Dolci rilievi rilievi veneti incorniciano la ridente cittadina di Asolo nella quale, dal 2015, si tiene l’AMA Music Festival.

L’Asolo City Park, verdeggiante campo circondato di fila e fila di pannocchie, è uno spazio adibito alla celebrazione della musica, e da tre anni artisti internazionali e musicisti italiani si susseguono gli uni agli altri in line-up non sempre coerenti, ma spesso apprezzabili, che si muovono tra l’eclettismo e la sconnessione.

Day 1
La prima giornata del Festival, tenutasi il 22 Agosto, ha visto succedersi Siberia, GOMMA, Fast Animals Slow Kids ed ultimi, non certo in ordine di importanza, gli Interpol.
GOMMA, la band di Caserta accolta calorosamente dalla scena emo/post-hardcore, ha velocemente alimentato la fiamma della propria notorietà ritrovando il proprio nome in numerosissimi festival. Le vocali aperte di Ilaria, la chitarra aggressiva di Matteo, supportati molto bene dal basso di Giovanni e la batteria di Paolo, scaldando bene il palco. Presentano anche Rucola – nome provvisorio per una traccia che sembra promettere bene -.
Fast Animals and Slow Kids veterani della scena, hanno da poco presentato il loro quarto lavoro Forse non è la Felicità, e mentre l’album aveva accolto pareri contrastanti, la presenza scenica dei FASK è difficilmente criticabile, infatti, la band alternative-punk rock tricolore elettrizza gli animi del pubblico, preparandoli per l’arrivo degli attesissimi Interpol.
L’agognata comparsa della band newyorkese è preceduta da un buio quasi religioso, il gruppo capitanato da Paul Banks al momento sta calcando i palchi del mondo con il proprio primogenito: Turn On the Bright Lights, manifesto che ne sancì il pressoché unanime apprezzamento. Appena intonano Not Even in Jail il live sembra dirigersi verso lo spazio: esplosivi. Ma via via che il concerto procede la band sembra a volte mancare dell’energia che li contraddistingue, e mentre la bellezza delle tracce è innegabile, a volte l’esecuzione è mancante, con un Banks lievemente calante, ciononostante tracce come Slow Hands e The New non falliscono e rendono il live apprezzabile.

Day 2
Il sole tramonta su Asolo nuovamente e proseguendo con la seconda giornata, dalla line-up decisamente stridente, abbiamo: Beach Fossils, Marlene Kuntz, Thurstoon Moore Group e Brunori SAS.
Abbiamo quindi un’altra band newyorkese, i look giovani mascherano un quasi decennale periodo di attività, gli eroi delle sonorità jingle-pop non tradiscono i fan e mettono su uno spettacolo davvero carino non facendo mancare i propri tormentoni Sleep Apnea e Careless.
I nostrani Marlene Kuntz a loro volta mostrano il potere dell’esperienza e si accattivano gli spiriti dei reticenti a colpi di Nuotando nell’Aria, pezzone indiscutibile anche tra chi, alla band di Cuneo, non fa altro che muovere critiche.
Ma ecco che arriviamo al pièce de la résistance: Thurston Moore che con il proprio gruppo di veterani porta sul palcoscenico il proprio ultimo nato Rock’n’Roll Consciousness. Artista tutto fare, noto per la propria militanza con i Sonic Youth, Mr. Moore con la potenza del proprio sound ha fatto tremare il piccolo paesino veneto, dimostrando che la “consapevolezza” del titolo del suo recente album si rifà all’incredibile ricercata ruvidezza delle tracce, pezzi come Aphrodite sono apprezzabili in cuffia, ma veramente compiuti e potenti solo durante un live.
E poi c’era Brunori SAS.

Day 3

Il terzo giorno è quello di Mac DeMarco, che con l’ultimo album This Old Dog ha raccolto consensi pressoché ovunque, mentre i suoi live vengono celebrati all’unanimità come esperienze sempre diverse tra loro, e sempre di altissimo livello. Ad aprire le danze sono due realtà italiane: i Miss Chain & The Broken Heels (gradevoli e ottimi come calcio d’inizio al tramonto) e Colombre (show di grande livello, condito da un ripescaggio graditissimo: Svastiche, risalente a quando Giovanni militava tra le file dei Chewingum). Alle 21:15 spiccicate parte lo show di Mac DeMarco, già sul palco da una mezz’oretta buona per un soundcheck in prima persona. Il concerto dura – e non stiamo scherzando – due ore abbondanti, con almeno 45 minuti di cazzeggio puro tra cover di Gypsy Woman, A Thousand Miles e un continuo dissing a John Mayer, il tutto completamente (A CASO). C’è anche tempo per fraternizzare con il bassista-robot e per far salire sul palco un fan fuori di testa, che aizza la folla come un cronista della WWE e si prende come dedica da Mac una canzone di Natale. A fare da contorno a questo folle circo è la musica, e Mac DeMarco dal vivo rimane una delle esperienze più totalizzanti e al tempo stesso goliardiche che possiate trovare: l’esecuzione è perfetta, si presta bene all’improvvisazione e anche quando il cazzeggio prende il sopravvento sui brani (Freaking Out The Neighborhood) il risultato è eccezionale. Fino alla conclusiva Still Together, che per mancanza di tempo (!) vede accorciata la follia finale, ma che riesce comunque a svolgere la sua funzione: ancora una volta ad uno show di Mac DeMarco la sensazione è davvero quella di essere tutti insieme davanti a qualcosa di unico ed irripetibile.

Testo e foto day 3: Sebastiano Orgnacco

Cosa c’è da aggiungere, l’AMA Music Festival è un festival giovane, seguito da entusiasti sia tra gli addetti ai lavori che tra i suoi sostenitori (chiamati “Lovers” da una voice languida …). Un evento che sta muovendo i propri passi in una landa spesso dimenticata dai “bei concerti”, non resta quindi che supportarlo e sperare che cresca per il meglio.