Oggi sembra che per fare il musicista non ci voglia poi tanto. Butti giù un pezzo, lo carichi su Soundcloud, vieni notato grazie allo spam e a una botta di culo e il gioco è fatto: sei là nell’olimpo degli artisti.
In realtà c’è chi la gavetta l’ha fatta e, in un certo senso, continua a farla con passione, col sudore, con le sessioni notturne di registrazione e i tour da 27 date al mese in giro per l’Europa col furgone.
È questo il caso dei The Vickers, quattro ragazzi fiorentini il cui terzo disco, Ghosts, rappresenta tanto una svolta quanto il meritato trampolino di lancio.
Reduci da due album perlopiù UK-pop, i quattro hanno deciso di prendersi una pausa dall’intensa attività live per mettere mano e sviluppare quelle idee che da troppo tempo erano rimaste latenti in un angolo e che rischiavano di sedimentare in eterno (come raccontato su queste pagine in un’intervista).
Ecco dunque che in Ghosts le chitarre si elettrificano ricche di phaser e distorsioni acide, il basso si erge accompagnato da una sezione ritmica decisa e sempre presente, le voci si alternano (per quanto Andrea rimanga la voce principale) creando un ascolto variegato e coinvolgente.

Già con She’s Lost, singolo di lancio, si percepiscono gli elementi messi in gioco dai quattro: una svolta sì psichedelica ma ben lungi dal rigettare la fiera matrice brit, assoli e strumentali alla soglia del kraut che convivono però naturalmente con melodie talmente pop da rimanere subito in testa. All I Need (b-side del singolo anch’essa contenuta in Ghosts), con i suoi rimandi wave, lancia però immediatamente un monito contro eventuali “etichette” frettolose. Tutto viene ribaltato in men che non si dica da un basso protagonista mentre intorno infuriano feedback e assoli acidissimi tirati per il collo da una batteria furiosa.
It Keeps Going On And On sferza l’atmosfera con riff desertici e stop-and-go riuscitissimi, Hear Me Now comprime i suoni in un mondo ovattato e trasognante eppure sempre riportato coi piedi per terra da sapienti armonizzazioni chitarristiche, Inside A Dream poi è infingarda: parte tranquilla e travolge sul finale con un assolo e una batteria che non ti aspetti. C’è tempo anche per dell’acustico (Senseless Life), per atmosfere ondeggianti sorrette da un organetto (Walking On A Rope) e per una ballad struggente da accendini e singalong (Total War).
La selftitled chiude l’album nel migliore dei modi: melodia tranquilla e rassicurante ma con finale aperto come nella migliore delle tradizioni psych.

In Ghosts vengono messi in musica i fantasmi del passato, resi concreti ma solo dopo essere stati filtrati in un caleidoscopio di influenze che si ritrovano a convivere pacificamente nella visione d’insieme, senza mai cozzare né tantomeno risultando pura e semplice imitazione. Ogni traccia, infatti, trasuda personalità. Il motivo è uno solo: i The Vickers sapevano cosa fare e hanno agito di conseguenza, proprio come fanno i musicisti navigati con una lunga carriera alle spalle. La produzione è l’ennesimo esempio: oculata e ricercata senza mai essere però una gabbia per i ruggiti più selvaggi.
Ghosts è lo specchio di ciò che sono i Vickers: un concentrato di qualità, di impegno, di storie, di psichedelia, di pop, di orgoglio italiano, di sincerità.

Tracce consigliate: She’s Lost, It Keeps Going On And On.