I Thee Silver Mt. Zion tornano con Fuck Off Get Free We Pour Light On Everything: un vaffanculo e la pretesa di portare luce su tutto. Una boria alquanto sbruffona e iperbolica, verrebbe da pensare, ma in realtà non è così. L’ingombrante presenza artistico-ideologica di Efrem Menuck, infatti, si proietta a priori su ogni lavoro da lui intrapreso e guidato, cosa questa che ha contribuito a creare una figura unica nel panorama musicale contemporaneo. Una persona vera però, e non un personaggio affettato e studiato nei minimi particolari.
È questo il motivo per cui una presunzione così forzatamente riottosa e messianica non appare come una promessa spaccona, ma come una sentita voglia di ribellarsi guidati da una forza, un’ideologia, un destino comune.

Nati come side-project dei più famosi Godspeed You! Black Emperor, i Thee Silver Mt. Zion hanno avuto modo di dimostrare in quindici anni di attività (e svariati cambiamenti di nome e formazione) di non meritarsi un secondo posto a discapito dell’ensemble originario, ma di rientrare a pieno titolo in quello che è l’universo canadese della Constellation.
I dieci minuti di Fuck Off Get Free (For The Island Of Montréal) sono un’introduzione coinvolgente, una cavalcata che vive di chitarre grezze e riff pazzeschi, linee melodiche sospinte con euforia da violini impazziti che scompaiono nella coda di quel post-rock incazzato tipicamente canadese. Appena terminato il pezzo si potrebbe pensare che il picco emotivo sia già stato volutamente raggiunto: tutte balle.
I tre movimenti – climax, esplosione, coda – di Austerity Blues regalano un quarto d’ora che viaggia senza tregua tra epicità e rock (post-, alt-, quellochevolete-); la chitarra di Take Away These Early Grave Blues è il colpo di grazia, e come se non bastasse una furia di violini dal rimando vagamente gipsy martoriano il nostro udito messo a dura prova in questa mezzora.
E così il pop cameristico e minimale di Little Ones Run funge da interlude per collegarci ad altri undici giri d’orologio che rispondono alla vecchia gloria di What We Loved Was Not Enough (che i veri fan sicuramente conosceranno già, da The West Will Rise Again, EP numerato a 1000 copie e venduto nel tour inverno-primavera del 2012), pezzo che mette da parte per un attimo le precedenti velleità d’insurrezione, toccando un livello di struggimento emotivo che oserei definire nobile. Una delle ragioni per tornare ad avere fiducia nell’umanità.
Altro pop da camera fumoso, Rains Thru The Roof At The Grande Ballroom (For Capital Steez), ci accompagna per mano verso la luce.

È palese ormai che i Thee Silver Mt. Zion vivano la loro esistenza senza dover nulla ai cugini più grandi GY!BE, attingendo linfa vitale da territori vasti per arrivare a risultati nel complesso omogenei e sicuramente di grande impatto, nonostante la complessità e la portata effettiva dei singoli pezzi che talvolta risultano difficili da digerire.
Del resto nulla che non si sapesse già: grandi musicisti che continuano a produrre album importanti, pregni di significato e potenza.
Questo Fuck Off Get Free We Pour Light On Everything rappresenta l’apice della loro carriera, almeno per il momento.

Tracce consigliate: What We Loved Was Not Enough, Take Away These Early Grave Blues