Un giorno, la maestra di Mia Bøe, Joel Nostrum Holm e Daniel Sjörs arrivò a scuola e assegnò un tema: definisci con le tue parole il genere dream pop (si sa, in Scandinavia le scuole sono progressiste e illuminate). I tre andarono a casa, decisero di chiamarsi Postiljonen e tornarono in classe con Skyer. La maestra gli fece ovviamente tantissimi complimenti, perché in quell’album c’erano proprio tutti gli elementi del genere: un po’ di nostalgia di non si sa cosa, un po’ di intimità da cameretta, e allo stesso tempo un tocco retrofuturistico che ci sta sempre bene. Come non innamorarsene?

Sono passati tre anni, e la maestra, in crisi di ispirazione, deve aver dato ai Postiljonen lo stesso tema. Loro, evidentemente poco stimolati, hanno confezionato questo Reverie, un album poco originale già dal nome. A differenza di Skyer, manieristico ma pieno di melodie memorabili, qui le canzoni scorrono veloci senza annoiare e neanche colpire: un lungo tappeto sonoro sicuramente apprezzabile da chi ama il genere, ma con pochi picchi davvero significativi: la pimpante Go!, in cui i Postiljonen giocano (bene) a fare i Chvrches, gli assoli coinvolgenti di Wait, il synth-pop inoffensivo di L.I.E., e poi una corsa col pilota automatico (qualche volta a rischio colpo di sonno) fino alla conclusiva Postlude (e anche qui, vai con l’originalità).

Come avrà giudicato la maestra questo secondo lavoro? Non ci è dato saperlo. Come lo giudicheremmo noi al posto suo? Una bella sufficienza abbondante, e il più classico dei commenti: i ragazzi hanno talento, ma potrebbero fare di più.

Traccia consigliata: Go!