Album concepito come omaggio al bassista Paul Gray, ex componente nonché co-fondatore venuto a mancare per overdose come da copione nel 2010, .5: The Gray Chapter vede anche la fuoriuscita ancora non ben chiarita del batterista Joey Jordison, altro membro di vecchia data. La formazione attuale è quindi costituita da 7 MEMBRI fissi, più quell’altro MEMBRO turnista di Donnie Steele al basso.

Il ruolo di maestro dei pupazzi è stato affidato per quanto riguarda la composizione dei brani al chitarrista Jim Root.

Detto questo, via con l’intolleranza e l’ingiustificato pregiudizio.
Tra le legioni sterminate di nu-metalheads gli Slipknot perlomeno hanno sempre mantenuto quell’aria da boutade da festa degenerata di Halloween che ne ha attenuato la pesantezza nel prendersi troppo sul serio. Ci metto anche le capacità tecniche sicuramente sopra la media del genere (pensiamo ad esempio a quel forsennato battipentole di Joey Jordison), ma nell’analisi di una band come questa bisogna tener sempre presente che tutto nasce e si sviluppa all’interno di un immaginario fondamentalmente trash (N.d.A. non thrash). Se i Misfits sembravano usciti dai primi innocenti B-Movie, gli Slipknot hanno attinto piuttosto a quelle saghe horror di qualità altalenante (spesso mediocre) che tanto hanno influito sull’inconscio collettivo del fruitore statunitense medio.
Voglio dire, seriamente, dovrei davvero avere paura di voi? Ok, la vostra vita è stata sicuramente tormentata, la società vi ha cazziato dal giorno in cui siete venuti al mondo, perché come del resto cantate in una delle vostre canzoni più famose le persone sono lammerda. In realtà mi sembra che quando si comincia a sentire il rumore dei dindini riusciate ad integrarvi improvvisamente senza particolari problemi, ma non sono qui a farvi la morale e poi vedo che non la state prendendo benissimo. Perché mi state rincorrendo con una folla urlante di fanz alle vostre spalle?

Decido di scappare e mentre corro vi dico anche che l’idea di cambiare continuamente le maschere è di per sé ridicola. Se dovessi parlare di voi con qualcuno non chiederei “A che album sono arrivati?”, ma piuttosto “In che periodo di maschere siamo? Jason? Nightmare? Andreotti?”. Immagino sia dura ogni santo giorno aprire l’armadio e chiedersi “Che cazzo mi metto oggi sulla faccia?”.
Non mi sembra di aver migliorato la mia situazione, ma vado avanti imperterrito per la mia strada; il respiro si fa affannoso e le minacce sempre più vicine. Trovo un po’ di fiato per chiedervi sotto l’effetto di quale droga avete avuto il coraggio di parodiare i GY!BE con la vostra raccolta del 2012 intitolata Antennas To Hell. Nella mia concezione del mondo non dovreste manco avere idea della loro esistenza, quindi siate coerenti e non incasinatemi il cervello, pls.

Improvvisamente mi ricordo che io sarei qui per parlare dell’album, allora provo a fermarmi e con fare alla Johnny Depp invoco il diritto del parlè. Scaccio gli Slipknot con un esorcismo e provo a rivolgermi direttamente ai fan, che per comodità dividerò in due categorie.

Età < 16

Ci sono ascolti adatti a tutte le stagioni. A 14-15 anni te ne sbatti la fava del sushi, ti conosco, sei il prototipo dei piccoli Lucio a venire, te piace a Nutella, e te ne metti mezzo vasetto sul panino ogni merenda. Hai bisogno di continue scariche di ormoni, ti capisco. Magari, come me quando ero te, hai una certa predilezione per le chitarre e magari, come me quando ero te, ti ritrovi ogni tanto a canticchiare il ritornello di Duality. Che male c’è?
Ad esempio un pezzo come Skeptic ti può catturare, con i suoi stop&go mozzafiato e la sua aggressività, o Goodbye per motivi diametralmente opposti.
Quello che ti posso dire è “vai fino in fondo”, cioè se ti interessano ascoltali e approfondiscili. Una volta che l’hai fatto, prova però a chiederti cosa vogliono dire, cioè qual è l’idea che vogliono trasmettere, e se quest’idea ti sembra veramente originale. Prova a leggere i testi. Prova a ascoltare altre cose, c’è sempre qualcosa di incredibile nascosto dietro l’angolo. Prova, ho fiducia in te.

Età > 16

Perché per voi la capacità di un gruppo di spaccare è direttamente proporzionale alla quantità di fuoco impiegato nelle scenografie live? Abbiamo davvero ancora bisogno dell’alternanza super telefonata tra cantato melodico e growl? A che minchia serve il DJ?

Avrei tante altre domande ma cominciano a arrivarmi le prime borchie in faccia, quindi faccio una cosa alla Sordi coi lavoratori e scappo a comprare una maschera a forma di Andreotti post malore in diretta.

Il voto va inteso come quei 30 punti di QI che mancano a tutti i membri della band.

Traccia consigliata: Skeptic.