ZHU-Generationwhy-2016-2480x2480-Album-696x696Etichetta: Columbia
Anno: 2016

Simile a:
Odesza – In Return
Disclosure – Settle
Kygo – Cloud Nine

L’eco di una tromba suonata nella stazione di una metropolitana fa da background ad un campionamento del reading di “Still I Rise” di Maya Angelou: “Everyone in the world has gone to bed one night or another with fear or pain or loss or disappointment, and yet each of us has awakened arisen It’s amazing, wherever that abides in the human being, there is the nobleness of the human spirit“.

Si apre così, con l’intro Neon City, l’album di debutto di Steven Zhu. La notte, in tutte le sue forme, è il filo conduttore che unisce le tredici canzoni di Generationwhy, un album che sembra essere stato ideato appositamente per non essere ascoltato alla luce del sole, almeno sotto l’aspetto strettamente musicale. Sax, trombe, chitarre e piano vengono usati con un’eleganza e una ricercatezza fuori dal comune per un genere che, comunemente, viene ancora definito dance. Ma in questo disco, il produttore nativo della Bay Area, non vuole solo far ballare l’ascoltatore ma anche accompagnarlo in un viaggio che inizia appena scende la notte e si conclude alle prime luci del mattino.

Ed è in queste ore che Zhu racconta storie anche di disperazione personale, come nella prima traccia Cold Blooded in cui  parla della relazione con una ragazza che gli ha fatto perdere letteralmente la testa (“The game we’re playing is addictive/And you know I’ll risk it all to win it/Cause I know you better than you think I do”), accompagnato da una tromba che taglia l’aria all’inizio per poi esplodere a metà in un lamento irresistibile. La successiva In The Morning, primo singolo estratto, ci riporta alle sonorità più dance dell’ep The Nightday, raccontando del bisogno e desiderio irrefrenabile di essere toccati dal proprio “significant other” accampando le scuse più bieche (“Touch me in the morning/I’ll tell you while you’re moaning baby/There’s something in this water/So drink it ‘til you’re falling for me“); qua sono piano e chitarra ad aprire e chiudere un pezzo con un beat ripetitivo e ipnotico, perfetto per i momenti in cui nel dancefloor vuoi cercare di conquistare la sfitinzia vista al bancone del bar. In Secret Weapon l’elemento dance si fonde con l’r&b (grazie al contributo della cantante Nylo) e il funk, merito di una chitarra à la George Benson (dio perdonami per il paragone blasfemo).
Electrify Me è, se vogliamo, il primo passo falso di questo disco, un brano abbastanza anonimo che ricorda vagamente i Disclosure, decisamente trascurabile. Ma Steven si riprende subito con Numb, altro brano che sembra provenire direttamente da Nightday, qui il suo classico timbro di voce soul si fonde con lo stesso effetto pitchato che ha reso particolare la hit Faded, con il risultato di essere un pezzo che può spaccare in due la pista di ogni club che si rispetti, nonostante inizi con una chitarra che potrebbe far storcere il naso ai talebani della club culture; ma è anche e soprattutto questo il bello di questo disco e della filosofia musicale di Zhu.
Palm Of My Hand inizia con il suono di una sirena della polizia in sottofondo a cui fa seguito una chitarra elettrica struggente, la colonna sonora di una tragedia appena consumata, “And I had you in the palm of my hand” ripetuto malinconicamente mentre progressivamente fanno il loro ingresso un beat quasi meccanico e un pianoforte che alleggerisce leggermente l’atmosfera, fino a quando l’effetto disgrazia/tragedia/fine del mondo torna a farsi sentire sottoforma di sax che trafigge l’ascoltatore, lasciandolo moribondo sulle oscure e anguste strade di una qualsiasi periferia urbana. Una voce femminile francese e un violino concludono questo racconto di disperazione e rassegnazione.

A questo punto del disco si ha la sensazione di essere stati trasportati all’interno di un film, l’intreccio dell’elettronica con strumenti come il sax e la chitarra usati meticolosamente e sempre al punto giusto contribuisce a rendere quasi ad ogni brano un aspetto cinematrografico, ed è un altro dei punti di forza di questo disco. L’intro di Money ricorda quello del brano omonimo dei Pink Floyd, per poi svilupparsi su un beat simile al brano precedente, con una chitarra che questa volta fa solo da contorno alle sue ennesime paturnie d’amore; Zhu con il suo ormai inconfondibile falsetto ci dice che il vil denaro non significa niente senza di lei (“Money, no, I don’t need no money, no/I mean, it’s just money/It don’t mean a thing without you”).
One Minute to Midnight è ubriachezza molesta (“All you need to know, baby girl, I’m drunk/Tell me how you mixing, what you pouring in my cup?”) unita a paranoia e ansia (“Only one minute to midnight/60 ticks ‘til the clock strikes 12/Every time you get to do right/Say what you wanna do, what you wanna do”), che grazie alla sua voce suadente e a una chitarra classica rendono questo brano comunque elegante e uno dei migliori del disco.
Le successive Reaching, Hometown Girl e Good Life, pur non essendo memorabili hanno comunque il pregio di fare da ponte alla traccia finale Generation Why, un raffinato brano electro-funky infarcito di synth e falsetti che concludono degnamente questo piacevolissimo viaggio notturno.

Possiamo dire che dopo i due ottimi ep The Night Day e Genesis Series l’esordio con il primo disco non ha deluso le aspettative, nonostante fossero piuttosto alte. Lui stesso ha definito l’album come la colonna sonora della West L.A. degli ultimi anni, ed effettivamente le sonorità rispecchiano in pieno lo stile di vita della costa ovest e in particolare di quella determinata zona di Los Angeles.
Se vogliamo trovare un difetto possiamo dire che Generationwhy nel suo insieme ha un suono forse poco variegato, ma al tempo stesso è anche un punto di forza in quanto il disco ha una sua coerenza dall’inizio alla fine. Zhu avrebbe potuto includere alcune tra le canzoni più famose dei lavori precedenti (come ad esempio il suo più grande successo Faded) perché, non dimentichiamoci, questo disco esce pur sempre per una major; invece sono tutte canzoni ideate e realizzate per questo nuovo album con la precisa intenzione di fornire all’ascoltare un’esperienza totalizzante. Alcuni ottimi pezzi rimangono tali anche presi singolarmente, ma questo è un lavoro che si apprezza ancora di più nel suo insieme, e non è poca cosa in un’epoca in cui il formato album ha sempre meno valore e la musica viene consumata in maniera differente dalle nuove generazioni.
Con un debutto del genere, non possiamo che aspettarci grandi cose in futuro da questo talentuosissimo produttore cinese di base a Los Angeles.

Tracce consigliate: Palm Of My Hand, In The Morning