanda in apertura dell’articolo:

Cosa ci si può aspettare da un concerto degli Editors?

Ci si aspetta 5 artisti che hanno una voglia incredibile di suonare, che lo vogliono fare bene, atmosfere dark che ricordano i vecchi tempi, giochi di luce e scenografia che creano un’atmosfera intima e davvero coinvolgente, cori da cantare a squarciagola, il tutto scaldato dalla voce inconfondibile di Tom Smith che il frontman lo sa fare, e lo sa fare dannatamente bene.