Inutile fare presentazioni troppo lunghe, Syd Tha Kid la conosciamo ormai molto bene. Voce del gruppo R&B The Internet, presente in featuring con artisti non poco rilevanti (Tyler, The Creator, Kaytranada, Pyramid Vritra, Mac Miller), ex componente della Odd Future e sorella di Taco Bennett, membro onorario dell’aggressivo collettivo americano. Ma se prima la cantante era perlopiù nota per aver portato alla luce quella brezza alternative R&B nella scena hip hop americana, oggi vediamo la Nostra dare vita alla propria carriera solista, mettendo in secondo piano i The Internet e cercando espressione tramite un suggestivo debutto. Con Fin la protagonista ci racconta infatti la propria realtà, la paura nell’esporsi, l’odio per le tante critiche che le son state mosse in passato, la sessualità e il coraggio nel tirare fuori un debutto che riuscisse ad esprimere al meglio la propria persona. 

Syd ci dona un mix di sound grazie all’aiuto di notevoli produttori tra i quali MeLo-X e Hit-Boy, cantando con il suo impeccabile flow su dei lenti dai bassi graffianti (la breve No Complaints ne è un esempio). In All About Me, singolo auto-prodotto insieme al suo giovane band-mate Steve Lacy, viene espresso un senso di gratitudine verso chi l’ha aiutata a crescere, la vecchia squad e la sua band, riferendosi al modo in cui adesso lei stia riuscendo ad affermare il proprio Io, promettendo un album nel quale noi tutti potremo essere in grado di capire cosa si celi dietro l’insicurezza della ragazza. Syd è maturata, in questo album lascia da parte ogni frivolezza e vuole mostrare come in realtà sia sempre stata all’altezza di scrivere brani di un certo livello.
Il disco spazia tra i diversi generi vicini all’artista. La seconda traccia, Know, ha i suoni e le melodie tipiche dei brani a sfondo chillwave del produttore Kaytranada (con il quale c’è stato il featuring, You’re The One, nel debutto del musicista hawaiano, 99%) mentre Nothin to Somethin si avvicina più all’hip hop nuova scuola, aggressiva e dalla base quasi acid. Il sound che la maggior parte di noi associa al suono della ragazza risale in superficie grazie ai brani Smile More, Dollar Bills Drown In It. Le prime due con le tipiche atmosfere del soul anni ’60: beat in risalto, semplici ed efficaci, caldi giri di tastiere e un ritornello, in ambo i casi effettato e abbassato di tonalità, difficile da dimenticare. La terza, per quanto breve, riesce ad esprimere un concetto che l’artista richiama spesso, quello della sessualità. In un lasso di tempo davvero corto (un minuto e dieci secondi), Syd porta l’ascoltatore oltre la segretezza del rapporto sessuale, descrivendo la sensazione che si prova prima dell’atto, carica di aspettative e desiderio, senza però distogliere lo sguardo dal lato affettivo. Si sente infatti un forte senso di nostalgia orbitare intorno ad ogni brano del disco. Si prenda Over, il featuring con 6LACK. Questa non è altro se non un richiamo ad una relazione ormai terminata, all’inutilità nel cercare di riallacciare i rapporti con la partner e il problema della distanza, non dei corpi ma delle menti, che pone fine a tutto. Si percepisce un ritorno allo vecchio stile del periodo di produzione con la Odd Future con Body, sentimentale brano downtempo che segue molto l’onda di Frank Ocean con i suoi forti synth e le secche drum machine.

Fin è la vera entrata in scena di Syd Tha Kidd. Schietta, sentimentale e nostalgica, la ragazza è riuscita a presentarsi sotto una nuova veste e, senza peli sulla lingua, questa ha mostrato le proprie debolezze, sorpassando i giudizi altrui.

Tracce consigliate: Drown In It, All About Me, Know