Il terzo album è sempre la prova di maturità per un gruppo. Lo è ancora di più per i Toy, che dopo un esordio travolgente, non sono riusciti a produrre un secondo album all’altezza del precedente.
La band inglese si è distinta come una dei gruppi più interessanti nel panorama recente shoegaze/psichedelic rock insieme ai conterranei The Horrors, con i quali è  infatti inevitabile il parallelismo: la band capitanata da Faris Badwan ha avuto un’evoluzione coerente e continua, che l’ha di fatto consolidata ormai come una vera e propria realtà.
Evoluzione e maturazione che fino ad adesso è mancata ai Toy e che hanno cercato in questo ultimo lavoro, inevitabilmente spartiacque della loro carriera.

Clear Shot si presenta a noi con una opener-titletrack di ottimo livello: inizio bello sporco, con chitarre distorte e rumore in contrapposizione con una voce quanto mai limpida e un cambio di ritmo deciso intorno ai 3 minuti.
In realtà, come possiamo già accorgerci dal singolo che ha anticipato l’album, I’m Still Believing, il suond generale è molto più pulito del passato e la forma della canzone, più tradizionale. Pezzi melodici, anche di pregevole fattura come Clouds That Cover the Sun, o We Will Disperse, sono l’emblema del cambiamento di direzione intrapreso, nonostante rimanga assolutamente riconoscibile il marchio di fabbrica della band.
Questi ultimi due brani rispecchiano un po’ tutto il resto, fatta eccezione per episodi come Fast Silver, più ombrosa e noise e la closer Cinema, delirante pezzo dreamy.

Abbiamo quindi un cambio di rotta a favore di una pulizia del suono che però non sembra essere totalmente nelle corde della band. Fatta questa premessa, Clear Shot, rimane un buon ascolto, che conferma le capacità dei ragazzi capitanati da Tom Dougall, ma non li fa esplodere definitivamente e quindi consacrare. Forse è la nostalgia dei vecchi Toy a parlare, ma la sensazione è che non sia questa la strada giusta da intraprendere per risalire la china.

Traccia consigliata: Clear Shot