tokyo-police-club-forcefieldEtichetta: Memphis Industries
Anno: 2014

Simili a:
Tokyo Police Club – Elephant Shell
Bastille – Bad Blood
Weezer – Green Album

Ai tempi dell’uscita del primo album dei Tokyo Police Club gli imitatori degli Strokes erano tantissimi, e ovunque. Fra loro, c’erano band di cui non si notava alcuna ragione di esistere (non so, tipo loro?) e altre che invece si facevano ascoltare volentieri. A volte anche più che volentieri: come ad esempio i Tokyo Police Club di Elephant Shell, datato 2008, un album rimasto quasi di culto per gli amanti del genere.

Dopo il relativo successo del primo album, nel 2010 è stata la volta di Champ. Questa volta un mezzo passo falso: stessa formula, qualche bella canzone, ma, forse anche a causa della sovraesposizione di tutto il genere negli anni precedenti, la magia non si è ripetuta.

Dopo 4 anni di silenzio, ecco arrivare Forcefield. La situazione musicale in cui esce è radicalmente cambiata anche solo rispetto all’album precedente, quello che al tempo si sarebbe ancora chiamato indie-rock è ormai pop da classifica, con gruppi come i Bastille ad occupare ignominiosamente palchi e scene. La reazione a tutto questo poteva essere tra l’intransigente (continuiamo a fare esattamente quello che abbiamo fatto finora) e l’accondiscendente (dai ragazzi è ora di fare ca$$$h!).

Quella dei Tokyo Police Club si situa a metà fra le due. Se da una parte abbiamo canzoni come Tunnel Vision in cui la band degli esordi, seppur con le dovute evoluzioni, è ancora riconoscibile, ci sono altre canzoni come Hot Tonight o Toy Guns che bramano evidentemente non i cuori dei loro fan ma i più remunerativi spazi nelle radio. A favore dei Tokyo Police Club c’è da dire che il modo che hanno scelto per conquistarli non è quello di scendere al livello becero di Bastille e degradazioni simili, ma di virare il loro suono verso quello sempre radio-friendly del college rock americano alla Weezer. Una canzone su tutte in cui la virata evidente è l’apertura Argentina part I, II, III, che, fra l’altro, è anche la canzone migliore dell’album. Ma al di là delle singole canzoni, il risultato finale è quello di una band dalla platea potenzialmente più ampia, certo, ma dal suono decisamente molto meno interessante.

Traccia consigliata: Argentina part I, II, III