Quando Zomby non è impegnato a paccare le date del tour, a litigare con Scuba, a inimicarsi metà del mondo del clubbing con atteggiamenti da bimbo viziato e sparate da prima donna, fa ancora della musica e questo Ultra ne è la prova.
Uscire dopo un’opera omnia, un monolite, come With Love, rinnovarsi dopo aver tirato le somme del proprio percorso artistico non è cosa facile; potrebbe essere questo il motivo, azzardiamo, che ha spinto il producer a tornare alle origini su più fronti: il ritorno da New York a Londra, il ritorno da mamma Hyperdub, il ritorno a certi suoni e stilemi che ne hanno lanciato la carriera ma, sempre e comunque, con uno sguardo in avanti (il minutaggio della maggior parte dei pezzi, per esempio, si alza vertiginosamente rispetto al passato).

Reflection apre il lavoro con 8beat retrofuturistici (malamente riutilizzati subito, troppo presto, nella successiva Burst) nella migliore delle tradizioni, mentre colpi di pistola e voci propagandistiche sovrastano a fatica un basso ansiogeno che delinea un presente Orwelliano. Fly 2 pesca le voci dalla musica nera (un grazie a Banshee) e le impasta col catrame di una metropoli uggiosa, decomponendole. Dopo più di dieci minuti compare il primo beat vero e proprio, dapprima spezzato e poi dritto: E.S.P. spinge ma non vuole dissolvere le atmosfere fumose; ci pensano I e Glass a donare respiro (si fa per dire) con arpeggiatori dall’estetica orientaleggiante e intrecci percussivi leggermente più aperti. Il feat con Burial è di una noia mortale: 7 minuti di rumori che cozzano senza tirare le conclusioni di nulla; quello con i Darkstar è fortunatamente più godibile nelle sue derive jungle-caraibiche, onirica via di fuga dagli anonimi palazzoni; altro palliativo a un’esistenza occludente è Her che, come da titolo vagamente romantico, veicola positività e speranze grazie a dei synth sognanti. Freeze e Yeti devono tanto al grime, ma quegli 8 bit a questo punto dell’ascolto iniziano francamente a stancare. La tripletta finale (S.D.Y.F., Thaw, Tenkyuu) riporta l’esperienza sonora nei bassifondi londinesi di locali mal insonorizzati, tra dub e accenni footwork e wonky che sferzano ambientalismi opprimenti.

Ultra ha tanti ottimi spunti quante sono le imperfezioni, tanti orpelli godibili quanti momenti di stucchevole staticità dovuti al reiterarsi di soluzioni strutturali e compositive arcinote. Ora puzza di libertà, ora di compitino preconfezionato. Ciò che è certo è che Zomby non ha ancora intenzione di appendere la maschera al chiodo.

Traccia consigliata: E.S.P.