Sebbene siano di casa a Milano, nelle vene dei Pashmak scorre sangue tanto iraniano quanto siciliano, tanto lucano quanto americano, e questo non può che essere un bel bagaglio per arricchire il proprio sound. Let The Water Flow – per altro autoprodotto e finanziato con una campagna su Musicraiser che no, non è stato inventato da Egreen – suona ricco, dinamico, variegato ma mai troppo eterogeneo. Si passa dal folk al rock, da chitarre cathcy a synth molto alt, da singoli potenti e immediati a momenti di calma e introspezione. Ciò che colpisce maggiormente poi sono gli arrangiamenti e la struttura dei pezzi, sempre lontani dal concetto di canonico ma con una naturalezza che non pesa né rende faticoso l’ascolto. A giovarne, sicuramente, è la varietà delle tracce.
Somersault passa da un piano salterino seguito da una chitarra quasi jangle a momenti di sola voce, per poi chiudere il tutto con un climax in coda. La successiva Particles, invece, costruisce tutta la sua architettura su dei freddi synth arpeggiati, riscaldati però da ciò che vi ruota attorno; in Castles fuoriesce poi tutta l’anima orientale della band tra percussioni, clap e un riff desert; ma solo all’inizio però, perché poi il pezzo si stravolge e va a crescere. Gli stop and go di Douglas e Blue Brazilian Soap, tra chitarre distorte e una voce più marcata ma mai forzata, sono stemperati dalla strumentale folk acustica Mata Atlantica e dalla calma ondeggiante di Ropes e Ulysses, arricchite da sorprendenti momenti ambient. Calypso chiude il tutto tra pianoforte e inserti elettronici tranquilli, poco spazio alla voce in favore di un intermezzo finale di puri 4/4 sintetici.
Rileggendo quanto sopra potrebbe passare che Let The Water Flow sia un disco non molto omogeneo, un pot-pourri immaturo di vari, troppi, generi. E invece no, o almeno solo raramente si ha questa impressione. L’ascolto scorre in maniera naturale, come l’acqua richiamata dal titolo; gli elementi sono mantenuti al loro posto da una grande conoscenza musicale e da un’ottima interpretazione personale, denotando già una solidissima maturità artistica.
Tracce consigliate: Castles, Somersault