Il primo ascolto che ho dato a Benji mi ha colpito, mi ha fatto stare male. E non lo dico per dire, Benji è un album con una carica emotiva altissima. Ho subito capito che non era sufficiente fermarsi alla mera parte musicale, che è un semplice cantautorato folk con poco più di una chitarra e un pianoforte, e che le lunghe e ossessive cantilene di Mark Kozelek nascondevano assolutamente qualcosa di più, qualcosa che per noi italioti non madrelingua non era semplice da capire fin dall’inizio. Sun Kil Moon sforna un sesto album che non è semplicemente un LP musicale, ma un’opera che rappresenta lo spaccato di una vita, i racconti di un padre al figlio, i diari segreti di un classico cittadino medio americano. L’espediente narrativo dell’album è la volontà di raccontare in 11 tracce altrettante storie, senza sotterfugi poetici, senza frasi ad effetto o mirabolanti funambolismi musicali. Al contrario, ogni storia ha un titolo che ne anticipa il contenuto e che spesse volte stupisce in lunghezza, come si può dire ad esempio di Richard Ramirez Died Today Of Natural Causes.
La maggior parte degli episodi che compongono l’album tratta di tragedie, di persone che muoiono, di persone che soffrono o che per forza di cose saranno destinate a morire. La morte e il dolore non sono addolciti con qualche caramella, anzi, sono raccontate come fossero una biografia; la opening-track, Carissa, narra per filo e per segno la notizia della morte di una ragazza (che poi scopriremo essere la biscugina del protagonista) e tutte le peripezie che dovrà fare per giungere in tempo al suo funerale (“Gonna go to Ohio, where I was born. Got a 10:45 am flight, I’m leaving tomorrow morning. Gonna see my aunts and my uncles, my parents and sisters.”). Compaiono poi due dichiarazioni d’amore per i genitori: I Can’t Live Without My Mother’s Love e I Love My Dad, in puro stile studente di terza elementare. In Jime Wise la chitarra si rende meno malinconica, il motivetto è allegro e rende il tutto ancora più paradossale, raccontandoci di come Jim Wise abbia ucciso la moglie e poi non sia riuscito a suicidarsi, condannandosi alla prigione. E così via troviamo la storia di un omicida morto per cause naturali (Richard Ramirez Died Today Of Natural Causes) e il trittico della tristezza in Micheline, in cui si supera ogni precedente livello di tragedie mettendone ben tre in una (l’amica autistica derubata/l’amico che muore d’aneurisma suonando/la nonna morta).
Dunque, dopo aver letto i testi, ho capito che la carica emotiva cui mi riferivo in precedenza era nient’altro che una mazzata disumana, e sfido chiunque a trovare un altro album con così tanta tristezza condensata. Se riuscirete però a non farvi schiacciare dall’atmosfera occludente e dalle tematiche tutt’altro che semplici, vi accorgerete che Benji racchiude uno dei cantautorati più forti e sinceri di questo 2014.