Chi è questo tizio che esce per l’etichetta di Nicolas Jaar? Boh. Si sa che è un producer di base a Mosca. Non molto altro. Abbiamo ora per le mani il suo debut album, la giusta occasione per conoscere un nome emergente. O per annoiarsi.

Infatti questo Dubna non ha alcun piglio catchy che per un genere come quello proposto da Vtgnike, tra il 2step e la juke, ne dovrebbe avere eccome. Almeno nelle ipnotiche e saltuariamente nevrotiche percussioni. Stimulate, sorta di intro di bassi soffusi e vocione riverberate, diciamocelo, non stimola proprio un cazzo. Men che meno Campaign Refix. Jimmy Dub sembra quasi scusarsi della sua presenza, inzia e finisce senza che tu ne abbia coscienza. Il sample etnico che spesso troviamo nei lavori di Daphni o dell’ultimo Four Tet illudono l’ascoltatore nella speranza del pezzo finalmente incisivo. Tutto si basa invece sul giocare con la manopolina del filter per lasciare spazio a una parte centrale che sembra registrata nel cesso di un autogrill. Hi Fashion è, seppure nel suo anonimato, una traccia (sembra più un interlude) godibile, Rewind Ioseliani dimostra che in fondo qualche cambio o almeno un paio all’interno di un pezzo, questo ragazzo russo è capace di metterlo. Zarubezh è il colpo di coda quasi in chiusura d’album – forse s’era ricordato che Jaar aveva investito su di lui e non voleva fargli fare una figura di merda. Questa mia opinione regge ancor di più ascoltando Untitled, l’unica traccia rispettabile di questo album. Tra sonorità vagamente acustiche si innesta il solito beat ripetuto ancora e ancora e ancora per tutti i quasi 4 min di pezzo.

Il giovane Vtgnike (perché spero sia giovane) in quanto a groove dovrà farsi dare qualche lezione da gente come Machinedrum. Ci fosse stata una bombetta come Gunshotta in Dubna, ne avrebbe sollevato le intere sorti. Oppure anche non amando il cromatismo sonoro di Lone, in quanto a capacità di coinvolgere con i soli beat qualche ascolto sarebbe di giovamento. Una diffusa sensazione di anonimato e di quasi volontaria decisione di non incidere nei pezzi con un piglio più aggressivo fa di Dubna uno dei pochi album elettronici che non lascia nulla all’ascoltatore. Ed è veramente spiazzante come sensazione.

Tracce consigliate: Untitled