Il Canada è attualmente conosciuto per essere l’unica nazione faro di speranza per il mondo, ma non è esattamente un paese rinomato per le sue estati calde, l’atmosfera sognante e tropicale e tutte quelle altre amenità che vengono in mente quando pensiamo all’immaginario chillwave.
In effetti Jamison Isaak da Vancouver è dal 2010 che della chillwave ne dà la sua versione, più fredda ed eterea, a cui abbandonarsi sdraiati rannicchiati in posizione fetale di fronte al camino, piuttosto che su un’amaca con un mojito in mano e una camera Super 8 nell’altra. Ne dà conferma anche in questo suo nuovo lavoro, che si apre con Cycle, quella che forse è la canzone più calda dell’album (sebbene nel testo parli del percorso fatto per affrontare una depressione), per poi cadere subito nel gelo di Dream City: 4 minuti abbondanti di tensione cristallizzata, monotona e sinistra. È fra questi due estremi che si muove l’album: a volte, come in Lost, si torna vicini a un formato pop, tranquillo e confortante, altre volte, come in Cherry Blossoms, ci si trova immersi in un paesaggio sonoro quasi psichedelico, circondati da una melodia ipnotica che sembra una sorta messaggio alieno incessante e ripetitivo.
Non mancano le ospitate: troviamo Sean Carey, dal progetto Bon Iver, che accompagna la delicata e intima First Rain, c’è Jon Anderson degli Yes, che suona in Anew e cura la produzione dell’album.
Non mancano neanche le canzoni che sono poco più di un riempitivo, e che in un album già lento per sua natura rischiano di distrarre: Becoming, ad esempio, così come la conclusiva Breath, nulla di più di un semplice tappeto di synth lungo 3 minuti e 15.
Questo è forse il limite dell’album:ci sono passaggi interessanti, soprattutto per chi gradisce il genere, ma anche momenti anonimi che diluiscono l’ascolto. In ogni caso, se siete in una di quelle giornate in cui volete come unica compagnia un divano, nuova musica e una sottile, serena e percettibile paranoia, Themes for a Dying Earth potrebbe fare al caso vostro.
Tracce consigliate: Cycle, First Rain