Whosampled è quel sito stilosissimo simile ad un’enciclopedia dove si possono trovare tutti i samples utilizzati nelle canzoni. Prima c’erano solo canali artigianali di Youtube che si sono duplicati col tempo su internet, specialmente dopo che i Daft Punk hanno dato alla luce uno dei più grandi capolavori della storia della musica, ovvero Discovery. Da quel momento, più o meno, la sampledelica è passata da essere un vezzo di pochi ad un fenomeno di culto ed anche un po’ mainstream. E c’è chi ne ha fatto la propria cifra stilistica principale.
Il primo nome che viene in mente non può che essere The Avalanches, collettivo che nel 2001 si è presentato al mondo con Since I Left You, bombetta per orecchie fini e per nerd infoiati per quel genere di cose plunderphonics, piene zeppe di taglia e cuci di frammenti estrapolati dai vinili del nonno o dai cd a 3 euro nei cestoni dell’Autogrill. E vengono in mente subito gli australiani di cui sopra semplicemente perché se ci si mette a fare la conta, con il primo album parliamo di circa 900 (novecento) samples. Ci sono voluti 16 anni per il sophomore Wildflower, che ne conta anche lui a centinaia ed altri quattro per l’odierno We Will Always Love You (d’ora in poi anche solo WWALY): un concept album che non si misura in minuti, ma in anni luce.
La metafora sci-fi non è casuale. Tutto il lavoro è infatti dedicato allo spazio e all’infinito e s’ispira alla fantascientifica storia d’amore tra Carl Sagan e Ann Druyan, che poi è anche la donna in copertina. E non è casuale nemmeno il collegamento tra l’inizio e la fine dell’album come un loop: da un lato parole di amore e memoria eterni (Um, anyways, so, I’m gone / But, you know, I’ll still be here / I’ll be with you / And I’ll always love you, um) e dall’altro il messaggio di Arecibo della closing track, che riprende una trasmissione radio inviata nello spazio nel 1974 in direzione Ammasso Globulare di Ercole, a 25.000 anni luce di distanza, a cui hanno lavorato lo stesso Sagan e Frank Drake e che si chiude ancora con And I’ll always love you tra un codice morse e l’altro.
In mezzo ci si trovano anche Wherever You Go (con Jamie XX, Neneh Cherry e CLYPSO), che a sua volta contiene il messaggio che nel 1977 è stato inserito nelle sonde Voyager e mandato letteralmente in orbita nel famoso Voyager Golden Record. Roba che arriverà dove deve arrivare solo tra 40 mila anni. E forse è per questo che per alleggerire i discorsi seri il brano è un deeppone da Café Mambo di Ibiza perfetto per ribaltare l’appartamento alle 5.30 del mattino.
Rispetto al passato, gli Avalanches ripropongono la solita formula vincente, ma aggiungono una quantità sterminata di collaborazioni che non si sovrastano tra loro, ma si inseriscono perfettamente nel mood e nei campionamenti. Prendi, ad esempio, The Divine Chord che per farla suonare come suona si potevano chiamare solo gli MGMT e lo stesso vale per la title track da sesso bello con Blood Orange. Giusto per citare altre comparsate random, nell’album ci sono Karen O, Kurt Vile, Rivers Cuomo, Johnny Marr.
Musicalmente il duo suona sempre senza tempo, ma supera la caratteristica rivisitazione degli anni ’30 e ’70, che avrebbe potuto generare qualche ragnatela se costruita in modo identico a quello di vent’anni fa. Oltre alle citate collaborazioni, infatti, i samples usati in WWALY vengono trasformati in bombe da ballo elegante che sembrano uscite dal carrello dei primissimi ’00 della Roulé, con Thomas Bangalther e Dj Falcon. Esempi facili? Interstellar Love, con il sample a là french touch di Eye in the Sky di Alan Parson’s Project o Music Makes Me High che fa molto Make Luv di Room 5 (progetto dietro il quale si cela, manco a dirlo, Junior Jack) e We Go On dove compare Mike Jones dei Clash. Evabbè.
Queste sezioni spassose vengono poi intervallate da interlude radiofonici a tema “ti amerò per sempre anche se vago nell’universo” e da cose per un altro po’ di sesso bello come Until Daylight Comes con Tricky ed altra roba più attuale come Take Care in Your Dreaming con Denzel Curry, Sampa the Great e ancora Tricky. E a conti fatti sembra quasi di ascoltare un mixtape che prende mille deviazioni. Che poi, pensandoci bene, in effetti nello spazio ci si muove in tutte le direzioni possibili.
We Will Always Love You è l’ennesima dimostrazione del disturbo maniacale di Robbie Chater e Tony Di Blasi per easter eggs e rompicapo. Tutto viene studiato, scomposto e messo al suo posto per uno scopo preciso, che può essere anche solo quello di far andar fuori di testa l’ascoltatore più attento, perché loro lo sanno bene che è la logica che fa impazzire e non l’immaginazione. Ma siccome la logica è solo la metà di quello che ci circonda, chiudiamo con una citazione che racchiude il concept del lavoro e che rappresenta, forse, lo spirito più profondo delle cose che mettiamo nelle sonde che girano nello spazio. Questa è Ann Druyan dopo la morte di Carl Sagan:
I saw him. We saw each other. We found each other in the cosmos, and that was wonderful.
Tracce consigliate: Interstellar Love, Wherever You Go