Che cos’è un protomartire? Il protomartire è il titolo conferito al primo cristiano che abbia testimoniato, attraverso il suo martirio, la sua fede in una chiesa. Di protomartiri ce ne sono un’infinità e cercare un significato intrinseco al nome che si sono dati, appunto, i Protomartyr, sarebbe quantomeno sciocco. Band americana con sede a Detroit e con un gusto finissimo per il post-punk inglese (Wire e The Fall) e una forte carica noise-rock e hardcore tipicamente americana. Tralasciando il loro esordio: No Passion All Technique del 2012, disco ancora scarno ed acerbo che aveva comunque attirato la Hardly Art (sub-etichetta della più famosa Sub-Pop) con cui pubblicheranno nel 2014 Under Color Of Official Right, un disco notevole dove tutte le anime della band erano confluite alla perfezione riuscendo a sfornare un pezzo incredibile come Come & See. Lo ammetto, sia il precedente che questo disco, The Agent Intellect, non mi avevano convinto al primo ascolto e si sono rivelati solamente alla distanza, crescendo moltissimo; pregio non da poco.

The Agent Intellect vuole essere un’opera più completa, un disco che deve giungere anche nella testa e non solo nello stomaco. L’ossessione e la voce monocorde del frontman Joe Casey si trascina per tutti e 12 i pezzi, riuscendo ad unire la noia del primo Mark E. Smith, alla gravità di Nick Cave; talvolta ricorda i modi di Tim (Beeler) Darcy degli Ought, sicuramente più nichilista e ancor più pigro vocalmente. L’opener, The Devil In His Youth, racconta la nascita di un diavolo, in un contesto urbano contemporaneo “Before recorded time / in some suburban, room, see / the devil in his youth“. La delusione della crescita, unita alle difficoltà della vita vera, lo inducono a vendicarsi, probabilmente, per nascondere un animo troppo fragile per questa contemporaneità “I will make them feel the way I do / I corrupt them till they think the way I do / the devil in his youth“. I pezzi scorrono fluidi passando per Pontiac 87, dove la voce di Casey si fa ancora più bassa e spezzata, fino ad arrivare ad Ellen, traccia da 7 minuti sostenuta da un ritmo tribale della batteria, in un climax chitarristico che non raggiunge mai l’apice ma si ferma e ricomincia come nulla fosse accaduto. Il pezzo che ha tutte le caratteristiche per essere una delle canzoni del 2015 è Why Does It Shake: basso e batteria ipnotici, la voce che vacilla e trasmette un terrore sottopelle, i ritornelli con delle dinamiche esplosive come non si sentiva da anni.

The Agent Intellect è un disco che va dritto al punto. Molte delle tracce sono unite fra loro per creare una continuità d’ascolto, anche se solo attraverso un flebile feedback. La qualità media rispetto al precedente lavoro si è alzata, raggiungendo così un equilibrio tra la vocalità e le ritmiche tipicamente post-punk e le chitarre di band a loro affini come gli Iceage, i Parquet Courts e i già citati Ought.
Quando DJ Ringo esclama “questo è il vero ruock“, una band muore; basterebbe davvero poco per far passare un pezzo come Why Does it Shake su Virgin Radio, ma forse è meglio così.

Traccia consigliata: Why Does It Shake, The Devil In His Youth