Ve lo ricordate JustGirlyThings?

Per i fortunati che risponderanno di no a questa domanda, si tratta di un trend che aveva invaso Tumblr nei primi anni ’10. Immagini di stereotipi “da ragazze” su cui capeggiava appunto il logo JustGirlyThings scritto con un font che rientra di prepotenza nella definizione di “cringe”. Sleepover con le amiche, ragazzi con la camicia a quadri, cioccolata e così via, le immagini JustGirlyThings dipingevano un mondo edulcorato, frivolo, abbastanza accessibile da far dire a tutte le fan dei Mumford and Sons “Oh mio dio quella sono io!”. È proprio in quel periodo che Passenger esplode dal nulla con l’ormai celeberrima e iper suonata Let Her Go, una ballad chitarrina-voce scritta apposta per far venire gli occhi a cuoricino al pubblico delle immagini di cui parlavamo poco sopra.

Preso nel suo contesto, possiamo dire che Passenger sia stato chirurgico nell’individuare una fetta di mercato aperta e nel confezionare il prodotto giusto al momento giusto, creando la tempesta perfetta che ormai quasi dieci anni fa ha travolto tutti, volenti e nolenti.

Ascoltare Songs for the Drunk and Broken Hearted, il suo nuovo album, è esattamente come tornare a ricordarsi di qualcosa di imbarazzante come JustGirlyThings, una vergogna adolescenziale e acerba che crediamo di aver superato, ma non ci lascia mai del tutto. E, fidatevi, non è una bella sensazione. I testi, a partire dal titolo stesso del disco, sono moniti di un periodo ormai finito in cui bastava cantare di amori non corrisposti per essere i più fighi del pianeta. Musicalmente parliamo di quaranta minuti tutti uguali dove Passenger gioca a fare se stesso, ogni tanto scimmiottando il James Blunt di Wisemen o il Robbie Williams di Feel. Ma se Blunt e Williams facevano del loro intimismo una risposta pop e brillante all’aggressività sfrontata delle loro controparti femminili, il nostro Rosemberg suona uguale a se stesso da ormai nove anni, senza una reale motivazione a reggere una delle discografie più piatte degli ultimi tempi.

Nulla si salva in un disco che, pur non essendo tecnicamente orrendo, potrebbe essere suonato in un Tezenis qualsiasi senza che nessuno si accorga che la radio è accesa. Rifare la stessa canzone per nove anni può anche funzionare se hai un seguito fedele o un carisma della madonna, ma il nostro Michael manca di entrambe le cose. Prima di essere inevitabilmente dimenticato Songs for the Drunk and Broken Hearted finirà per essere la colonna sonora di qualche coppietta liceale, ma resterà per sempre anonimo e spiacevole come un morso a una patata cruda. Se vi piacciono sinceramente i Lumineers e non vi viene da urlare sentendo le prime note di Hey, Soul Sister allora questo disco potrebbe anche fare per voi, e se avete meno di 16 anni va tutto bene (anzi, benvenute su Deer Waves ragazze).

Se invece avete compiuto la maggiore età e ancora pensate che Passenger possa fare musica, beh, mi dispiace tanto per voi. Un abbraccio.

Tracce consigliate: Let Her Go