A due anni dal suo sbocciare, il fiore aperto per noi sotto i più bei cieli non dovrebbe aver accolto l’inverno nel migliore dei modi.

IGOR, quinto album dell’artista Tyler, The Creator, prende infatti una deriva emotiva rispetto alle sensazioni provate in Flower Boy e, seguendo l’attitudine del precedente Cherry Bomb, racconta l’appassimento di un importantissima relazione, scaturito dalla presenza di una fredda figura del passato.

Per quanto al tempo fosse rimasto quasi inavvertito, il punto di svolta nello stile di Cherry Bomb ha segnato la carriera di Tyler, The Creator, rendendo suo quello stile preciso, scaturito dalla distorta realtà di Bastard e Goblin, placata dall’emotività della crescita di WOLF. IGOR segue l’idea grazie al proprio stile narrativo definito, raggiungendo un apice artistico (aspettato nell’incredibile parentesi musicalmente completa, ma liricamente non troppo esaustiva di Flower Boy) e unendo tutti i sopra-citati elementi nella singolare, amara, cronaca che racconta di chi, al contrario di lui, non riesce a lasciarsi alle spalle una finta comfort-zone, impossibile per confermare un saldo amore.

Storia vuole quindi che il desiderio di Okonma di vedere il protagonista di questa relazione sia ormai andato a scemare (si metta a confronto See You Again con A Boy Is A Gun – “I don’t wanna see you again, stay the fuck away from me”), non riuscendo però ad accettare di abbandonarla a chi sembrava essere solo un fantasma. Si intende poco a poco la debolezza di questo stato d’animo quando capiamo che, con dei pesi alle caviglie, l’artista non ci saluta, ma annega piano piano nel suo stesso mare di lacrime. Capire queste sensazioni a primo impatto rimane comunque un lavoro difficile dal momento che l’enorme peso dell’insicurezza pone nuovamente un velo tra noi e l’artista. Perché quando emotivamente sottotono, Tyler è solito indossare svariate maschere (Wolf Haley, la strana figura di Cherry Bomb o Mr. Lonely) che pensavamo avesse abbandonato due anni fa grazie alla sicurezza trovata in Flower Boy.

IGOR, appunto, si pone come un intera realtà fuori dagli schemi, un continuo nominare di personaggi diversi, Tyler che indossa parrucchino biondo e occhiali da sole e, sopratutto, una marea di apparizioni irriconoscibili, lasciando a praticamente nessuno la propria voce reale (riconoscibili Playboi Carti e qualche vocal di Solange, orgogliosamente registrato a Como la scorsa estate). Perché per quanto musicalmente sembri sempre sicuro di se stesso, l’artista, in un assurdo buon senso, non vuole (o forse riesce) a non usare mezzi termini, rendendo complicato anche il suono complessivo del proprio disco, unendo incredibili distorsioni, ballate (GONE, GONE / THANK YOU nata da un interessante collaborazione tra Mild High Club e i samples di King Krule) e romantici brani pop. Perché infelice proprio come Cherry Bomb (disco che ci ha fatto conoscere le grandi doti di produttore dell’artista) è chiaro che quando in un periodo blu, Tyler the Creator sarà prossimo a creare musica per niente semplice, mettendo a confronto confusionari e profondi stati d’animo.

Ora mi viene solo da ammettere che, seguendo l’artista sin da adolescente, non posso che essergli grato per come siamo cresciuti insieme in tutto questo tempo e per la disciplina sentimentale che ha istruito ai propri ascoltatori negli ultimi anni. Perché quegli stessi irascibili stacchi musicali, chiari a chi era affezionato al periodo Odd Future, sono spesso le più irrazionali emozioni di chi non sa tenersi niente dentro, vergognandosi di tutto ciò. Unicamente l’artista vive da tempo il suo momento più fragile, iniziato nello sbocciare del Flower Boy, lavoro che in tutti i modi ha richiesto una voce e che infatti non ha avuto bisogno dell’anonimato, ora però offuscato in quanto parentesi speciale nella vita di una persona umanamente semplice ed emotiva come tanti.

Tracce consigliate: I THINK, PUPPET, ARE WE STILL FRIENDS