Negli anni in cui emo e revival non andavano mai nella stessa frase esisteva una sorta di fidelity verso le label che notoriamente sfornavano un certo tipo di dischi.
Tra le etichette attuali la Deathwish è una con cui si va abbastanza sul sicuro (Birds In Row, Converge, Deafheaven, Cold Cave e tanti altri) perciò quando ho letto di un debut album post-hc non potevo non ascoltarlo.
In realtà i Self Defense Family non sono dei debuttanti: Try Me è infatti il quarto album in studio della band – sebbene i primi tre furono pubblicati sotto il nome End Of A Year.

Tithe Pig apre in modo davvero promettente e abitua l’ascoltatore a riff ripetuti in loop, una costante in questo disco. Purtroppo le premesse non vengono rispettate e, nonostante delle ottime tracce, manca l’intensità costante caratteristica dei dischi ben strutturati.
Non capisco cosa abbia spinto la band ad inserire quasi quaranta minuti di intervista ad una pornostar sul viale del tramonto evidentemente incapace di intendere e di volere. Oltre a rovinare l’intensità, questi due “parlati” fanno anche pensare che questi tizi vogliano per forza fare i trasgressivi e ostentare il loro essere “hardcore”.
Un po’ come il preambolo di Dingo Fence, in cui il frontman Patrick Kindlon ci spiega come lui sia abbastanza hardcore da poter alternare cock, cunt e cop perché una parola vale l’altra. Oook.

Ciò non toglie che se questi tre spiacevoli episodi venissero meno l’album non sarebbe male e si potrebbe dare il giusto valore a pezzi come Mistress Appears At Funeral, con una soave voce femminile valorizzata dal contrasto tra testo e riff, e Turn The Fan On, nella quale si può scorgere l’effettivo valore dei Self Defense Family.

Tracce consigliate: Turn The Fan On