Uno dei cliché più diffusi tra gli esperti dei piani più-o-meno-ma-mica-tanto alti è che “quella è una band italiana”, che è spesso un eufemismo per “che puoi farci, sono pur sempre italiani, dobbiamo accontentarci, mica siamo americani”. Ci sono loro, ci sono gli artisti che il cliché lo confermano, e poi ci sono gli altri: le band che dimostrano che essere italiani può essere una definizione geografica, magari caratteriale, ma mai un handicap dietro a cui nascondersi. Sono queste le band che provano a rendersi esportabili da un punto di vista prettamente musicale e pure in modo un po’ ruffiano, com’è giusto che sia; sono le band che parlano inglese e spesso parlano la lingua dello shoegaze nelle sue ramificazioni psichedeliche o post-rock: basti pensare alle recenti uscite di Be Forest, VeiveCura, Kimono Lights e Departure Ave..

I Weird. questo concetto dell’esportabilità l’hanno afferrato, e l’hanno tradotto in musica con un LP di otto tracce e quaranta minuti ben sfruttati, un album dagli spazi soffocanti ma dagli ampi respiri strumentali, dai riverberi cavernosi ma dalla fluidità facilmente fruibile. A Long Period of Blindness, che nasce a due anni di distanza dall’esordio Desert Love for Lonely Graves, è un passo avanti per il trio romano: da un lato lo shoegaze e la psichedelia si fanno più violenti, rinunciando ai vecchi accenni post-punk; dall’altro, la produzione si fa più raffinata e matura.

Se qualcuno pensava che lo shoegaze dei Weird. fosse sinonimo di dreampop resterà già spiazzato dalla prima traccia: The Circle Is Closed Except Where It Bleeds è una perfetta introduzione ai nuovi Weird., che si rifanno alle frange più cupe del post-rock e i cui suoni metallici li avvicinano, a tratti, all’ambient/post-metal dei Jesu. La voce in riverbero è una costante del disco, che impedisce la comprensione dei testi se non per qualche sprazzo di disperazione (“I can hear you screaming”, recita Dead Wax), ed è un divieto voluto, che forse rimanda al titolo stesso dell’album: la cecità del nome evoca e invoca gli altri sensi, compreso quello spaziale, in modo tale da rendere il senso di soffocamento non solo costante per tutti i quaranta minuti, ma anche fisicamente presente. È una continuità che, però, non si traduce in monotonia: se Infinite Decay è un perfetto singolo perché picchia duro, The Sound of Your Heartbreak è più classica nel suo ruotare attorno alla voce di Marco Barzetti, mentre Widow riesce a svelare persino la vena più dreampop del gruppo.

A Long Period of Blindness può vantarsi di una produzione elegante e attenta al dettaglio, che rende il lavoro solido e coeso; sotto l’ala protettrice di Marco Compagnucci (Mary in June) i Weird. riescono a realizzare un disco che ci è, ci fa e ci sa: sa quando esplodere, sa quando rallentare, sa quando soffocare e quando ampliare gli spazi. Persino un brano come Gaze, che è forse la traccia meno necessaria di tutto l’album, si inserisce organicamente nel tutto, senza mai rendere pesante il prodotto finale. È una produzione che non esagera e non sbaglia, la cui unica pecca è che forse potrebbe addirittura osare di più, ma che riesce nel tentativo di rendere A Long Period of Blindness un disco più che valido, indipendentemente dal fatto che si parli di panorama italiano o internazionale.

Tracce consigliate: Infinite Decay, The Circle Is Closed Except Where It Bleeds.