Solo tre parole: Australia, psichedelia, Pond. “Ah, il side project dei Tame Impala!” direbbero in molti. E invece no. Non provate a etichettare i Pond come side project dei Tame Impala perché i quattro ragazzi di Perth potrebbero risentirsi, e perché in fondo non lo sono, almeno non nel senso riduttivo del termine. Testualmente si definiscono un “progetto musicale collaborativo” e, nonostante due dei loro membri facevano – Nick Allbrook – o facciano – Jay Watson – ancora parte dell’altra formazione australiana, ammettiamo che la definizione di “side project” non rende giustizia ai loro lavori. Eh sì, perché molto spesso quando si parla di progetti paralleli è abitudine diffusa avere un po’ di diffidenza e, causa qualche pregiudizio o qualche delusione passata, trattare la questione con i guanti. Questa volta però, di fronte a quest’album, via i guanti e giù anche il cappello!
Dopo l’acclamato Beard, Wives, Denim e il successivo Hobo Rocket che, come dichiarò la band stessa è stato “di gran lunga migliore”, eccoci arrivare a Man It Feels Like Space Again, album che sembra confermare le ottime attese. Se per caso non sapete di chi/cosa stiamo palando, non vi preoccupate, digitate il nome Pond da qualche parte (ovviamente non fermatevi alla traduzione letterale “stagno”) e vedrete che vi sarà tutto più chiaro. Le parole immediatamente collegate saranno: psychedelic, psy-rock, glam-pop, glam-rock, space-rock, fuzzy etc… Ecco, queste bastano a fornire un’esatta descrizione di tutto l’album. Un classico esempio di sonorità psichedeliche in continuo movimento tra pezzi dalle strutture classic-rock e testi cantabili, atmosfere che variano dal glam allo space, capaci di trasportarvi in tanti piccoli mondi senza però mai diventare stucchevoli.
Partiamo dal brano di apertura. Waiting Around for Grace è un classicone del genere, un brano senza tempo che potrebbe essere stato tranquillamente inciso nei ’70, un ottimo manifesto, messo lì quasi per informarvi a cosa state andando in contro. Tra tastiere, chitarre e cori, durante i primi tre brani potrete quasi immaginarvi con basettoni, capelli lunghi e t-shirt hippie. Si continua così in un’alternanza di brani ritmati e densi di sonorità sixties come Elvis’ Flaming Star e brani più acidi e ballabili come Outside Is The Right Side o Zond: un pezzo che, grazie a batteria e basso ipnotici, vi costringerà a muovere qualche muscolo a tempo di musica. Non stiamo a dilungarci poi sull’uso abbondante ma mai sgradevole di delay, reverberi e chorus, che formano un pattern sonoro sul quale le voci dei tre cantanti nei diversi pezzi si incastrano perfettamente. Holdin Out for You è un pezzo che tiene incollati alle casse per tutti i suoi dolci 4:39’’, mentre Medicine Hat – che all’inizio sembra quasi una cover di Bob Dylan voce e chitarra – vi stupirà da metà pezzo in poi, quando vi trascinerà in un crescendo infinito. Insomma, un album davvero ben fatto che si chiude con la lunga traccia che dà il titolo a tutto il lavoro, Man It Feels Like Space Again .

Per il risultato finale vanno dati meriti sicuramente alla produzione – se pur denso di suoni, questo disco risulta sempre molto pulito e piacevole all’ascolto – e alla cura e alla ricchezza strumentale della band, che non sbaglia un colpo, mostrando una varietà di soluzioni incredibili tra strutture, armonie, assoli, stacchi etc…Piccola menzione speciale, inoltre, a due aspetti: l’alternanza dei lead singer (non è mai facile alternare tre voci principali in un album ) e l’utilizzo di alcuni strumenti come l’Hammond e – vedi il finale di Holdin Out For You – un Theremin.

In conclusione, l’ordine è: lasciatevi trasportare. Alzate il volume e godetevi queste nove tracce senza preoccuparvi di altro. I Pond, dopo i Tame Impala, ci confermano che c’è qualcosa di particolare nell’aria dell’ovest dell’Australia, qualcosa che fa bene alla musica. Così, se poco dopo aver comprato questo disco, sentirete il bisogno di fare le valigie e andare nella terra dei canguri per vedere cosa succede o semplicemente per farvi qualche acido e muovere la testa ai loro concerti, non preoccupatevi, siete giustificati.
P.S. potremmo beccarci in giro a Perth!

Tracce consigliate: Sitting Up On Our Crane, Medicine Hat.