“Our country, like any other country, is an imagined community, a country of illusion,” dice William Tyler, e aggiunge “We’ve mutually agreed on terms of geography, history, and identity. But those can change.”
Ma non lo dice cantando eh, sia chiaro, non lo dice nell’album. William è taciturno, se ne sta sulle sue e nel suo mondo e non passa giorno senza che lui imbracci la chitarra per dare concretezza ai suoi pensieri.
E allora ci prende per mano e ci accompagna in questo percorso, nell’Impossible Truth che altri non è se non la sua psiche. La voce, il basso e la batteria non servono, sei corde sono tutto ciò che occorre.
In realtà di chitarre se non porta dietro più d’una: acustica, elettrica, 12 corde, e aggiunge anche un po’ effetti, ma non molti, l’essenziale: riverbero, delay, tremolo e overdrive quanto basta.
Si inizia il viaggio sulle note di Country Of Illusion e il paesaggio si fa subito desertico, sterminato, solitario. A causa del caldo insopportabile la linea d’orizzonte si fa indefinita, così come ci suggerisce The Geography of Nowhere, la cui svolta epifanica nella parte centrale è metafora di una beffarda visione. Cadillac Desert è il ritrovamento fortunoso di una macchina che ci fa correre lungo le highway interminabili, con la speranza di poter uscire da questa situazione di isolamento, ma presto la benzina finisce e le buone intenzioni s’infrangono sulle note della successive We Can’t Go Home Again. Altri miraggi si susseguono: prima quello di una donna (Portrait Of Sarah), poi quello di un rifugio (Hotel Catatonia) e infine quello di una piccola comunità (The Last Residents Of Westfall).
Il termine del cammino, The World Set Free, è un crescendo fragoroso accompagnato da una fugace apparizione della batteria, ma che ben presto si trasforma in poche note dilatate fino all’orizzonte, dirette chissà dove.
Per un chitarrista (quale io sono), Impossible Truth rappresenta una piccola perla, un distillato di maestria in cui convivono le impostazioni spagnoleggianti più didattiche e il Jimmy Page più melodico (Tangerine, Going To California, Stairway To Heaven).
Ma perché queste otto tracce potrebbero coinvolgere ed emozionare anche un non appassionato dello strumento?
Perché i sentimenti sono diretti e vividi, il concept si districa come un film davanti ai nostri occhi, le atmosfere folk e desertiche sono spesso imbevute di psych e di altri elementi mai invasivi, che riescono a rendere caleidoscopico e incredibilmente evocativo un lavoro che altrimenti sarebbe potuto risultare tedioso.
E poi il cambio di The Geography Of Nowhere è la cosa più bella che sia accaduta alla chitarra in questo 2013.
Tracce consigliate: The Geography Of Nowhere, Cadillac Desert.