Music video director, graphic designer e compositore. Yoann Lemoine è tutto questo. Ha 30 anni. In tutti i settori in cui si cimenta ottiene ottimi risultati. Il suo nome ha cominciato a girare nel music business grazie alla creazione di parecchi video di artisti famosi come Drake (in Take Care), Katy Perry (in Teenage Dream) e anche Lana Del Rey (in Born To Die).

Dal 2011 per rendere completo il suo impegno musicale passa dall’altra parte della staccionata, decidendo di iniziare a comporre musica. Sotto lo pseudonimo Woodkid. Primo frutto della produzione musicale di Yoann è il singolo Iron, che esce nel marzo 2011. Il videoclip del brano è maestoso, cerca di riprodurre lo scenario di una battaglia. Il brano ottiene ulteriore successo grazie anche l’utilizzo nel trailer del videogame Assassin’s Creed Revelations. Il videoclip rispecchia perfettamente l’atmosfera del brano e il brano è a sua volta su misura per le ambientazioni del videogame della Ubisoft. Ma Iron non è un singolo a sé stante. Fa parte dell’omonimo EP al cui interno troviamo altri interessanti brani come Brooklyn in cui lo stile da inno di battaglia di Woodkid si fa da parte per lasciar spazio a un romantico brano voce/chitarra a cui si aggiungono ottoni e pianoforte ma mantenendo il mood calmo.

Questo Golden Age inizia a prender vita nel dicembre 2012. Nell’attesa, Yoann ci lasciare spiare da dietro il sipario un anticipo dell’album rilasciando un altro EP, Run Boy Run, utilizzando la stessa strategia del precedente, singolo da “tutti all’attacco”, videoclip di fattura incredibile con annessi contenuti epici. Si può dire che ormai attraverso il progetto Woodkid si è creato un vera e propria nicchia, grazie a un sound decisamente originale soprattutto nel panorama odierno e nondimeno grazie anche a una sapiente strategia di vendita del suo prodotto.

Ora The Golden Age è pronto e indugiare nell’ascolto non serve a nulla. E quindi eccolo qui. Va detto che nel complesso, si presenta come un’opera sinfonica o almeno come una colonna sonora.Questo secondo modo di approcciarmi all’album è dovuto anche all’importanza e all’immaginario creato attraverso i videoclip.

Infatti The Golden Age, opening track omonima, mi fa pensare ad una moderna Overture, un manifesto, un programma di ciò che l’opera andrà a comunicare. E la frase The golden age is over è più che sufficiente. Soprattutto se si intende quest’eta dell’oro come il periodo della giovinezza. In The Great Escape Yoann riesce ancora a conciliare perfettamente emozioni scaturite e musica producendo una cavalcata ( o fuga) sinfonica che più o meno banalmente (sta a voi) rispetta il titolo.

Nell’ascolto e grazie ancora una volta all’aiuto dei videoclip, si percepisce l’album come la cronologia della vita, se Run Boy Run aveva come protagonista un bambino imbrigliato nelle sue paure, in I Love You, il bambino è cresciuto ed inziare a soffrire le pene dell’amore. Anche qui l’utilizzo di percussioni orchestrali, archi e ottoni non fa altro che rimarcare l’impianto sinfonico dell’intero album.

Proprio dopo l’ascolto di 5 tracce comincia a giudicare The Golden Age un album piatto. E’ questa l’impressione che si ha nell’ascolto nella sua interezza. I canoni ormai famosi dello stile woodkidiano ci sono tutti e Yoann non fa alcuno sforzo nel tentare di cambiarli o almeno di allontanarsene. Ok l’aver creato un proprio trademark, cosa difficile nella scena musicale odierna, ma il continuo ricorso ai soliti espedienti rischia di dare all’intero lavoro l’impressione della minestra allungata.

Infatti presi singolarmente i brani, come finora si era potuto fare prima dell’uscita di questo LP, restano degli ottimi esempi di chamber pop ma risultano noiosi nella lunghezza di un LP. Sta di fatto che come appena detto, singolarmente parlando, la fattura dei brani è di alto livello. Basta ascoltare Conquest Of Spaces o la traccia di chiusura The Other Side. Ce ne fossero di brani ripetitivi di così ottima composizione in giro. Ma inseriti in un elenco abbastanza lungo come 14 tracce, perdono il loro potenziale.

C’è da dire che comunque l’album non è un insieme di bei singoli messi insieme, il lifetime concept viene srotolato per tutta la durata fino a The Other Side, l’altro lato o meglio l’aldilà. Dove tutto finisce, anche questo debut album di Yoann Lemoine.

Tirando le somme di questo debut album, l’unica critica da avanzare è quella detta poco prima cioè, l’eccessiva pigrizia nel rimanere nel proprio trademark musicale senza cercare di sperimentare, cosa possibilissima all’intero di un LP di ben 14 tracce. Per me una mezza delusione vista l’aspettativa che i singoli avevano provocato non soltanto in me, credo. Può quindi risultare noioso, ma preferirei 100 album noiosi come questo che roba come questa.

Tracce consigliate: I Love You, Conquest Of Spaces.