In momenti storici di sconforto collettivo come quello che stiamo vivendo ora, la generazione che ha voglia di farsi sentire – ribellandosi alle idee e i comportamenti ingiusti di chi dovrebbe rappresentarci e tutelarci – a volte sembra ottenere una realizzazione speciale, per quanto fugace.

A causa dell’impossibilità di esternare le tante cose che si vorrebbero dire, per essere ascoltati può capitare di fare ricorso ad un metodo di comunicazione drastico come la rivolta in strada, nella maniera più umana e anti-razionale: giunti allo stremo, si finisce per darsi ad atti eclatanti e non ingrossare le schiere degli indifferenti.

Got you celebratin’ the generators of genocide
Any good deed is pummeled, punished, and penalized
Rulers of the world will slice it up like a dinner pie
Race in a nation told you to identify
People take false pride and warfare incentivized
Fuck that, me and my tribe, we on an iller vibe
We accept the role of the villains ‘cause we been villainized
Stomped to the dirt of the Earth, we still will arise
In the Terrordome, let me alone as I soliloquize

Perché noi, diversamente dai negligenti Danteschi, abbiamo ancora tanto da vivere e ci rode pensare che chi ci ha messo in una tale situazione non venga minimamente toccato dalla domanda che, al contrario, attanaglia molti di noi: quale storia daremo al futuro?

Perché, se tanto stiamo parlando dei fatti accaduti in queste ultime due settimane e di ciò che stiamo cercando di cambiare, lasceremo mai che tutto ciò finisca nel dimenticatoio al prossimo grande evento, come è già stato fatto altre x volte dal 2015 ad oggi?

They promise education, but really they give you tests and scores
And they predictin’ prison population by who scoring the lowest
And usually the lowest scores the poorest and they look like me
And every day on evening news they feed you fear for free

Treat beats like a wet thigh, chew on ‘em
Got a stroke row crew on ‘em, move on ‘em
We be the heroes, the breakers of chains, and the busters of locks
You be them suckers supportin’ them snitches that talk to the cops
This the Illmatic of turning your face into fucker foie gras
I’m not so sure opportunities knocking, it’s prolly the law

Un ragazzo che deve scendere in strada nelle rivolte preoccupa i genitori, che non dovrebbero invece pensare a questo tipo di situazioni e alle possibili influenze negative. Gli stessi genitori che alla prima cosa potrebbero non rientrare a casa o essere incarcerati a caso, diventando anche questo una preoccupazione per i figli. È violenza che genera altra violenza.
A 23 anni io, ragazzo che emigrerà chissà dove, devo preoccuparmi che potrò avere questo genere di problemi all’estero? Le persone della mia famiglia saranno a rischio perché lo Stato in cui vivremo non tollera la cultura e/o le usanze di chi viene da un luogo, ai più ignoranti, sconosciuto?  E lungi da me fare riferimento solamente ai fatti che accadono negli Stati Uniti, questo dito è puntato anche ad alcuni compatrioti e situazioni nostrane.

Per tornare oltreoceano, più vicini al luogo dove nasce e prende piede questo disco perfettamente calibrato, è sensato continuare a rinnegare che quel fatidico Sogno in realtà non sia un incubo durato sin troppo tempo?
La semi-citazione al leader Malcolm X (figura che meglio rappresenterebbe questo momento storico) vuole sottolineare che, subite per troppo tempo queste ingiustizie, la fame per i tanto attesi diritti umani non può avvalersi ancora di un animo pacifico. Le persone afflitte da tutto ciò devono ancora cercare di non cadere nel crollo psicologico quando chiamati in causa e interrogati al riguardo?

I’m mad as hell. I woke up wanting to see the world burn down yesterday because I’m tired of seeing black men die. He casually put his knee on a human being’s neck for ninfe minutes as he died like a zebra in the clutch of a lion’s jaw. And, we watch it like murder porn over and over again. That’s why children are burning to the ground. They don’t know what else to do. It is the responsibility of us to make this better right now. We don’t want to see one officer charged. We want to see four officers prosecuted and sentenced. We don’t want to see Targets burning. We want to see the system that sets up for systemic racism burnt to the ground.

Ci è stato riferito di cosa sia capace la resistenza nera e del fatto che questa non si rompa facilmente seppure portata all’estremo della pazienza, dopo essere stata giudicata ipocritamente irrilevante. Ora è giunto il momento che tali nozioni raggiungano anche il resto delle persone.

RTJ4 non poteva arrivare in un momento migliore: è già stato detto, ma va ripetuto. È da insegnamenti come questo che dobbiamo trarre giovamento e riflettere, assimilando nozioni simili e farle diventare parti fondamentali del nostro pensiero e del sistema. Sappiamo che il motivo per cui si parla tanto di questo album è per i testi come quelli sopraccitati e che fanno da colonna sonora per questo momento storico, come fu negli ultimi 5 anni per i dischi di Solange ma anche Kendrick Lamar , A Tribe Called Quest e Blood Orange, tra i tanti.

Se anche lo stile Run The Jewels è una soluzione già sentita nei tre precedenti lavori, all’interno del disco esistono dei picchi nelle produzioni e scelte stilistiche tecnicamente interessanti. Questi delimitano chiaramente la vista dell’orizzonte grazie all’intramontabile singola produzione di DJ Premier, un commander nello sfornare dei beat incredibili, insuperabili. Nelle altre produzioni, i featuring ben studiati e la continua ricerca dei samples (che siano classici hip-hop o hit post-punk) ci aggrappiamo a un modo di fare che tanto aspettavamo negli ultimi quattro anni. Un altro appunto si può fare sulla decisione delle comparse nei brani, che rendono Zack De La Rocha interessante, mettono Mavis Staple nel contesto perfetto e con Gangsta Boo tirano fuori il brano più assurdamente simbolico mai scritto dal duo. La figurativa freddezza di walking in the snow diventa paurosamente reale in qualsiasi modo ci si avvicini al brano. Ancora, qualcosa di cui dovremmo parlare tutti.

Ma quindi perché dovremmo avvalerci così tanto della popolarità delle parole di un attivista afro-americano come Killer Mike? Quanto questo fenomeno può esserci d’aiuto?

La saggezza di alcuni pensieri bene espressi deve diventare esempio ora e negli anni a seguire. Per questo motivo RTJ4 deve essere ricordato come un disco importante e così come ciò che è venuto prima. Mai come ora abbiamo bisogno di una storia da raccontare ed insegnamenti da dare in futuro, non dobbiamo rinnegare forme d’arte gratuite come questa.

“Da tutte le parti sento parlare di “progressi nei diritti civili”. Sembra che i bianchi credano che noi n*gri dovremmo essere pazzi di gioia. Per quattrocento anni il bianco ci ha tenuto piantato nella schiena un coltello lungo trenta centimetri e ora che comincia a tirarlo fuori di due o tre centimetri noi dovremmo essere riconoscenti. Anche se tirasse fuori tutta la lama resterebbe sempre la cicatrice!”