Con il primo album di Untold si parte bene (o male, a seconda dei punti di vista) a iniziare già dalla copertina e dal nome. Con che coraggio sfasciare con un mattone quel porcellino, adorabile quanto kitsch che sembra uscito dagli arredi di casa della vostra nonna? Cosa siete, dei macellai? Non c’è ironia, qui non si scherza e se non c’è pietà per la statuetta figuratevi quanta ce ne può essere per le vostre orecchie.
Jack Dunning, la mente dietro il progetto Untold, non è esattamente l’ultimo arrivato: dal 2008 alterna l’attività di produttore e DJ a quella di remixer (per nomi di un certo livello; Modeselektor, The xx, Boys Noize) con ben due etichette alle spalle a supportarlo, la Hemlock Recordings della quale è co-fondatore e per la quale è uscito il primissimo lavoro su disco di James Blake e la Pennyroyal, da lui fondata nel 2013.

È su Hemlock che esce questo Black Light Spiral, e basta premere play per avere chiaro quanto seriamente Untold prenda la questione musicale. Percussioni opache e distanti e sirene d’allarme compongono 5 Wheels: pochissima musica in senso stretto per questo primo brano e tanto disagio a creare un’atmosfera che anche ai meno attenti potrebbe ricordare Revolution 909 dei Daft Punk ma che qui non funge da intro, è la canzone stessa, e per intero. Nessun compromesso.
Secchi e martellanti i toni di Drop It On the One per quello che sembra un lentissimo crescendo ma che col passare dei minuti SI atrofizza su se stesso e diventa il ronzare minaccioso di un aereo a bassa quota che va a braccetto con le sirene d’allarme della canzone precedente. Arrivati a questo punto è ormai il momento che lasciate ogni speranza voi che vorreste trovare qualcosa di ballabile: Sing a Love Song prende un ritornello reggae e lo comprime abortito tra percussioni opprimenti e cupe, lasciando filtrare solo spiragli di ritmi tribali. Percussioni talmente ossessive che per l’ultimo minuto abbondante di ascolto rimangono l’unico elemento presente sulla traccia insieme alla linea vocale in un effetto straniante.
Su Doubles abbiamo un’autentica citazione (involontaria? O si tratta di un magnifico omaggio non dichiarato?) di Yerba Del Diablo dei Datura, il ritmo è esattamente lo stesso ma il suono è qui asciutto ed essenziale, quasi marziale, le percussioni smorzate ricordano un marciare implacabile di stivali. Zucht, Ordnung und elektronische Musik.
Elementi di interesse sono anche le improvvise inversioni di stile quando si salta dai bassi più buii agli effetti urticanti e graffianti di Hobthrush e Wet Wool.
L’unico brano che mostra elementi veramente estranei allo stile generale è quel curioso esperimento dubstep-electro, sempre alterato in chiave personale, che è Strange Dreams nel quale in ogni caso Jack Dunning non mette da parte la dimostrazione su come lasciare frastornato l’ascoltatore. Chiusura affidata all’anomala Ion con la quale il suono sfrega sui timpani per quasi cinque minuti prima di spegnersi senza preavviso.

Gli otto episodi di Black Light Spiral rendono in maniera eccelsa l’asfissia del titolo, la spirale nella quale si entra ma dalla quale non si esce facilmente. Jack Dunning sforna un’opera prima sorprendente nella quale tutte le sue influenze e produzioni passate vengono seppellite sotto una coltre industrial salvo lasciarle affiorare solo a tratti, quasi come richiami, occhiolini d’intesa ai suoi seguaci più attenti. Nel 2009 Untold produceva una traccia dal titolo Dante. Dopo cinque anni la sua personale discesa negli Inferi è qui per essere goduta in prima persona.

Tracce consigliate: Doubles, Drop It On the One.