Gattini, Star Wars e free download: il 16 luglio è arrivato così, con l’album sorpresa dei Wilco.
Un evento che ha commosso il web.
Star Wars – perché proprio così si chiama – è il nono lavoro in studio della band di Chicago, e arriva cinque anni di distanza dalla bella fatica che era The Whole Love e solo un anno dopo l’uscita di Sukierae, opera del frontman Jeff Tweedy e suo figlio, pubblicata sotto il moniker di Tweedy.

Star Wars arriva senza preavviso in una carriera ventennale che non ha bisogno di presentazioni e che, proprio per questo motivo, non può permettersi di deludere quelle aspettative che i Wilco hanno saputo plasmare di album in album: spaziando dal folk all’alt-country all’art rock e passando per elementi sperimentali, il talento dei Wilco è nell’aver saputo confezionare non solo un proprio sound, ma anche un vero e proprio genere.

Star Wars, coi suoi 33 minuti e la sua spensieratezza, si pone sul versante meno sperimentale e più rock ‘n’ roll dello spettro, e lo fa in tipico stile Wilco, spontaneo e mai noioso: eppure proprio per questo rischia di non essere all’altezza delle – ahinoi – alte aspettative create da dischi ormai classici come Yankee Hotel Foxtrot (2002) e l’eponimo Wilco (2009). La leggerezza di Star Wars si sorregge sui riff coinvolgenti e sui ritornelli canticchiabili di Random Name Generator e The Joke Explained, Cold Slope e King of You, con un alt-country che in vari momenti lascia spazio a ballate più pop (More…, Taste the Ceiling), forti distorsioni (EKG, Pickled Ginger) e a momenti più intimi, minimali (Where Do I Begin) o al piano (Magnetized). Menzione speciale in un album costantemente discreto va a You Satellite, il pezzo più lungo dell’album, che richiama i momenti più sperimentali di The Whole Love: un brano atmosferico in cui le chitarre non fanno più da colonna portante, ma servono piuttosto ad incorniciare il crescendo malinconico inscenato da Tweedy &co., nonché a giustificare il titolo dell’album, che a tratti è fuorviante.

In poco più di mezz’ora i Wilco riescono sì a ricreare quel che dei Wilco riconosciamo ed apprezziamo, ma lo sforzo, in quest’apparente mancanza di sforzo, manca di convinzione e di tangibilità: Star Wars è intrattenimento estemporaneo, è un album onesto e che proprio per questo pecca in completezza e necessarietà. Peccato.

Traccia consigliata: You Satellite