Tre anni di assenza, tre anni che coincidono con la precedente release di Nine Types Of Lights, ma anche con la tragica scomparsa del bassista Gerard Smith. Tre anni sicuramente difficili per i TV On The Radio, tornati ora con questo atteso Seeds.
Dear Science è ancora una bellissima stella, il cui bagliore sonoro sopravvive nitido nelle menti (e nelle orecchie) di chiunque lo abbia ascoltato, ma che ormai pare non aver più ragione d’esistere né di avere proseliti. Di quel periodo vengono però salvati i suoni delle tastiere, abbinati qui a una ritrovata immediatezza d’ascolto (passando dunque alla precedente gemma, quella che risponde al nome Return To Cookie Mountain) e a un avvicinamento al pop più evidente rispetto al passato.

Test Pilot, per esempio, è davvero una traccia radiofonica, di quelle che passano in sottofondo la sera e che ti cullano mentre guidi, di quelle che qualche anno fa ci avrebbero fatto maledire il non ancora nato Shazam. Chissà chi sono, che bella melodia, chissà se la risentirò mai. D’altro canto Lazerray ribalta tutte le carte in tavola e si presenta come una nuova, seppur edulcorata, Wolf Like Me, facendo smuovere gli animi e muovere i culi (così come anche Winter, coinvolgente nella sua scarna e rumorosa semplicità). Could You viaggia poi bene su riff di chitarra, sospinta con potenza da fiati importanti. La successiva Happy Idiot è uno degli episodi più riusciti del disco: melodie che entrano subito nel cervello, piede che batte a tempo e chitarrine in ottave incredibili.
In Right Now (ma un po’ in tutto il disco) si lascia apprezzare la produzione di Dave Sitek, abile nel giostrare numerosi strati sonori rendendo il tutto molto arioso. All’appello meritano di essere richiamati anche la chitarra acustica di Trouble, i bassoni sintetici della titletrack, la bella drum machine di Love Stained e l’elettronica smaccata di Careful You.

Cosa resta dunque di Seeds? Bei pezzi (seppur niente di nuovo), ottima produzione e molto sentimento, talento innegabile.
La sensazione personale è però assimilabile, per assurdo, quasi a una delusione, ma chi ha vissuto i fasti dell’epifania di Dear Science potrà facilmente capirmi.
Ciò che oggettivamente abbiamo nelle orecchie è l’ennesima conferma di un ottimo, importantissimo, gruppo che continua a suonare senza mai perdersi per strada.

Tracce consigliate: Happy Idiot, Test Pilot.