Cantare a Sanremo non è stato un buon augurio per il quinto album in studio degli WhoMadeWho, le tette di Arisa sì. Non che ci siano diventati antipatici all’improvviso, dato che la questione festivàl si può chiudere con un “non sanno quello che fanno”, ma resta comunque un colpo basso trovarsi protagonisti del circolo dei derisi senza spaccare qualche chitarra.

Il segnale di quell’apparizione è stato chiaro: basta con i sorrisoni e i giri di parole, siamo seri, o meglio Tomas Barfod fa sul serio visto che Dreams è la prima produzione del terzetto che scarseggia di pezzoni e hit “simpatiche” come nelle precedenti uscite con Gomma e Kompakt. Consapevoli di tutto ciò, menzionano sul loro sito una frase dell’NME targata 2007: “What would happen if WhoMadeWho got serious?” . Niente di che.

E così cala il sipario sui reduci della disco punk europea che lasciano spazio a strascichi di elettronica depechemodiana (Right Track) riadattata con la faccia di culo degli Hurts alternata a tante tante chitarrine (New Beginning). E poi ci sono un po’ di fantasmi di Knee Deep, una leccata ai capelli, le tastierine, le teste che ciondolano e le voci malinconiche lasciate al loro destino. Insomma più vicini ai Local Natives che agli Art Department. C’è anche traccia di revival  (Traces) e del pezzo che deve piacere perchè è il più orecchiabile ma non basta (The Morning).

Tutta colpa degli Hurts e dei Bloody Beetroots e dei loro manager.

Tracce consigliate: The Morning