Son passati tre anni da quella merda mondiale di Eden (e sette da Terrestre) e oramai anche i fanboy dei Subsonica più incalliti avevano perso le speranze di ascoltare un settimo album discreto con canzoni interessanti. Ed ecco che arriva Una Nave In Una Foresta, un titolo che è ai limiti dell’ossimoro e che può essere interpretato nei modi più svariati: a me da l’idea di qualcosa di grosso che si è perso in qualcosa di ancora più mastodontico e che non sa più trovare la retta via, anche perché si trova in un ambiente che non è il suo.

Perchè comunque Samuel & Co. sono sempre i soliti, e li senti nei pezzi dal classico timbro drum ‘n bass quali Ritmo Abarth (spiegatemi il senso, quello vero) e Lazzaro, il singolo di lancio, lontano però dai vecchi fasti che ben conosciamo. Il vero dilemma, dopo i primi ascolti dell’album è: ma come sarà stata concepita la nuova produzione? Sembra un po’ che a Casasonica una sera abbiano fatto una riunione dicendo: “Ragazzi, ascoltiamoci un po’ di ‘sta roba elettronica nuova che gira adesso dai!” Arrivano coì pezzi dal sound nettamente rinnovato, prendiamo ad esempio un pezzo come Tra le labbra: è un’ottima traccia, dove le dinamiche sono molto ben equilibrate, e le atmosfere cupe sono perfettamente intonate con il testo, ma è palese che lo strumentale sembra sia rubato ai Moderat. Stesso discorso vale per Licantropia e per la bellissima title-track che ci porta indietro di 9 anni quando Incantevole ci distruggeva il cuore.

Poi però “Specchio, stamattina quanti anni mi dai?” e ti crollano i coglioni a terra con un brit-pop che di bello ha giusto il fatto che faccia ridere. Di Domenica non sa se vuole essere Darkside o David Guetta in Titanium quindi si piazza in mezzo e esce un pezzo che alla fine non è neanche così male. Il resto è il solito mix di rock subsonico mischiato a quella giusta quantità di elettronica (che sfocia persino nel trip-hop in Il Terzo Paradiso) che un po’ stufa e un po’ piace, che nonostante si sia rinnovato non ha niente di veramente nuovo e fresco, perché alla fine prova per la maggiore ad imitare semplicemente i vari Boards Of Canada, Andy Stott e Darkside.

Un altro disco che in versione live spaccherà parecchio (a patto che Samu si ricordi i testi delle canzoni, ndr.). Un altro disco a metà per i torinesi, che hanno provato a re-inventarsi, ma che rimangono fermi. Fermi insieme a tutte le altre band italiane col nome grosso e le idee piccole. Troppo piccole.

Traccia consigliata: Una nave in una foresta.