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Manco ci speravo più di andare a vederli, ed ecco che mi arriva un regalo di compleanno in anticipo: eh si, alla fine ieri sera direzione Maciachini e si va all’Alcatraz dai Disclosure, dove la situazione mi viene illustrata in anteprima dalla preziosissima Home di FB: “assemblea di istituto”, “poser”, e via dicendo. Arriviamo un attimo dopo le 9. Saltiamo la lunghissima fila (tanto la mia amica ha i capelli blu, rugbista e ha più muscoli di noi e nessuno si azzarda a dirle qualcosa) ed entriamo accompagnati (guarda un po’) da un bel sound deep house/garage di sottofondo.

Allora non l’ho mai visto l’Alcatraz cosi: pubblico mistissimo, range di età vastissimo, tanti sguardi spaesati. Andiamo ad accaparrarci un buon posto per vedere bene la situazione. Si sta veramente schiacciatissimi e nel frattempo comincio a pensare: “ma, se non fanno tutto Settle non è che li uccidono?”, “quanto suoneranno?”, e soprattutto “si trasformerà uin una gigantesca discoteca o cosa?”.  Ovviamente non manca il capo della scena di turno, per capirci quello su cui appena inizia il concerto hai l’istinto di pogare addosso a gomiti alti, che esclama “cazzo io li conosco dal 2012, tutti ‘sti qua son qui per Latch teheheheh,cazzo!poveri pirla”; per fortuna è l’ultima cosa che gli sento dire perchè i due fratelli arrivano in maniera provvidenziale sul palco.

Si parte bene. F for You come apripista, nella versione con Mary J.Blige, è perfetta per scaldare il pubblico: i piedi cominciano a muoversi, c’è una gioia contagiosa nell’aria. Si continua ancora meglio, Howard imbraccia il basso e subentra la voce del predicatore: When a Fire Starts to Burn gasa anche dal vivo, anche se a mio parer ce la si aspettava un po’ più tirata.

Ed ecco la tragedia: la tripletta Boiling, Tenderly e Flow prende quasi tutto l’Alcatraz impreparato. Eh si, la danza si ferma, e in tanti nel frattempo cancellano le robe dall’iPhone per fare spazio ai video di Latch, credo. E mi dispiace tantissimo, perchè Guy e Howard si vede che ci sanno fare, e sono contento che abbiamo scelto di fare un ottimo mix di vecchio e nuovo.
Arriva You&Me a salvare la situazione, a riscaldare ulteriormente gli animi ci pensa la doppietta Stimulation/Grab Her!, supportate da visuals semplici quanto azzeccate.

Io nel frattempo mi sto divertendo, e adoro le soluzioni live che trovano i due: gli unici “veri strumenti” sono costituiti da pad, batterie elettroniche e campanacci, e arricchiscono non poco la resa dei pezzi.
E se White Noise ft. AlunaGeorge è momento follia pop annunciato, mi stupisce ancora di più il potente impatto live di Confess to Me, vera sorpresa. La lunga scarica di Running ci porta alla fase finale dell’esibizione (“we have two more songs for you”, precisini).
Io dico, perchè smorzare tutto eseguendo Help me Lose My Mind? Per quanto io personalmente la adori, non sono contento di questa scelta. O forse non sono contento che non ci sia stata quella gnagna della cantante dei London Grammar a cantarla dal vivo.

Ed ecco che arriva Latch : si si, esplode tutto, tutti contenti, in realtà lo sono molto anch’io.
MA.

Appena finisce tutto, io mi comincio a chiedere: perchè sono arrivati solo ora? Perchè devo continuare a chiedermi “quanto stiamo indietro musicalmente in Italia?”.
Perchè è un dato di fatto: se prendi Latch, sa di vecchio, inutile girarci attorno.

E poi, l’orario: come ha pronosticato bene il buon YNNS, è un concerto assolutamente improponibile alle 22. Questi set risplendono dopo le 2 di notte, e non so per quale strano motivo (e non è sempre e solo l’alcool), ma vedere finire tutto alle 11:30 lascia, come si dice, un po’ cosi.

Detto questo, lunga vita ai Disclosure, e spero vivamente che non si perdano, perchè spaccano veramente tanto.