Rodeo è l’ultimo capitolo di un filone musicale che ha le sue radici in 808’s & Heartbreak, Kanye West, 2008. Si tratta sempre di rap, certo, ma le rime passano totalmente in secondo piano per fare spazio a voci effettate in tutte le direzioni, dall’autotune smielato alla distorsione robotica, vocalizzi, pause, tantissime urla. Si pensi ad esempio a Future, Chief Keef, Young Thug, Migos, Rae Sremmurd (quasi tutti presenti nel disco infatti), si parla di questo. Una tamarrata, insomma? Sì, assolutamente, ma è un giudizio che di per sé non significa nulla, non ha una connotazione necessariamente positiva o negativa, i problemi di questo disco sono altri.

Se si arrivasse a questo disco senza conoscere nessuno dei rapper citati ci sarebbe poco da dire, l’album è una bomba: i pezzi durano una media di quattro minuti e mezzo ma sono talmente di facile ascolto che non ci si crede, anche perché i più lunghi verso la metà diventano un altro pezzo (Oh My Dis Side, 90210), i featuring sono tutti azzeccati nonostante la banalità di alcune scelte (mettere Justin Bieber e Young Thug nello stesso pezzo è invece qualcosa di visionario), i testi sono ignoranti all’inverosimile? Poco importa, ogni canzone è un potenziale singolo e questo ci basta. Kanye in Yeezus dice cose come “In a French-ass restaurant, hurry up with my damn croissants” ma va benissimo così, senza frasi simili sarebbe un altro disco (e un altro Kanye).
Il punto è che questo disco arriva nel 2015, dopo Future e i Migos a capitalizzare l’impostazione nel flow dell’ottanta percento dei wannabe rapper americani (e se ne sono accorti proprio tutti*), anni dopo Yeezus, dopo Chief Keef e anche dopo il primo album di Young Thug. Se Travis si limitasse a proporre dei pezzi ignoranti e “freschi”, sulla scia degli altri, non ci sarebbe nulla da obiettare, ma ad essere onesti la sua è più una mimesi totale, a tratti un plagio (e c’è chi parla di plagio in tutto e per tutto**). Quello che ne viene fuori è un Future meno ritornellaro, i Migos con almeno la terza media, ma assolutamente nulla di più. Antidote è We Dem Boyz fatta dai Rae Sremmurd, anche se è meglio di We Dem Boyz o di qualunque pezzo dei Rae sremmurd.
Quanta poco sia importante Travis Scott nel suo stesso disco diventa evidente se accostato ai featuring più incisivi, come in Pray 4 Love o Piss On Your Grave, rispettivamente con The Weeknd (una delle su strofe migliori quest’anno) e Kanye West che gli rubano totalmente la scena.

Bilancio finale: la cura delle produzioni (DJ Dahi, Wondagurl) e del suono, i featuring, l’arroganza e la capacità di farsi ascoltare vincono sulla totale mancanza di personalità – prima ancora che di originalità, – di Travis Scott, che dalla sua ha l’età (23 anni) e dei grossi nomi attorno che possono solo avere una buona influenza su di lui, in attesa che qualcuno gli spieghi la differenza tra ispirazione e mera copia.

Tracce consigliate: 90210, 3500