Con la tendenza del famolo strano, in termini poveri eccedere oltre le convenzioni dell’intrattenimento a vantaggio dell’esperienza visiva che può darti una bella secchiata di synth, anche un personaggio inflessibile come Venetian Snare si è sentito chiamato in causa. Anche un pioniere del breakcore come lui davanti alla figa riesce ad addolcirsi, smascherando la passione per i gatti con la grafica a quattr’occhi della cover di Casey Weldon, per poi unirsi alla causa prettamente canadese nel fare il maschio dei Poemss, duo nato nel silenzio e sviluppato in tre mesi nell’intimità dell’homestudio di Aaron Funk.

Pur esercitando grande influenza sulla struttura del lavoro, in particolare i tempi e le dinamiche del tutto intriganti di ogni singolo pezzo, il risultato pecca di eccessivo protagonismo senz’altro legittimo se si considera il background di riferimento, esortando l’ego della coppia fino a diventare figlio della sintonia di due persone e nient’altro. Manca il terzo fattore affinché 5 sia il risultato di 2+2.

Nell’astrattismo più totale c’è la scelta di ambientare i Poemss in uno scenario sognante a tratti infantile, centrando la passione comune per la narrazione letteraria che non regge il gap con l’uso massivo di synth acidi e strumentazioni classiche. Insomma i due hanno provato a fare tutto e niente, dalle atmosfere ricercate di gusto vapor (Ancient Pony) ad una new wave scialba alla Pet Shop Boys (Head On Heads). I meriti della poca incisività vanno anche al tono baronale di Aaron che fa cagare quasi come il sale col caffè, togliendo spazio al nobile timbro di Joanne Pollock che funziona benissimo in Moviescapes e Hall Of Fame, non a caso gli highlights del disco perché a noi piacciono le bionde che cantano (Joanne Lee) e il nord Europa.

Attualmente la performance resta il pezzo necessario per chiudere questo puzzle e dare credibilità a dei poemi ben narrati ma senza lieto fine.

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